Smart home

Flora robotica, un intreccio di piante e mattoni IoT per le case del futuro (video)

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Unire il mondo delle piante col mondo digitale per realizzare strutture abitative resistenti, a basso impatto ambientale e con alti livelli di efficienza energetica. In Europa c’è il progetto “Flora robotica”, che mira a far dialogare piante e Internet of things.

Una casa verde, che non inquini, che sia costruita con materiali ecosostenibili e che consentano la massima efficienza energetica. È così che ci siamo immaginati le case di domani: confortevoli ma a basso impatto ambientale, automatizzate ma in grado di ottimizzare i consumi di risorse energetiche e naturali.

La strada è sostanzialmente questa, ma l’innovazione tecnologica e la trasformazione digitale accelerano il passo e ogni tanto propongono anche nuove soluzioni per la green home del futuro. All’Università di Lubecca un team di ricercatori, informatici, biologi ed architetti, sta sviluppando il progetto “Flora robotica” incentrato sulla possibilità che robot e piante possano interagire per costruire strutture architettoniche.

Ogni piccolo robot ha 6 LED. La luce blu attira le piante e può aiutare la loro crescita in determinate direzioni. I robot possono anche percepire se le piante stanno reagendo a questo meccanismo e quindi possono comunicare tra loro, così un altro robot inizia a emettere altra luce blu per attirare le piante in un’altra direzione”, ha spiegato su Euronews Mostafa Wahby, esperto di robotica presso l’ateneo tedesco.

Grazie a sensori, luce LED, computer e software, tra 30 anni circa avremo modo di vivere in case non costruite con mattoni e cemento, ma tramite una fitta rete di piante e macchine interconnesse tra loro (un’applicazione dell’Internet of Things).

Fondamentale per la riuscita del progetto è che ci siano le giuste condizioni per consentire l’integrazione e l’interazione tra mondo vegetale e mondo digitale.

Il problema principale, si legge in una nota del team, “è insegnare ai robot a far crescere le strutture, per conto loro”.

Partendo dalle piante in natura, ha affermato un altro ricercatore, Mohammad Divband Soorati, queste crescono mentre si muovono verso la luce, “noi vogliamo sapere se possiamo ripetere lo stesso comportamento con i robot, vogliamo che questi possano coordinarsi tra loro, in modo da costruire insieme strutture dirette verso la luce”.

Il punto è che per costruire una casa del genere si deve trovare il modo di far comunicare le macchine con le piante. I robot potrebbero comunicare tra loro, decidere dove spingere/attirare le piante, in quale forma, in quale direzione, con quale densità.

Uno studio di architettura danese, a Copenhagen, sta già applicando questa soluzione per cercare di realizzare nuovi spazi architettonici sempre a partire da piante e macchine, ad esempio sfruttando i “sistemi a treccia”, “grazie ai quali è facile connettersi e passare da una serie di colonne per arrivare ad avere un vero tetto”.

All’Università di Copenaghen, a partire da questi sistemi, si sta studiando il modo per ottenere fibre di vetro a partire da filamenti vegetali integrati a dispositivi connessi in rete e tra loro: “Per illustrare alcune delle sue proprietà dinamiche, vi diciamo che può cambiare la sua forma e può diventare piatta oppure pieghevole”, ha affermato il ricercatore Stig Anton Nielsen.

Flora robotica” è un progetto finanziato da Horizon 2020, con 3,6 milioni di euro, della durata di 4 anni (2015-2019), a cui partecipano ricercatori provenienti da atenei, centri di ricerca e laboratori di Germania, Danimarca, Austria e Polonia.