L'emendamento

ilprincipenudo. Card Cultura: il Governo fa mea culpa, bonus esteso a 18enni extra-comunitari

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Il Governo fa autocritica ed estende il bonus di 500 euro a tutti i residenti in Italia che compiono 18 anni nel 2016. Si attende a giorni l’app gestita dal Miur, per accedere al market place online.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

La “Card Cultura” è la controversa iniziativa fortemente voluta dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi (che peraltro tende a chiamarla “la carta bonus”) che prevede una vera e proprio “dazione in denaro”, un regalo finalizzato, un bonus statale di 500 euro da spendere in attività culturali, a beneficio di tutti coloro che compiono 18 anni nel corso dell’anno 2016: si tratta di una delle “risposte italiane” agli attentati terroristici del novembre 2015 a Parigi, ovvero della “cultura” utilizzata contro il “terrore”.

All’indomani degli attentati di Parigi, Renzi aveva annunciato un sostegno economico ai neomaggiorenni: “1 miliardo in sicurezza, 1 miliardo nell’identità culturale”, promettendo una carta di 500 euro per “550mila italiani che compiono 18 anni e che potranno investire in attività culturali”.

Abbiamo dedicato molta attenzione a questa iniziativa sulle colonne di “Key4biz”, apprezzando le belle intenzioni del Premier, ma criticando aspramente la surreale contraddizione interna del provvedimento, che escludeva i cittadini extra-comunitari dal beneficio: una vera assurdità, dato il carattere ovviamente “inclusivo” – nelle intenzioni del Governo e del Legislatore – della norma, formalmente poi introdotta grazie a due specifici commi della cosiddetta “Legge di Stabilità” (la legge n. 208 del 28 dicembre 2015).

Si trattava di una discriminazione veramente grave, intollerabile, nella concretezza sostanziale e nella valenza simbolica.

La norma era stata oggetto non soltanto delle critiche di chi modestamente cura questa rubrica su “Key4biz”, ma anche di un soggetto ben sensibile alle tematiche migratorie, qual è la Conferenza Episcopale Italiana (Cei), che, nella persona del Segretario Generale Monsignor Nunzio Galantino, aveva aspramente criticato il Governo, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante, celebrata alla Camera dei Deputati (vedi “Key4biz” del 18 dicembre 2015, “Immigrati: un’opportunità economica. Ma la Cei bacchetta l’Italia”). In quell’occasione, il Presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia (Pd) s’era impegnato a trovare un sistema per apportare la indispensabile “corrigenda” ad inizio anno. Andrea Maestri, deputato del gruppo Alternativa Libera-Possibile, aveva a sua volta sostenuto che si trattava di una paradossale… “leggina razziale”. Sull’argomento, si rimanda a “Key4biz” del 22 dicembre 2015: “Card Cultura ma non per tutti: le contraddizioni di un provvedimento stimolante”.

Son trascorsi quattro mesi, e la correzione, fino a ieri l’altro (martedì 3 maggio), non era stata apportata, così come appare comunque in ritardo la macchina burocratico-amministrativa per attivare concretamente la “card”.

Il decreto attuativo della “card cultura” è in gestazione a Palazzo Chigi, ed il dossier è in mano al Sottosegretario Tommaso Nannicini, accademico bocconiano ed esperto di “econometrics” oltre che “political economics” (clicca qui, per il suo sito web personale), già consigliere economico del Premier dal settembre 2014 al settembre 2015 (entrato nella squadra di governo in occasione del “rimpasto” di fine gennaio 2016).

Nella giornata di ieri l’altro (martedì 3 aprile), il Governo ha presentato un emendamento specifico: sfruttando in Senato l’occasione della conversione in legge del cosiddetto “decreto scuola” (il decreto legge n. 42/2016, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di funzionalità del sistema scolastico e della ricerca” del 29 marzo 2016), l’Esecutivo ha proposto un emendamento “ad hoc” in Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali (si tratta di uno dei sei emendamenti depositati in relazione al “decreto scuola”). La notizia è stata formalizzata dal Presidente della Commissione Cultura, il senatore dem Andrea Marcucci, durante i lavori della Commissione stessa.

Di fatto, è stato utilizzato l’iter di un decreto legge afferente a materia altra, per veicolare la “corrigenda”. Il comma 1 del dl in questione autorizza infatti la spesa di 64 milioni di euro per l’anno 2016, al fine di assicurare la prosecuzione da inizio aprile 2016 a fine novembre 2016 degli interventi di mantenimento del decoro e della funzionalità degli immobili adibiti a sede di istituzioni scolastiche ed educative statali… Cavoli a merenda?!

Transeat, il veicolo formale non è rilevante, in fondo, se l’obiettivo sostanziale è valido: insomma, la commendevole correzione avviene tra le pieghe di un decreto legge afferente a tutt’altre materie.

L’emendamento interviene direttamente sulla Legge di Stabilità, eliminando ogni riferimento alla cittadinanza di ragazzi e ragazze.

Potranno quindi finalmente beneficiare del “bonus cultura” tutti i “residenti nel territorio nazionale, in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità”, che compiono 18 anni nel corso del 2016.

Come dire?!

Son state sufficienti due righe per cancellare una grande ingiustizia, particolarmente grave dal punto di vista simbolico (e, giustappunto, socio-culturale!).

Ovviamente la norma deve essere approvata anche dalla Camera dei Deputati, ma si ha ragione di prevedere che lo sarà, considerando il segnale imposto dal Governo.

Per l’esattezza, l’emendamento in questione è il n. 2.0.300 e così recita, cripticamente: “2.0.300. Il Governo. Dopo l’articolo, inserire il seguente: “Art. 2-bis (Modificazioni all’articolo 1, comma 979, della legge 28 dicembre 2015, n. 208). 1. All’articolo 1, comma 979, delle legge 28 dicembre 2015, n. 208, al primo periodo, le parole: “cittadini italiani o di altri Paesi membri dell’Unione europea” sono soppresse e, dopo le parole: “territorio nazionale,” sono inserite le seguenti: “in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità“”.

Il Sottosegretario al Miur Angela D’Onghia (iscritta al variegato “Gal” ovvero “Gruppo Grandi Autonomie e Libertà”, che raggruppa in Parlamento entità un po’ misteriose – almeno per il cittadino medio – come “Grande Sud”, “Popolari per l’Italia”, “Moderati”, “Idea”, “Euro-Exit”, “Mpl-Movimento Politico Libertas”), in risposta ad alcuni quesiti emersi durante il dibattito, ha precisato che, in relazione allo specifico emendamento 2.0.300, si tratta di “una proposta ad invarianza di spesa, in quanto le risorse sono già disponibili per aumentare la platea dei destinatari della carta elettronica”.

Si ha ragione di temere che questa valutazione budgetaria possa essere errata, ma immaginiamo che il Sottosegretario abbia effettuato le opportune verifiche tecniche, attraverso i competenti uffici del Senato e della Ragioneria Generale dello Stato. In effetti, noi, su “Key4biz”, avevamo stimato un fabbisogno integrativo nell’ordine di circa 30 milioni di euro, a fronte della dotazione di 290 milioni approvata con la Legge di Stabilità (il comma 980 della Legge di Stabilità ha autorizzato infatti la spesa di 290 milioni per il 2016 per l’assegnazione della Carta, le somme sono iscritte nello stato di previsione del Mibact).

Scrivevamo infatti il 22 dicembre su queste colonne, partendo dal database Istat e facendo riferimento anche ad altre fonti: “La popolazione residente non comunitaria residente in Italia nel 2014, nella classe di età 18-24 anni, è di 367.343 persone. Stimando quindi un’equidistribuzione all’interno della classe (dato statisticamente verosimile), si può assai ragionevolmente sostenere che le persone straniere extra-comunitarie residenti nel 2014 di 18 anni di età sono circa 52.000, e che, grosso modo, altrettanto saranno coloro che andranno a compiere 18 anni nel corso del 2016. Quindi, se alle 580.000 persone stimate nella Legge di Stabilità, si aggiungono i 52.000 extra-comunitari qui stimati (+9%), il fabbisogno incrementale per l’estensione può essere – secondo le stime IsICult – nell’ordine di 26 milioni di euro, per un fabbisogno complessivo di (290 + 26 =) 316 milioni di euro in totale. Quei 26 milioni vanno trovati”.

Il Governo valuta ora che non v’è necessità di fabbisogno integrativo, e stima che gli extra-comunitari 18enni siano invece soltanto 24mila (a fronte della nostra stima di 52mila).

Vogliamo sperare che l’Esecutivo abbia fatto bene i propri calcoli.

Ci domandiamo anche, però: se non v’era necessità di finanze pubbliche aggiuntive, perché si è atteso 4 mesi 4 per… mettere una sacrosanta “toppa” all’errore in Finanziaria?!

Di grazia, gentile Sottosegretaria, ma “l’invarianza di spesa” non poteva essere accertata durante la gestazione della Legge di Stabilità???

In verità, la relazione tecnica all’emendamento prende per buone stime della Sogei, secondo la quale i ragazzi che abitano nel nostro Paese e diventeranno maggiorenni quest’anno (ovvero i nati nell’anno 1998) sarebbero 576.953. Di questi, 24.304 sarebbero in possesso di nazionalità extra-Ue. Nel complesso, quindi l’esborso per le casse dello Stato sarebbe di 288,4 milioni di euro (= 576.953 diciottenni x 500 euro ognuno). A cui andranno aggiunti spiccioli per circa 300mila euro di “costi di gestione” dell’operazione (domandina; come ha impostato l’“app” il Miur? risorse professionali interne o appalto con pubblica evidenza?!). Il fabbisogno sarebbe quindi comunque al di sotto dei 290 milioni stanziati a tal fine dalla stabilità. Fermo restando che toccherà poi a un successivo Dpcm fissare le modalità di monitoraggio, ed eventualmente bloccare gli accrediti in caso di sforamento del plafond…

Alcuni commentatori hanno sostenuto che si tratta di un’operazione simpaticamente “interessata” (ovvero elettoralistica), dato che in occasione delle prossime elezioni comunali del 5 giugno avranno diritto di voto anche gli stranieri, purché residenti in Italia. Ma non vogliamo dar retta a questi… mal pensanti (à la Travaglio, insomma), e vogliamo credere che Renzi abbia recepito l’esigenza di un… ravvedimento operoso, stimolato da parlamentari seri come Boccia appunto.

Ricordiamo che il “dono” statal-governativo consente di spendere i 500 euro per l’acquisto di beni ed attività atti a promuovere e diffondere la cultura tra i giovani.

Si potranno quindi acquistare biglietti per il teatro, per il cinema e per i concerti, ma anche ingressi ai parchi nazionali, ai siti archeologici ed ai musei, e gli amanti della lettura potranno investire il “bonus cultura” in libri (non solo quelli prettamente didattici, ma anche quelli di carattere non scolastico).

Non sarà possibile, invece, scaricare (legalmente, si intende, pagando…) musica o film, in quanto questa iniziativa del Governo ha l’intento di incentivare soprattutto eventi ed esperienze “dal vivo” (con gran gioia della confindustriale Agis). E non si potranno acquistare né cd né dvd, né videogiochi di sorta (nemmeno quelli a carattere educativo, paradossalmente).

Dal punto di vista tributario, i 500 euro non costituiranno reddito imponibile, e non rileveranno ai fini dell’Isee, ma verosimilmente la gran parte dei 18enni non ha di queste problematiche fiscali.

Per richiedere ed ottenere il “bonus”, i ragazzi dovranno registrarsi e scaricare sul proprio smartphone una “app” (domandina: e chi non dispone un simile “device”, come può fare?!), sviluppata dal Miur – Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che fungerà da “market place”. Ci dovrà registrare con identità digitale (domandina: e chi non è in grado di farlo?!).

A questo punto (per chi ha superato la “scrematura” tecnologica), basterà acquistare i servizi culturali che più interessano, tra le varie proposte offerte, stampare il relativo “voucher” o mostrarlo tramite telefono presso l’ente erogatore. I neo-maggiorenni potranno beneficiare di tutte le offerte proposte dagli operatori culturali che partecipano al programma. Gli operatori culturali stanno prospettando anche dinamiche di sconti “ad hoc” per stimolare i consumi, e per attribuire quindi alla carta un valore aggiunto integrativo rispetto a quello nominale.

Ad ogni acquisto effettuato, l’importo speso verrà automaticamente detratto dal proprio “borsellino elettronico”, fino a quando non verrà esaurito il credito complessivo di 500 euro messi a disposizione di ciascun richiedente.

Fino a qualche settimana fa, erano in discussione a Palazzo Chigi varie ipotesi operative: si era pensato di mettere a disposizione la somma sostanzialmente “cash” nelle mani dei beneficiari, inviando loro la “card” presso il domicilio risultante all’anagrafe, ma ciò non avrebbe evidentemente consentito il controllo della destinazione d’uso; un’altra ipotesi prevedeva la “card” da consegnare però ai genitori, ma questa soluzione avrebbe provocato una marea di proteste; un’altra prevedeva la consegna della “card” alle scuole frequentate dai giovani…

Si è alla fin fine deciso per un “app” gestita dal Miur, che si annuncia semplice assai, almeno teoricamente. Attendiamo di vederla: il prospettato “market place online” – confessiamo – ci preoccupa un po’. Immaginiamo che la Presidenza del Consiglio si sia avvalsa anche della consulenza dell’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale), che alle dipendenze di Palazzo Chigi giustappunto opera.

L’operazione “bonus cultura” dovrà concretizzarsi attraverso un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che dovrebbe vedere la luce nei prossimi giorni. Sarà interessante osservare il livello di tecnicalità utilizzato per l’elaborazione del testo e per le previsioni concretamente operative.

Siamo ovviamente in ritardo, rispetto a quanto previsto nella Legge di Stabilità, come denunciato – tra gli altri – dal parlamentare di Forza Italia, Remigio Ceroni (Coordinatore di Fi per le Marche), che il 12 aprile 2016 aveva presentato un’interrogazione urgente (“atto di sindacato ispettivo” Ceroni n. 3-02756), che ricordava come il comma 979 della Stabilità preveda che “con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, cioè a far data 1° gennaio 2016, sono definiti i criteri e le modalità di attribuzione e di utilizzo della carta e l’importo da assegnare nell’ambito delle risorse disponibili”.

Lamentava Ceroni che “il termine dei 30 giorni è ampiamente scaduto. Gli organi di stampa riportavano, quando la disposizione fu proposta, numerose dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri sulla bontà e l’importanza della disposizione, ad esempio, come la carta “diventa simbolicamente il benvenuto nella comunità dei maggiorenni ma soprattutto diventa simbolicamente il modo con cui lo stato ti carica della responsabilità di essere protagonista e co-erede del più grande patrimonio culturale del mondo””…

L’indomani, il 13 aprile 2016, proprio il premier Matteo Renzi e il Sottosegretario Nannicini, durante “#Matteorisponde” (ovvero il format “social” con cui il Presidente del Consiglio dialoga con i cittadini tramite Facebook e Twitter) indirettamente rispondevano a Ceroni, precisando che il “bonus” sarà spendibile in eventi culturali: musei, teatri e anche cinema, e ad annunciando che “il decreto è pronto” (Nannicini): “ci sarà un market place online con un’app, sarà possibile registrarsi e generare voucher”, fino alla cifra complessiva di 500 euro: l’app servirà a evitare che la spesa non sia utilizzata per le finalità culturali del provvedimento, o da persone che non ne hanno titolo.

Non è possibile che la gente compri qualsiasi cosa: si potranno comprare solo spettacoli dal vivo”, precisava a chiare lettere Renzi.

Sia consentito precisare che la fruizione di film in sala cinematografica non è esattamente corrispondente alla definizione di “spettacolo dal vivo” (così come non rientra certamente in questa definizione nemmeno l’acquisto di libri), ma possiamo perdonare la distrazione a Super-Matteo, che deve affrontare 1.001 questioni ben più importanti.

La “destinazione d’uso” della card è quindi limitata (almeno secondo quel che recitano i commi 979-980 della Legge di Stabilità) al seguente “perimetro”: ingressi a teatro, cinema, musei, spettacoli dal vivo, mostre e altri eventi culturali, nonché – a seguito dell’approvazione di un subemendamento – per l’acquisto di libri e per l’accesso a monumenti, gallerie e aree archeologiche e parchi naturali.

In sostanza, sono esclusi i cd ed i dvd (così come anche giornali e riviste), mentre rientrano i concerti musicali, ma (secondo un’interpretazione restrittiva almeno…) non l’ingresso a discoteche (e se il locale prevede anche musica in qualche modo “live”?! beh… basta chiedere alla Siae di controllare, no???).

Il Premier ha anche rassicurato gli utenti per il futuro: il “bonus” per chi diventa maggiorenne sarà confermato anche nei prossimi anni.

L’iniziativa del Governo sulla “card cultura” è coerente anche con l’annuncio di estensione della “tessera sanitaria” a chiunque sbarchi in Italia, così come con l’apertura di corsi universitari sia ai profughi sia ai richiedenti asilo. Martedì 3 maggio, presso il Miur, peraltro è stata presentata, dal Ministro Stefania Giannini e dalla Presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo Silvia Costa, l’iniziativa “U4Refugees” (ovvero “L’Università per i rifugiati”). Costa, a ottobre dell’anno scorso, aveva chiesto alle università europee di consentire l’accesso agli studenti costretti alla fuga dai Paesi in conflitto, e la sua proposta è stata accolta dal Governo italiano per primo, che ha istituito “corridoi educativi” per consentire ai rifugiati l’accesso ai percorsi di alta formazione.

Attendiamo i risultati concreti.

Ci preoccupa il 18enne sbarcato da poco in Italia, magari in fuga da un Paese in guerra, certamente non italofono: qualcuno dovrà tradurgli la prospettiva disegnata dal Sottosegretario Nannicini, ovvero che egli potrà acquisire sì 500 per la cultura, ma dovrà accedere “con identità digitale ad un market place online con un’app, ove sarà possibile registrarsi e generare voucher”. In bocca al lupo al mediatore culturale (oltre che linguistico). Anche perché il Governo Renzi, seppur le elezioni sono vicine, non sembra prevedere ancora il dono finanche di uno “smartphone” ai 18enni (che pure – italiani o stranieri che siano – semmai certamente apprezzerebbero un simile eventuale… “cadeau di Stato”).

Ecco l’estratto dalla videoregistrazione di “#Matteorisponde” del 13 aprile 2016, ovvero la risposta del Sottosegretario Nannicini alla domanda posta da un cittadino in relazione giustappunto al “bonus cultura”