Il caso

Giornali online, Governo e Parlamento divisi su Iva al 4%

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La Commissione Politiche europee del Senato frena sull'abbattimento dell’Iva per i giornali digitali: ‘Incompatibile con le norme Ue’. La FIEG non ci sta. Ma l'Italia rischia la procedura di infrazione.

Si torna a parlare di abbattimento dell’Iva per i giornali online. L’occasione è stato il parere fornito oggi dalla Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato che accogliendo favorevolmente la Legge di Stabilità ha posto un paletto: no all’Iva ridotta perché ‘incompatibile’ con le disposizioni Ue.

Dal primo gennaio di quest’anno agli eBook si applica già l’Iva al 4%. Una misura che ha avuto subito il sostegno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che al Salone del Libro di Torino aveva lanciato il proprio appello perché l’aliquota ridotta diventasse una ‘regola condivisa’ in tutta l’Unione europea.

La nuova proposta è adesso di estendere l’Iva al 4% anche alla fornitura di altri prodotti editoriali quali i giornali, i notiziari quotidiani, i dispacci delle agenzie di stampa, e i periodici online.

Il nodo in realtà è che al di là della promessa fatta dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, di avviare la riforma su Iva ed eBook entro 2016, il nostro Paese rischia la procedura di infrazione Ue, come è successo alla Francia e al Lussemburgo che dal 2012 hanno già applicato un regime ridotto violando però le regole comunitarie, come ha recentemente stabilito una sentenza della Corte di Giustizia.

Il parere sfavorevole della Commissione Politiche dell’Ue non trova però d’accordo la FIEG, Federazione Italiana Editori Giornali, secondo la quale l’Iva ridotta per i giornali online “anticipa un orientamento dell’Unione Europea sulla materia, sulla base della considerazione che un giornale è un giornale, indipendentemente dal supporto sul quale sia possibile leggerlo”.

La FIEG, in merito ai dubbi sollevati dalla Commissione, segnala come “nello stesso parere sia indicata la possibilità di scelte differenti in materia da parte dell’Unione sulla base della recente dichiarazione congiunta dei ministri della cultura di Francia, Germania, Italia e Polonia, con la quale tali Paesi chiedono alla Commissione europea di modificare la direttiva Ue sull’Iva”.

”Alla presa di posizione dei quattro importanti Paesi della Ue – si legge ancora nella nota – hanno fatto seguito le dichiarazioni del presidente e del vicepresidente della Commissione europea: Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, ha annunciato che, entro il 2016, la Commissione presenterà una proposta che prevederà l’applicazione di aliquote Iva ridotte per la stampa digitale negli Stati membri e Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione, ha riconosciuto la necessità di misure urgenti per allineare le aliquote Iva applicate alla stampa, concedendo agli Stati membri la possibilità di modificare la propria legislazione nazionale sulla stampa digitale”.

“In tale quadro – conclude la Fieg – l’Iva al 4% a giornali, notiziari quotidiani, dispacci delle agenzie di stampa e periodici online – quanto mai auspicabile per dare una spinta significativa alla modernizzazione dell’intero sistema editoriale – costituisce unicamente una anticipazione, da parte del legislatore italiano, del legislatore europeo”.

Ma se è pur vero che la riforma in materia risulta sempre più impellente in modo da poter applicare aliquote uguali a carta e digitale, non si può non considerare che, ahimè, solo qualche mese fa, a marzo per l’esattezza, la Corte di Giustizia Ue si è pronunciata contro i tagli già introdotti da Francia e Lussemburgo. In attesa che la Commissione Ue avii i lavori di revisione anche l’Italia, resta quindi, a rischio.