Gli studi

Inquinamento in città: 1,8 milioni di morti premature nel mondo, 2 milioni di nuovi malati di asma

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Peggiora la qualità della vita e della salute nelle grandi metropoli globali, secondo due nuovi studi appena pubblicati sulla rivista The Lancet Planetary Health: aumentano le morti dovute alle emissioni di PM 2,5, ma anche le malattie a carico dell’apparato respiratorio per l’eccesso di NO2.

Le città inquinano sempre di più e complessivamente si registra un peggioramento progressivo della qualità della vita e della salute di chi vi abita, soprattutto nei Paesi emergenti.

Più della metà della popolazione mondiale abita nelle città, secondo dati delle Nazioni Unite, e queste sono responsabili del 70% circa delle emissioni di gas serra a livello globale, pur ricoprendo neanche il 3% della superficie delle terre emerse.

La metà di queste emissioni nocive è generata solamente da 25 grandi metropoli.

Sull’argomento sono stati pubblicati questo mese due diversi studi sulla rivista scientifica The Lancet Planetary Health, uno sull’aumento dei decessi collegati all’inquinamento dell’aria in ambito metropolitano, e un altro sulla diffusione delle malattie, vecchie e nuove, che vanno a colpire soprattutto l’apparato respiratorio.

Molti Stati hanno avviato una lunga e difficile transizione energetica ed ecologica proprio per ridurre l’impatto nocivo delle emissioni di gas serra sulla salute di chi abita in città e il maggior ricorso ai trasporti pubblici e alla mobilità elettrica ed alternativa potrebbero essere la chiave di volta per uscire da questa situazione critica.

Durante lo scorso anno le vendite di auto elettriche potrebbero aver segnato in tutto il mondo un aumento del +83% rispetto al 2020 e del +168% sul 2019, secondo stime BloombergNEF. Ma il trend è più che positivo e si attendono vendite per 677 milioni di vetture elettriche entro il 2040.

PM 2,5 e morti premature in città

Nel primo studio (“Global urban temporal trends in fine particulate matter (PM2·5) and attributable health burdens: estimates from global datasets”) si denuncia un aumento dei decessi dovuti a patologie legate all’aria inquinata che si respira nei centri urbani. Secondo i ricercatori, infatti, più di 2,5 miliardi di persone in città (l’86% della popolazione urbana globale) è esposto a livelli di particolato PM10 ben sette volte più alti della soglia di guardia fissata dall’Oms.

I limiti in questione, stabiliti nelle linee guida globali pubblicate dall’Organizzazione mondiale della sanità, impongono di non superare una media annuale di polveri sottili (PM 2,5) di cinque microgrammi per metro cubo.

Il problema, però, è che la concentrazione media di PM 2,5 (particelle con un diametro di 2,5 micron) rilevata in 13.000 città in tutto il mondo è stata pari a 35 microgrammi per metro cubo nel 2019, senza alcuna variazione rispetto al 2000.

Questo stato di cose ha determinato una crescita della mortalità prematura, stimata in 1,8 milioni di decessi in più nel 2019.

Il particolato (PM) è un indicatore proxy per l’inquinamento atmosferico e si compone di solfato, nitrato, ammoniaca, carbone e altri minerali. Più le particelle sono piccole, maggiore il rischio che queste penetrino nei polmoni e nel sangue, andando ad attaccare anche il sistema cardiocircolatorio, non solo respiratorio.

Esiste una stretta relazione quantitativa tra l’esposizione ad alte concentrazioni di PM 2,5 e l’aumento della mortalità o morbilità, sia giornaliera che nel tempo.

La maggior parte della popolazione urbana mondiale vive ancora in aree con livelli malsani di PM 2,5”, ha affermato Veronica Southerland della George Washington University e autrice principale del primo studio.

Crescono i casi di asma acuta tra i bambini

Il secondo studio (“Long-term trends in urban NO2 concentrations and associated paediatric asthma incidence: estimates from global datasets”), invece, si occupa delle malattie a carico dell’apparato respiratorio e nel mondo, a causa delle emissioni di biossido di azoto (NO2) dei trasporti, si sono riscontrati 2 milioni di nuovi casi di asma tra i bambini che vivono in aree metropolitane.

L’asma colpisce 30 milioni di adulti e un quarto dei bambini europei, presentando sfide economiche e sanitarie da non sottovalutare.

Il costo totale dell’asma in Europa è stimato in 17,7 miliardi di euro all’anno e la perdita di produttività dovuta allo scarso controllo di questa malattia è stimata in 9,8 miliardi di euro all’anno.

Complessivamente, lo studio ha rivelato che nel 2019 si sono verificati 1,85 milioni di nuovi casi di asma pediatrico associati a NO2. Circa due su tre di questi casi di asma pediatrico si sono verificati nelle città oggetto dello studio.

Per l’NO2, il valore limite per le concentrazioni medie annue è di 40 μg/m3, un livello che viene costantemente superato nelle aree urbane di diversi Stati membri dell’Unione europea e per questo motivo, la Commissione ha aperto 14 casi di infrazione contro 13 Stati membri e il Regno Unito.

Situazione in Europa

La Commissione europea è già corsa ai ripari per mitigare l’impatto dell’inquinamento dell’aria sulla nostra salute, sia in termini di malattie (temporanee e croniche), sia di decessi prematuri.

La direttiva europea adottata nel 2016, infatti, ha fissato limiti più severi per le emissioni inquinanti, con l’obiettivo di ridurre del 49% il PM 2,5 e del 63% le emissioni di NO2 entro il 2030, in linea con le linee guida dell’Oms.

Tra il 1990 e il 2019, il numero di morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico negli Stati membri dell’UE è diminuito da circa 1 milione all’anno a circa 350.000 all’anno.