Diritti serie a

Diritti Tv, club sempre più divisi. Nuova assemblea di Lega l’11 marzo

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Fissata per giovedì prossimo la nuova assemblea di Lega per discutere l'assegnazione dei diritti della Serie A. Si scalda il derby fra Sky e DAZN.

Lega sempre più spaccata fra l’offerta di Sky e quella di Dazn (favorita) sui diritti Tv della Serie A per il prossimo triennio 2021-2024. I club si ritroveranno giovedì 11 marzo nell’ennesima assemblea per affrontare ancora una volta il tema il tema. No sarà invece affrontato il tema del canale della Lega e dell’ingresso dei fondi nella nostra serie A.

Giovedì 4 marzo all’ultima assemblea 11club (ne servono almeno 14) si erano schierati con DAZN-Tim  e 9 squadre si erano invece astenute.

Un derby quello fra Sky e Dazn che è anche tecnologico, per quanto anche l’operatore satellitare controllato da Comcast abbia già sposato anche la fibra FTTH come tecnologia su cui investire tramite l’alleanza con Open Fiber e Fastweb per Sky WiFi.

Lo stallo

Lo stallo ha finora impedito l’assegnazione dei diritti tv e le ultime novità non migliorano il quadro generale. Sabato scorso, sette club (Juve, Lazio, Inter, Atalanta, Fiorentina, Napoli e Verona) hanno firmato un’altra lettera, indirizzata ai vertici della Lega (presidente Dal Pino e ad De Siervo) e agli altri 13 club per ribadire la contrarierà all’operazione con i fondi, sottolineando “la necessità di procedere senza indugio all’assegnazione dei diritti”, con la minaccia di “legittime pretese risarcitorie”, se si arrivasse a invalidare il bando per non aver ceduto i diritti entro il 29 marzo, data di scadenze delle proposte di Dazn e Sky. Così scrive La Gazzetta dello Sport.

I grandi club, fra cui anche grandi rivali sul campo come Napoli, Atalanta, Inter e Juventus, sono alleati per chiudere al più presto con il duo Dazn-Tim. E minacciano querele agli altri club e dei vertici della Lega in caso di ulteriori riflessioni.   

La replica

Ieri sera la replica di Dal Pino: ricorda come la votazione per i diritti tv sia stata chiamata “4 volte negli ultimi 25 giorni” e evidenzia come “la mancata assunzione di delibere sia conseguenza soltanto dell’incapacità delle associate di superare i loro conflitti”. Augurandosi, conclude, che vengano superati “nel primario interesse collettivo”.

Spaccatura anche tecnologica

Una spaccatura, quella fra grandi e piccoli club, che rispecchia anche una divisione tecnologica: da un lato lo streaming, dall’altro il satellite.

C’è da dire però che il satellite, lungi dall’essere ormai una tecnologia obsoleta, rappresenta una piattaforma comprovata. Sky peraltro, tramite la casa madre americana Comcast, sta investendo in maniera massiccia sulla diversificazione e sulla diffusione dell’ultrabroadband nel nostro paese, tramite gli accordi siglati dal Ceo Maximo Ibarra con Open Fiber e Fastweb per la diffusione di Sky WiFi.

Leggi anche: TIM, accordo con DAZN. Ma la rete (40% in rame) può reggere la Serie A?

I numeri dell’OTT in Italia

Se è vero che in Italia gli utenti di servizi streaming tramite OTT sono aumentati in maniera esponenziale nell’ultimo anno, spinti dalla pandemia, è vero anche che le zone in digital divide nel nostro paese non sono poche.  

Secondo stime, in Italia la base utenti OTT ha superato le pay TV: il mercato della TV in Italia è sostenuto dalla crescita degli OTT, che nel corso dell’ultimo anno ha fatto registrare un +80%.

Secondo stime del Politecnico di Milano, A gennaio 2020, il 59% degli italiani ha avuto accesso a un servizio Svod (pari a 26 milioni di persone). Nell’ultimo periodo, inoltre, il 20% degli utenti ha usufruito contemporaneamente di tre o più sottoscrizioni a questo tipo di servizi video. Nel mese di marzo 2020 si è registrata una crescita pari al 60% di coloro che hanno visto Video on-demand rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’OTT non è un servizio solo per i giovani: nell’ultimo anno, gli abbonati over 65 ad una piattaforma OTT sono cresciuti dell’81%.

Il digital divide

D’altro canto, secondo stime di Infratel del giugno 2020, 3,7 milioni di civici in Italia non sono raggiunti da nessuna tecnologia broadband, pari ad una mancata copertura del 18% del totale. Alcune regioni a quella data registrano un digital divide alquanto marcato: Emilia Romagna (515mila civici non coperti), Puglia (515mila), Toscana (433mila), Lazio (311mila), Lombardia (292mila), Sicilia (292mila), Campania (249mila) e Calabria (218mila).  

Come andrà a finire?