i 5 punti

Tutte le novità del piano cashless. Di Maio: ‘Multe per chi non usa il Pos? Prima ridurre commissioni’

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La scheda con cui descriviamo il 'piano cashless' inserito dal Governo nella manovra per incentivare i pagamenti digitali con l'obiettivo di far emergere 3 miliardi dall'evasione fiscale. Le novità in 5 punti.

Il giorno dopo l’approvazione del ‘Piano Cashless’, inserito dal Governo nel documento programmatico di bilancio 2020 (l’ossatura della manovra), emergono tutti i dettagli sul pacchetto di provvedimenti varati dal Consiglio dei ministri per incentivare i pagamenti digitali con l’obiettivo di far emergere 3 miliardi dall’evasione fiscale.

Di Maio: ‘Multe per chi non usa il Pos? Prima ridurre commissioni’

È prevista la stretta per gli esercenti e professionisti che non ricevono i pagamenti con il Pos: multa da 30 euro più il 4% della spesa, su denuncia del cliente alla prefettura e saranno gli ufficiali e gli agenti della polizia giudiziaria ad effettuare accertamenti e controlli. “In Italia bisogna combattere contro la grande evasione, non contro il commerciante. Io non accetto che si criminalizzino certe categorie. Prima della multa sul Pos bisogna abbassare le commissioni e quindi stipulare prima accordi con le banche”. Questo l’appello del ministro degli Esteri e capo politico di M5S, Luigi Di Maio, in un post su Facebook da Washington.

Superbonus per un totale di 3 miliardi da restituire a chi paga con le carte: idraulico, elettricista, parrucchiere, ristorante e bar

Un superbonus per un totale di tre miliardi con cui rimborsare chi effettuerà pagamenti digitali nei settori ad alto rischio evasione: idraulico, elettricista, parrucchiere, ristorante e bar. Sono ancora da definire categorie, tetti di spesa e percentuali di rimborso (si sta ancora ragionando se il 10% o il 19%) da erogare direttamente sull’estratto conto del cliente. Il superbonus scatterà dal 2021 e nel 2022 sarà di 2,8 miliardi circa.

Chi paga con la moneta elettronica doppia possibilità di vincita alla lotteria degli scontrini

Si sa che agli italiani piace tentare la sorte, così il Governo renderà realtà dal prossimo anno, già prevista da precedenti norme, la lotteria degli scontrini per incentivare maggiormente l’utilizzo dei pagamenti elettronici e la richiesta della ricevuta fiscale da parte dei consumatori. Chi paga con carta di credito o bancomat avrà il doppio delle possibilità di vincere. Il contribuente “al momento dell’acquisto deve comunicare il proprio codice fiscale all’esercente che deve trasmetterlo all’Agenzia delle Entrate con tutti i dati della singola cessione o prestazione”, ha spiegato il premier Giuseppe Conte. Così saranno tracciati tutti i nostri acquisti, ribatterà qualcuno? Basta non fornire il codice fiscale, ma così non si potrà partecipare alla lotteria che prevede “un premio annuale di 50 milioni”, ha annunciato il premier. Potranno partecipare anche i commercianti e operatori Iva che rilasciano scontrini e fatture, mentre per gli esercenti che non accettano il codice fiscale, andando contro la volontà del cliente, rischiano una sanzione fino a 2mila euro.

Il tetto al contante

Il Governo fissa il tetto al contante, che cala da 3.000 a 2.000 euro nel 2020 e nel 2021 e poi scenderà a 1.000 euro negli anni successivi. L’Italia è uno dei 12 Paesi d’Europa (su 30) ad avere un tetto per l’uso del contante. Francia e Portogallo hanno la soglia a mille euro. In Germania non c’è limite.

Detrazioni per chi paga in modo tracciabile

Infine, per scoraggiare ulteriormente l’uso del contante, il Governo mette sul piatto sconti fiscali per 23 miliardi di euro per chi paga in modo elettronico le spese mediche, farmaceutiche, quelle per le badanti fino alle attività sportive dei figli e l’iscrizione a scuola e all’università. Nel 730 la detrazione per queste spese sarà del 19%. Un buon incentivo, del resto come gli altri previsti dal Consiglio dei ministri del piano cashless, ma al momento sono solo ipotesi, perché il documento programmatico di bilancio 2020 trasmesso alla Commissione Ue è stato approvato con la formula ‘salvo intese’: significa che non esiste ancora un testo definitivo, ma una bozza che potrà essere integrata o modificata prima dell’invio al Parlamento, dove il testo potrà essere a sua volta modificato prima dell’approvazione definitiva, entro la fine dell’anno, della legge di Bilancio.