L'operazione

Fastweb alza la posta, 198 milioni per il FWA e la banda 3.5 Ghz di Tiscali

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Fastweb ha ritoccato al rialzo di 48 milioni l’offerta di 150 milioni avanzata a luglio per rilevare la rete FWA e le frequenze in banda 3.5 Ghz di Tiscali.

Fastweb, controllata da Swisscom, ha rivisto al rialzo – da 150 milioni a 198 milioni – l’offerta per rilevare il ramo d’azienda Fixed Wireless Access e i diritti d’uso per 40 Mhz in banda 3.5 Ghz di Aria (controllata da Tiscali). Lo rende noto Tiscali, aggiungendo che “con il perfezionamento degli accordi, la società avvierà il piano di rilancio 2019-2021”. Il nuovo accordo, secondo Swisscom, integra secondo le “recenti dinamiche di mercato” (il valore delle frequenze è lievitato dopo l’asta 5G) quello siglato a luglio dalle due società.

“Tiscali avrà il pieno accesso all’infrastruttura di rete in fibra di fastweb r all’infrastruttura FWA oggetto dell’acquisizione, continuando così a fornire servizi LTE FWA ai propri clienti in aree di digital divide esteso e, allo stesso tempo, servizi ultrabroadband basati sulla rete FTTx di fastweb per aumentare la propria copertura di rete fissa in fibra a livello nazionale, concentrandosi sempre di più sul core business di offerta retail”, si legge nel comunicato della società sarda.

Il valore dell’operazione è di 198 milioni di euro, di cui 130 milioni saranno pagati in contanti (50 milioni nel 2018 e 80 milioni nel 2019), 55 milioni a fronte di un accordo wholesale da 4 a 5 anni e 13 milioni di debiti verso fornitori.

“Il prezzo aggiuntivo riconosciuto a Tiscali rispetto ai termini convenuti a luglio riflette la recente rinegoziazione degli accordi e rafforzerà il piano di rilancio di Tiscali”, aggiunge la nota della società. Il closing è previsto per le prossime settimane.

Intanto, dopo Vodafone e Iliad anche Tim ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro la proroga dei diritti d’suo della banda 3.4-3.6 Ghz a Linkem, Aria (Gruppo Tiscali), Go Internet e Mandarin. L’iter della proroga è concluso con il nullaosta del Mise e un dietrofront avrebbe messo a repentaglio i 6,5 miliardi di proventi dell’asta 5G, con effetti disastrosi per le casse del Governo, (e di quelle future), e potenzialmente pericolosi per gli stessi operatori che hanno fatto ricorso (mettendo in discussione analoghe proroghe future e passate).