Speciale HDweek

#HDweek. Alessandro Alquati (Globecast): ‘Gap di diffusione tra Italia ed Europa, servono più investimenti’

di Redazione |

'In Italia, Sky ha investito fortemente nell'HD, ma per gli altri broadcaster il discorso è diverso. Ciò è dovuto senz’altro ad un problema tecnico strutturale: l’HD richiede una disponibilità elevata di banda, mentre nel nostro Paese abbiamo ancora da risolvere il nodo delle frequenze', ha detto Alessandro Alquati (Globecast) nell'intervista a Key4biz.

Era il 2006 quando l’Italia sognava con la nazionale di calcio. Le immagini di quelle memorabili partite arrivarono per la prima volta in alta definizione. Grazie a Sky e a Globecast.

Abbiamo incontrato Alessandro Alquati, Direttore commerciale di Globecast Italia e Head of Global Contribution (cioè responsabile dei servizi per grandi eventi mediatici a livello corporate) per ripercorrere con lui un pezzo di questa avventura e capire in quale direzione l’azienda del gruppo France Télécom sta andando.

#HDweek è lo Speciale Key4biz dedicato all’Alta Definizione, in cinque puntate con interviste, case history, approfondimenti, dati, analisi e opinioni di esperti.
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Key4biz. Globecast è una società globale molto dinamica. Come opera?

 

Alessandro Alquati. Globecast è una società del gruppo Orange (France Telecom) presente su tutti i continenti. Ci occupiamo della fornitura di servizi nell’acquisizione, trattamento e trasporto dei segnali per conto di broadcaster, fornitori di contenuti e agenzie che distribuiscono diritti in relazione agli eventi più importanti, principalmente in ambito sportivo. Possiamo contare su una rete internazionale e interconnessa costituita da teleporti e fibra ottica, una rete collegata coi principali broadcaster a livello mondiale.

 

Key4biz. Anche in Italia la vostra è una realtà solida. Non è poco di questi tempi…

Alessandro Alquati. In Italia siamo presenti dalla fine degli anni ‘90 e nel corso della nostra storia abbiamo acquisito sempre più un ruolo di leadership nel mercato, lavorando con attori di primo piano, tra cui Rai, Sky e Mediaset.

 

Key4biz. Parliamo di HD. Possiamo dire che siete stati precursori in Italia, giusto?

Alessandro Alquati. Sì. L’alta definizione per noi equivale a innovazione tecnologica, e sull’innovazione Globecast ha sempre puntato, giocando in anticipo rispetto ai competitor, perché, in qualità di service provider, dobbiamo necessariamente realizzare soluzioni avanzate per i nostri clienti. Nel 2006 abbiamo contribuito, insieme a Sky, al lancio dell’alta definizione in Italia in occasione dei mondiali di calcio di Germania.

 

Key4biz. Il 2006 ha segnato uno spartiacque per l’HD in un certo senso?

Alessandro Alquati. Sicuramente, intanto perché questo tipo di servizio, ovvero la gestione degli eventi speciali, è diventato un leitmotiv della nostra attività: nel 2010 abbiamo ripetuto l’esperienza con i mondiali in Sudafrica, nel 2012 con le Olimpiadi di Londra, in ultimo in occasione dei mondiali di calcio in Brasile, portando l’alta definizione in Italia per conto di Sky. Ogni evento, inoltre, ha segnato tappe importanti per noi perché abbiamo introdotto innovazioni tecnologiche come la super alta definizione dal 2012 in poi, che ha permesso a Sky di avere una qualità delle immagini eccezionale. Abbiamo investito in maniera molto rilevante in HD sia attraverso una flotta di mezzi mobili sia con l’upgrade dei nostri teleporti e delle reti in fibra ottica.


Key4biz. Eppure l’innovazione viaggia ancora a due velocità. Mi riferisco al gap tra Italia e i principali paesi europei rispetto alla diffusione dei canali HD. Come mai?

Alessandro Alquati. Guardi, per quanto riguarda la contribuzione, ovvero il trasporto del segnale dal punto in cui gli eventi vengono realizzati al centro di diffusione, l’HD è diventato ormai “lo” standard. È residuale la produzione di eventi in standard definition. Mentre sulla diffusione esiste effettivamente un gap, dovuto a più motivazioni sulle quali occorre fare diverse considerazioni.

 

Key4biz. In Francia quasi tutti i canali nazionali sono disponibili in HD, addirittura stanno partendo due canali sperimentali in Ultra HD. In Inghilterra la BBC conta 7 canali HD. Disponibilità di canali HD decisamente più alta anche in Germania. Come mai?

 

Alessandro Alquati. Tralasciando il caso di Sky, che è un discorso diverso, trattandosi di una piattaforma a pagamento che ha investito fortemente in qualità e in un numero importante di canali HD, guardando invece ai broadcaster tradizionali italiani, sia pubblici che privati, il panorama è chiaramente molto diverso. Ciò è dovuto senz’altro ad un problema tecnico strutturale del nostro mercato in particolare sul Digitale Terrestre, in quanto l’HD richiede una disponibilità elevata di banda, mentre nel nostro Paese abbiamo ancora da risolvere il nodo delle frequenze.

 

Key4biz. Globecast come si muove per colmare questo gap nel mercato?

Alessandro Alquati. Negli ultimi due anni sono stati fatti degli sforzi e dei passi avanti; diversi soggetti, tra cui noi ed Eutelsat, hanno cercato di stimolare la nostra industria verso una transizione, ma si tratta di un percorso ancora in divenire.  Lato nostro, abbiamo selezionato alcuni dei nostri clienti con contenuti importanti che richiedono qualità, ad esempio il canale Supertennis della Federazione Italiana Tennis, così come Telepace, e li abbiamo accompagnati verso il passaggio HD su satellite. In sostanza cerchiamo di individuare tra i soggetti sul mercato quelli che hanno una visione sull’alta definizione e sulla creazione dei contenuti e li sosteniamo nella transizione. È la scelta più opportuna, è quella che dovrebbe innescare una sorta di circolo virtuoso nella produzione e diffusione. Non dimentichiamo che l’HD è una tecnologia che possiamo definire ormai “matura”: i costi che devono essere affrontati non sono più proibitivi, ma sono necessari degli investimenti.

 

Key4biz. Che cosa frena i broadcaster allora?

Alessandro Alquati. L’industria del broadcasting ha tutte le possibilità per creare contenuti televisivi in HD. Ma in un periodo di crisi economica prolungata è chiaro che probabilmente la sfida più grande per gli editori è riuscire a capire il vantaggio della scelta dell’HD rispetto allo standard definition per il quale hanno fatto investimenti che probabilmente sono già stati ammortizzati nel tempo. La sfida, per chi ha un modello di business basato su advertising, è quella di capire se l’HD permette di realizzare ricavi maggiori rispetto allo standard definition anche in fatto di ricavi pubblicitari.

 

Key4biz. Globecast continuerà a lavorare sull’HD. Quali i prossimi eventi in programma?

Alessandro Alquati. Stiamo già lavorando per i prossimi grandi eventi sportivi: nel 2016 saremo impegnati per i campionati Europei in Francia, così come per le Olimpiadi. Ma non solo appuntamenti sportivi; con il Vaticano guardiamo già a prossime occasioni che richiamano una platea globale. Nello scorso aprile siamo stati protagonisti nella cerimonia di canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che è stato un grandissimo progetto di portata planetaria, realizzato con Sky, Eutelsat, CTV e Sony, in cui abbiamo utilizzato HD, 3d e 4k, le tre declinazioni della diffusione di un evento che ha avuto una risonanza eccezionale.

Dunque siamo già oltre l’HD. Siamo catapultati nella realizzazione delle trasmissioni live in 4K e profondamente coinvolti nel processo di evoluzione dell’HD stesso.

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