La missione

Democrazia Futura. Giorgia Meloni a Washington: la leader è coi repubblicani, la premier col presidente Biden

di Giampiero Gramaglia, giornalista, co-fondatore di Democrazia futura, già corrispondente a Washington e a Bruxelles |

Stretta di mano con il Presidente statunitense alla Casa Bianca. Il clima disteso dell’incontro si traduce in sorrisi e battute, più che in risultati politici. Il commento di Giampiero Gramaglia.

Giampiero Gramaglia

Commentando l’incontro con il Presidente statunitense alla Casa Bianca nell’ambito della sua visita negli Stati Uniti, Giampiero Gramaglia intitola il suo articolo per Democrazia futura “Giorgia Meloni a Washington: la leader è coi repubblicani, la premier col presidente Biden”. “In tempi difficili sappiamo chi sono gli amici, dice Meloni prima dell’a tu per tu con Biden. E sottolinea che i rapporti tra i due Paesi sono indipendenti “dal colore politico dei loro governi”: ragion per cui la sua “sintonia” con i repubblicani non le impedisce “di avere un ottimo rapporto” con l’Amministrazione democratica. Il clima disteso dell’incontro – osserva l’ex direttore dell’Ansa – si traduce in sorrisi e battute, più che in risultati politici”.

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Quella di Giorgia Meloni alla Casa Bianca è una missione facile, perché tra Stati Uniti e Italia c’è forte sintonia: sull’Ucraina in primo luogo, che è il principale fronte della diplomazia occidentale. Ma quella a Washington è anche una visita scivolosa, perché, politicamente, Meloni è più vicina agli avversari di Joe Biden, ai repubblicani che stanno preparando l’impeachment al presidente – un’iniziativa pretestuosa e senza prospettive di successo, ma un’azione di disturbo fastidiosa in vista della campagna elettorale per Usa 2024 -.

Meloni riesce a tenere distinti i due piani: come leader politica, riconosce che la sua famiglia è quella dei conservatori – lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, le testimonia particolare apprezzamento -; come premier, esalta il solido rapporto tra i due Paesi, ascolta il punto di vista statunitense sulle relazioni con la Cina e ottiene attenzione per l’approccio italiano all’Africa, anche in vista della presidenza di turno italiana del G7 nel 2024 – una priorità sarà pure la ricostruzione dell’Ucraina, nella speranza che il conflitto si sia concluso -.

E aggira senza reticenze una polemicuzza sulla mancata conferenza stampa congiunta con Joe Biden:

“Sarà pur vero che dicono che io scappo dalle conferenze stampa, ma una col presidente non l’avrei proprio rifiutata. Semplicemente, non se n’è mai parlato”.

Il colloquio nello Studio Ovale dura oltre un’ora e mezza. Meloni e Biden hanno totale sintonia sul fronte ucraino e vedono entrambi la Cina tra “sfida e opportunità”.

Dal presidente, la premier incassa un’apertura di credito per le mosse italiane sul tema divenuto la cifra primaria della sua politica estera: l’attenzione al fianco Sud, l’impegno non lasciare più scoperti il Mediterraneo e l’Africa, non solo per frenare l’ondata dei migranti, ma per svilupparne il potenziale. E gli Stati Uniti sono in benevola attesa di contenuti e dettagli del Piano Mattei.

Anche la sicurezza alimentare è un tema sul tavolo, mentre il presidente russo Vladimir Putin incontra i leader africani a San Pietroburgo per il Vertice Russia-Africa e promette loro i cereali che non arriveranno più dall’Ucraina, dopo la fine della ‘pace del grano’.

In tempi “difficili sappiamo chi sono gli amici”, dice Meloni prima dell’‘a tu per tu’ con Biden. E sottolinea che i rapporti tra i due Paesi sono indipendenti “dal colore politico dei loro governi”: ragion per cui la sua “sintonia” con i repubblicani non le impedisce “di avere un ottimo rapporto” con l’Amministrazione democratica.

Il clima disteso dell’incontro si traduce in sorrisi e battute, più che in risultati politici.

Biden ricorda di essere cresciuto in un quartiere dove era l’unico il cui cognome non finiva per “O” e cita le radici italiane di sua moglie.

A Meloni dice: la prima volta che ti ho incontrata, “ho avuto l’impressione di conoscerti da molto tempo”.

Colei che si definiva l’underdog della politica italiana entra fiera alla Casa Bianca:

“Non mi sento Cenerentola – dice ai giornalisti -, sono consapevole del mio ruolo e del Paese che rappresento”.

Intorno a lei, c’è curiosità, anche da parte della stampa statunitense, per la prima presidente del Consiglio italiana, donna e di destra, che mette piede alla Casa Bianca: è il capo dell’esecutivo più a destra della storia repubblicana, sottolineano i media Usa.

La discussione sulla Cina e sulla situazione economica

Il tema che più impegna Meloni e Biden è la Cina, in vista della decisione, che l’Italia deve ancora prendere, se rinnovare il protocollo d’intesa con Pechino sulla Nuova Via della Seta. Nessuna pressione, assicura la premier, che aveva già detto di volere sentire il punto di vista di Washington prima di scegliere il da farsi:

“Gli Stati Uniti non hanno mai posto la questione di cosa debba fare l’Italia”, insiste Meloni. Una sua visita a Pechino è in agenda: sarà una delle “prossime missioni”.

Ma l’orientamento al no pare netto, così da porre termine all’anomalia italiana in ambito G7: l’Italia è l’unico dei Grandi ad avere sottoscritto il ‘memorandum of understanding’, che, nell’Unione europea, una dozzina di Paesi hanno accettato.

Gli Stati Uniti dicono che il patto con Pechino mette a repentaglio tecnologie sensibili e infrastrutture vitali e contribuisce ad aumentare l’influenza globale geo-politica, oltre che economica e commerciale, cinese.

Sul fronte economico, ci sono similitudini tra la situazione degli Stati Uniti e quella dell’Italia: in fase di crescita, nonostante le autorità monetarie alzino i tassi d’interesse per frenare l’inflazione elevata. Il 26 luglio la Federal Reserve ha ulteriormente alzato di un quarto di punto i tassi, dal 5,25 al 5,5  per cento, portandoli al livello più alto da 22 anni in qua, senza escludere ulteriori aumenti; giovedì, la Banca centrale europea li ha pure ritoccati di un quarto di punto, al 4,25 per cento, lasciando però intravvedere una tregua a settembre.

C’è da trovare l’equilibrio tra lottare contro l’inflazione ed evitare la recessione. Negli Stati Uniti, l’economia nel secondo trimestre è cresciuta del 2,4 per cento: gli indicatori dicono che le previsioni di recessione erano esagerate o, almeno, premature. Lo scenario in Europa è simile, ma l’Italia, dei grandi Paesi, è quello che cresce di più, sopra l’1 per cento; la debolezza di Germania e Francia rende la situazione dell’Unione più scivolosa.

Quanto alle distanze che tra Giorgia Meloni e Joe Biden possono esserci su alcuni temi come i diritti Lgbtq+, esse restano confinate in “solo un accenno” da parte del presidente – riferisce la premier -, senza richieste specifiche rispetto alle scelte sulla maternità surrogata. Di quello, dice sempre Meloni, non s’è proprio parlato.