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Transizione ecologica. Cingolani: “L’innalzamento dei mari non aspetta la nostra burocrazia”

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Intervenendo all’evento di Roma “Le nuove reti per l’industria italiana e per i consumatori”, il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha messo sul tavolo le linee guida della sua azione: implementare per tempo il Recovery Fund, completare la nuova struttura del MiTE, scrivere delle nuove regole per rendere raggiungibili tutti gli obiettivi da qui al 2030 e oltre.

Stiamo scrivendo un grande progetto che dovrà essere approvato dall’Europa e che porterà molte risorse su cui poter contare per il futuro dell’Italia”. Queste le parole con cui Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha descritto il piano di ripresa e resilienza, a cui ovviamente lavora il suo dicastero, partecipando all’evento di Roma “Le nuove reti per l’industria italiana e per i consumatori”, promosso da Fratelli d’Italia, con l’organizzazione di Supercom, e moderato da Alessio Butti, Responsabile Dipartimento Media e Tlc FdI, e Raffaele Barberio, Key4biz.

Possiamo considerare questa parte di scrittura come la più semplice, perché quella relativa all’impatto sociale e lavorativo delle scelte che prenderemo sarà la più difficile, in termini di sostenibilità”, ha precisato subito il ministro, perché “la sostenibilità porta con sé istanze tecniche che conosciamo già, ma anche di natura sociale, che vanno ancora comprese fino in fondo, a partire dal dialogo con i tanti interlocutori sul campo”.

Guarda la video Intervista a Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica

I tre obiettivi principali e l’ostacolo della burocrazia

Entrando nel cuore del suo intervento, il ministro elenca tre obiettivi di massima su cui lavorare: “Il primo è presentare entro fine mese il piano del recovery fund e cercare di fare un buon progetto. Una cosa che in Europa venga letta e compresa, per avere successo come Paese e portare a casa le risorse di cui abbiamo bisogno”.

Il secondo obiettivo – ha proseguito Cingolani – è a distanza ravvicinata, dopo circa un mese dal primo, che ci porterà a presentare la prima struttura del ministero della Transizione ecologica o Mite, che dovrà avere una organizzazione internazionale, con forte capacità tecnico-manageriali, su cui il Paese deve fare affidamento per il futuro”.

Terzo obiettivo – ha continuato il ministro – vorrei lasciare in eredità, a chi verrà dopo di me, una serie di regole che consentano di mettere a terra l’enorme patrimonio di idee che stiamo costruendo e presentando come Recovery fund”.

Abbiamo dimostrato grande capacità di sviluppare idee e allo stesso tempo però subiamo la troppa burocrazia. Serve un programma di accelerazione e semplificazione delle regole, che ci consenta di realizzare le promesse del Recovery”, ha denunciato Cingolani.

Non avremo una seconda possibilità

Nel far bene le cose nell’interesse di un Paese bisogna saper coordinare tre componenti: il Governo, le imprese e le università. Il Governo rappresenta le decisioni, le imprese la produzione, le università la ricerca, ha ricordato Barberio, che poi ha domandato al ministro: Quanto è importante che questi tre elementi si coordinino tra loro e nello specifico che lo facciano sotto l’egida del suo ministero?

Sono tre elementi essenziali che devono essere fortemente sinergici in un Paese civile e avanzato. La classe dirigente di un Paese nasce dalle università, il mondo produttivo è diretta emanazione del mondo delle imprese, il Governo ha il compito di miscelare tutto questo, proteggere le nostre eccellenze, farle crescere e raggiungere un livello competitivo maggiore a livello internazionale.

Quando parliamo di questa missione, di questi obiettivi – ha risposto il ministro – è bene tenere sempre presente che abbiamo davanti a noi un tempo breve per agire. Aiuta molto il fatto che tutti gli interlocutori del mondo della scienza, della cultura, dell’industria, siano allineati nel raggiungimento di questi obiettivi”.

Prevale una coscienza profonda che non avremo una seconda possibilità, sia dal punto di vista della protezione dell’ecosistema in cui viviamo, sia dal punto di vista della prodizione e dell’economia, sia da un punto di vista internazionale, che è fortemente cambiamento nel tempo”, ha sottolineato Cingolani.

La sfida

Le difficoltà maggiori sono di natura burocratico-amministrativa, non c’è dubbio – ha ribadito il ministro – è uno dei problemi maggiori per il paese, che generano scarsa efficacia delle nostre azioni, che depotenzia ogni nostra iniziativa, ogni obiettivo da raggiungere prevede azioni concrete e la lentezza della burocrazia li mette in dubbio. La lentezza non deve prevalere sugli obiettivi strategici al 2030 e al 2050. Ogni ritardo amministrativo stavolta contribuisce a catastrofi globali a livello ambientale, ma anche a livello sociale ed economico. Per dirla in altri termini, l’innalzamento dei mari non attende la nostra burocrazia”.

Ci sono delle eccellenze generalizzate nel nostro paese – ha infine detto Cingolani – bisogna dare a tutti delle possibilità. I giovani sono il futuro, su loro bisogna investire. La transizione implica evoluzione, altrimenti è un regresso. Dobbiamo far passare messaggi veri ai più giovani, sono loro che prenderanno il testimone”.

Rivedi il video integrale dell’evento di Roma “Le nuove reti per l’industria italiana e per i consumatori