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Fintech, Bankitalia: ‘La Psd2 uno shock’. Da settembre Google, Facebook e Amazon fanno da banca

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Carmelo Barbagallo, il capo della Vigilanza di Bankitalia, invita le banche a puntare sul fintech: ‘il settore sta per essere sottoposto a uno shock con la Psd2’, che per la prima volta apre i conti bancari ai Bigtech. Da settembre Google, Facebook, Amazon possono fare anche da banca: ‘chi adotta una risposta conservativa rischia la sopravvivenza sul mercato’.

Giorni fa sono entrato nella mia filiale bancaria e non ho trovato più i tre sportelli, né tantomeno le tre persone che dietro a quel vetro avranno lavorato per anni. Davanti ai miei occhi solo scrivanie con personale addetto alla consulenza. Ho detto sottovoce: “Sono gli effetti del Home banking e del Fintech”. E con quest’immagine in mente non faccio affatto fatica a comprendere l’allarme lanciato agli istituti bancari da Carmelo Barbagallo, capo del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria della Banca d’Italia: “… una risposta conservativa, tesa a ridurre al minimo gli sviluppi tecnologici e limitata al mero adempimento degli obblighi di compliance potrebbe non assicurare la sopravvivenza sul mercato”.  Il capo della Vigilanza Bancaria di Bankitalia ha colto il convegno dei giorni scorsi a Napoli, organizzato dall’Associazione dei docenti di economia dei mercati e degli intermediari finanziari, per invitare le banche a puntare velocemente sul Fintech e a dare vita “a un nuovo modello di business bilanciato tra le componenti analogiche e digitali”, altrimenti il settore non sarà affatto in grado di sostenere “lo shock senza precedenti a cui sta per essere sottoposto a seguito dell’attuazione della Payment Services Directive 2 (Psd2)”, ha aggiunto Bargagallo.

Direttiva Psd2, da settembre anche Google, Facebook e Amazon possono fare da banca

La Psd2 è la direttiva sui servizi di pagamento nel mercato interno, in vigore dal 13 gennaio 2018, che ha dato piena cittadinanza giuridica in Europa a modelli di “open banking”, basati sulla condivisione di dati bancari tra i diversi operatori dell’ecosistema finanziario. Dunque è rivoluzionaria perché per la prima volta consente ai retailer di ottenere, previo consenso del cliente, i suoi dati bancari. L’accesso ai conti correnti da parte di “non banche” sarà pienamente realtà dal 14 settembre 2019, quando entreranno in vigore gli standard tecnici dell’EBA (RTS) su autenticazione del cliente e comunicazione sicura con i TPP che prestano servizi di Payment Initiation e Account information.
Google, Facebook e Amazon non fanno altro che attendere settembre così potranno anche fare da “banca” nell’Ue (per esempio emettere “portafogli elettronici”, come già avviene in altre zone del mondo. Nel frattempo tutte e tre le Bigtech hanno compiuto il primo passo importante: hanno ottenuto la licenza di moneta elettronica per offrire i servizi di Fintech in tutta l’Unione europea, appunto da settembre prossimo. I correntisti dovranno esprimere il consenso esplicito per far mettere le mani nel proprio conto corrente dai GAFA e utilizzare le loro applicazioni Fintech per i pagamenti digitali. Per Google, Facebook e Amazon sarà l’ingresso in un nuovo mercato di dati preziosi: quelli finanziari.

E le banche cosa faranno?

Per il loro bene non stanno ad aspettare inermi l’arrivo della tempesta digitale, ma “Una specifica rilevazione appena conclusa, condotta dalla Banca d’Italia su tutte le banche e gli istituti di pagamento italiani”, ha aggiunto Carmelo Barbagallo, “ha fatto emergere che la totalità degli operatori sta approntando le soluzioni tecniche necessarie per il rispetto della PSD2.

“Su questo fronte si registrano due approcci alternativi”, ha fatto sapere il capo della Vigilanza Bancaria di Bankitalia:

  • “Alcuni intermediari, prevalentemente di grandi dimensioni, stanno sviluppando soluzioni proprietarie tese a modificare radicalmente il modello di business; questi operatori non si limitano ad assolvere agli obblighi di compliance ma stanno cogliendo le opportunità insite nel cambiamento per coinvolgere le Fintech, attraverso forme di collaborazione, nella realizzazione di nuovi prodotti per famiglie e imprese.
  • I restanti intermediari (circa l’80 per cento) si stanno orientando invece su piattaforme multioperatore, pianificando soluzioni che anche in questo caso vanno oltre il mero adempimento dei vincoli regolamentari”.

 

Sono queste le strade da percorrere, perché il Fintech non è affatto un nemico per le banche italiane, ma una valida occasione per rilanciare il settore e trasformare le banche con la digital experience, che i correntisti vivono e apprezzano ogni giorno sul web o su smartphone e tablet quando utilizzano servizi di altra natura. E poi basterebbe leggere i dati sugli investimenti in Fintech a livello mondiale per capire che è un treno da non perdere.

Gli investimenti in Fintech nel mondo

A livello globale, secondo l’indagine di KPMG International 2018, gli investimenti nel settore Fintech sono cresciuti in modo rilevante nella prima metà del 2018, con 57,9 miliardi di dollari per 875 operazioni, in aumento significativo rispetto ai 38,1 miliardi di dollari investiti in tutto il 20175. I paesi con intermediari tradizionalmente più attivi in questo settore sono Regno Unito, Stati Uniti e Cina; di recente anche Francia, Giappone e Corea del Sud hanno registrato una forte crescita degli investimenti. Anche in Europa si è registrata, nel 2018, una significativa crescita degli investimenti Fintech; il Regno Unito ha sviluppato, da solo, oltre la metà dei volumi (16 miliardi di dollari nel primo semestre del 2018 a fronte dei 26 complessivi a livello europeo).