Scenari

Democrazia Futura. Il gatto di Alice alla ricerca della pace in Europa

di Cecilia Clementel-Jones, psichiatra e psicoterapeuta |

Parere in dissenso. Critica dei nuovi conservatori occidentali allineati su Joe Biden. Cecilia Clementel-Jones sul conflitto in Ucraina.

Cecilia Clementel-Jones

Cecilia Clementel esprime un “Parere in dissenso” sulla guerra in Ucraina in un pezzo per Democrazia futura “Il gatto di Alice alla ricerca della pace in Europa.  Critica dei nuovi conservatori occidentali allineati su Joe Biden”. Eminenti storici e politologi americani ‘realisti’ hanno spiegato meglio di quanto non possa fare io, che la costante avanzata della Nato verso est (testate atomiche comprese) a partire dagli anni novanta, una manovra a tenaglia attorno ai confini della Federazione Russa era inaccettabile per il Cremlino (come Putin spiegò nel noto discorso di Monaco nel 2007) e (a detta di William Burns, allora ambasciatore a Mosca ed oggi capo della CIA) avrebbe portato ad una reazione militare. I realisti non sono affatto pacifisti ma argomentano che si sta perdendo tempo e materiale bellico in Europa invece di affrontare lo sfidante del XXI secolo: la Cina, Obama fu d’accordo”.
L’autrice rimanda alle analisi  di John Mersheimer (uno storico ‘realista’) e al libro di Benjamin Abelow: Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, edito da Fazi nel 2023. “Contributi in linea con quel che scrivo – aggiunge la Clementel – stanno apparendo anche su influenti siti o think tanks americani ‘realisti’. La cricca neoconservatrice che con Bill e Hilary Clinton, oggi con Biden ha prevalso alla Casa Bianca pensa invece di ‘tirare diritto’: la Russia sarebbe un patetico rudere, un’economia che si reggeva a stento, con un PIL a livello di quello italiano e sarebbe crollata di fronte alle sanzioni economiche che il G7 stava per mettere in atto già prima dell’inizio dell’invasione.
Oggi è evidente che non solo non è crollata ma si è rafforzata, il PIL russo cresce in misura superiore a quello dei paesi europei che, Germania e Gran Bretagna in testa, scivolano in recessione con inflazione, la produzione del complesso militare-industriale russo è modernizzata e moltiplicata, le sanzioni vengono agevolmente aggirate con l’aiuto di Paesi amici (e anche di Paesi in teoria ostili). Il morale del paese è migliorato, vi sono volontari per l’esercito, sia lo stato maggiore che il governo si mostrano più fiduciosi nel futuro”.

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Alice nel paese delle meraviglie chiede al gatto (Cheshire cat): ‘dimmi per favore in che direzione devo andare’, il gatto risponde: ‘questo dipende molto da dove vuoi arrivare’.

Farò dunque delle indagini su dove i diversi attori della guerra in Ucraina vogliano arrivare, e concluderò con la direzione nella quale si dovrebbe, a mio modesto parere, camminare o meglio correre. Realisticamente concluderò che accordi di pace sono lontani, anche se la fine del conflitto militare potrebbe essere molto vicina.

Una prospettiva sulle motivazioni della Nato e della Federazione Russa all’inizio del conflitto ucraino è rilevante per decidere quali siano gli obiettivi dei numerosi attori in scena.

La formula di rito è che l’aggressore, la Russia, ha invaso l’Ucraina senza provocazione.

Un mattino Vladimir Putin si sarebbe alzato e avrebbe deciso di riesumare l’Impero russo. Nel corso del febbraio 2022 ho capito che i canali di comunicazione e tutte le teste pensanti di cui mi fidavo ci stavano raccontando falsità sapendo di mentire, in seguito hanno continuato a costruire una fantasia alternativa agli eventi reali[1].

Il 15 Febbraio 2022 osservatori dell’OSCE sulla linea di contatto fra separatisti ed esercito ucraino se ne tornarono a casa senza spiegazioni; solo, si badi, gli osservatori anglosassoni. Immediatamente il fuoco dell’artiglieria ucraina aumentò, Volodymyr Zelens’kyj denunciò il trattato di Minsk (ratificato dal Consiglio dell’ONU) e si lamentò di non avere (più) testate atomiche. Mentre 60 o 70 mila ucraini stavano per sopraffare il Donbass, o almeno farne terra bruciata (come ora accade), Joe Biden drammaticamente ammoniva che le truppe russe (stazionate sul confine, come già era accaduto nel 2021) stavano per invadere. Kiev non ci credeva: da otto anni una guerra civile a bassa intensità martoriava l’est del paese.

Ritengo che Mosca, dopo aver per otto anni rifiutato di annettere il Donbass che pure sosteneva nel conflitto, abbia compreso che non poteva tenere la Crimea senza un ponte terrestre e capito finalmente che gli accordi di Minsk non sarebbero stati rispettati.

Negli anni 2015-2021 la Nato armava e addestrava l’esercito ucraino (neonazisti della Azov, Aidar, Pravyj Sektor e Sekth Batallion compresi) mentre, come dicono scherzando i russi:

’I confini della Russia si avvicinavano pericolosamente e proditoriamente alle basi della Nato’.

Eminenti storici e politologi americani ‘realisti’ hanno spiegato meglio di quanto non possa fare io, che la costante avanzata della Nato verso est (testate atomiche comprese) a partire dagli anni novanta, una manovra a tenaglia attorno ai confini della Federazione Russa era inaccettabile per il Cremlino (come Putin spiegò nel noto discorso di Monaco nel 2007) e (a detta di William Burns, allora ambasciatore a Mosca ed oggi capo della CIA) avrebbe portato ad una reazione militare. I realisti non sono affatto pacifisti ma argomentano che si sta perdendo tempo e materiale bellico in Europa invece di affrontare lo sfidante del XXI secolo: la Cina, Obama fu d’accordo.

Rimando a John Mersheimer (uno storico ‘realista’) e al libro di Benjamin Abelow: Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina, edito da Fazi nel 2023. Contributi in linea con quel che scrivo stanno apparendo anche su influenti siti o think tanks americani ‘realisti’.

La cricca neoconservatrice che con Bill e Hilary Clinton, oggi con Biden ha prevalso alla Casa Bianca pensa invece di ‘tirare diritto’: la Russia sarebbe un patetico rudere, un’economia che si reggeva a stento, con un PIL a livello di quello italiano e sarebbe crollata di fronte alle sanzioni economiche che il G7 stava per mettere in atto già prima dell’inizio dell’invasione.

Oggi è evidente che non solo non è crollata ma si è rafforzata, il PIL russo cresce in misura superiore a quello dei paesi europei che, Germania e Gran Bretagna in testa, scivolano in recessione con inflazione, la produzione del complesso militare-industriale russo è modernizzata e moltiplicata, le sanzioni[2] vengono agevolmente aggirate con l’aiuto di Paesi amici (e anche di Paesi in teoria ostili). Il morale del paese è migliorato, vi sono volontari per l’esercito, sia lo stato maggiore che il governo si mostrano più fiduciosi nel futuro.

I russi sono legalisti e Putin ha una laurea in legge: riconobbe (22 febbraio 2023) la secessione di Lungansk e Donetsk che per otto anni (dopo il colpo di stato di Maidan a Kiev nel 2014), aveva cercato di far rimanere in Ucraina purché fossero zone autonome[3].

L’esercito russo il 24 febbraio 2023 era ‘venuto loro in aiuto’ a causa di un imminente attacco militare ucraino. Putin si riferiva esplicitamente all’articolo 51 della carta ONU, il ‘dovere di proteggere[4] in base al quale si svolsero sia i bombardamenti Nato della Serbia (1999) per salvare gli albanesi del Kosovo (al tempo parte della Serbia) da un presunto imminente attacco serbo, sia l’attacco (con aerei e mercenari sul terreno[5]) a Gheddafi in Libia, per proteggere dimostranti a Bengazi[6].

Il non sorprendente risultato è stato la Libia nel caos per dodici anni, divisa fra signori della guerra, che sopravvive grazie al suo petrolio, dove le agenzie internazionali cercano di organizzare libere elezioni da dieci anni e non tentano nemmeno di contrastare il traffico di esseri umani o di proteggerli.

La presenza di mercenari russi e poi turchi ha assai indebolito in Libia l’influenza dell’ambasciata italiana e dell’ENI, danneggiando importanti rifornimenti energetici per il nostro Paese e regalandoci un incontrollabile flusso migratorio alle porte della Sicilia.

La lettura di fonti alternative[7] sui reali scopi dell’intervento anglosassone appoggiato alla Nato, insieme ad affermazioni pubbliche ’fuori dai denti’ di politici europei (polacchi, tedeschi), democratici statunitensi (Lindsey Graham) sul tema di ‘spezzare le reni alla Russia’, lo stesso evolversi del conflitto militare mi hanno convinto che l’intervento che si pretende a difesa dell’Ucraina fa uso delle truppe ucraine (e polacche, rumene, con mercenari di diversa provenienza) allo scopo di colpire ed eventualmente smembrare la Federazione Russa. Né la Nato né il comando militare ucraino sembrano turbati dalle gravi perdite di soldati morti e gravemente feriti, ulteriormente aggravatesi nel corso della attuale controffensiva iniziata il 4 giugno 2023. I campi minati russi non sono certo una novità e le mine sono usate da entrambi gli eserciti, saranno necessari molti anni per sminare il terreno. Le perdite del materiale bellico di cui la Nato ha rifornito gli ucraini, sono stimate fra il 30 e il 50 per cento.

Nonostante gli Stati Uniti d’America si impegnino a sostituire i mezzi corazzati perduti l’insistenza della Nato che (contro il parere del capo di stato maggiore ucraino) ha costretto gli ucraini a questa controffensiva è, a mio modesto parere, sadicamente distruttiva. Le nove brigate che sono state addestrate ed equipaggiate dalla Nato e vengono ora adoperate nell’offensiva insieme ad altre dell’esercito regolare o territoriale (con minore addestramento) sanno di certo[8] che le operazioni ad armi combinate (combined arms operations) che devono cercare di eseguire richiedono un dominio dello spazio aereo che al momento hanno solo i russi.

Secondo i nostri media ufficiali i soldati russi mancavano di munizioni, erano demoralizzati e mal guidati, ma nulla di questo è vero, il problema è che non abbiamo da trent’anni la capacità di produrre materiale bellico nelle quantità necessarie[9], i costanti attacchi ucraini con artiglieria oltre il confine russo e i ripetuti tentativi con missili e droni di colpire Mosca e altre città rafforzano nella popolazione russa la convinzione che la Russia è nel mirino dell’occidente e deve difendersi. Zelens’kyj, con i missili a lunga gittata di cui lo riforniamo, ha carta bianca in realtà.

Gli attacchi alla flotta del mar Nero e alla Crimea, pilotati con l’intelligence di aerei spia statunitensi (globak hawk) e sostenuti da altri aerei Nato levatisi in volo da aeroporti rumeni stanno aumentando il rischio che i russi attacchino tali basi di partenza, come anche la possibilità di uno scontro aereo sopra il mar Nero[10].

La controffensiva ucraina ha ripreso vigore a fine luglio 2023, ma non riesce a sfondare le forti linee difensive russe. La reazione della Nato e della Casa Bianca al successo difensivo ed offensivo russo, che inizia a filtrare sui nostri media, è raddoppiare la posta con azioni che mettono sempre più in pericolo la sicurezza europea.

Chi siederà al tavolo della trattativa diplomatica?

L’Ucraina siederà al tavolo ma sarà il ventriloquo del potere economico e militare che la tiene in vita. La Federazione Russa ha dichiarato che l’unico interlocutore è Washington e che gli Europei sono dei vassalli, tuttavia anche l’Europa (in particolare Francia, Germania, Italia e Polonia) non solo sarà spettatrice ma subirà le conseguenze degli eventi e sarà chiamata a contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina.[11]

Gli Stati Uniti d’America e la Federazione Russa dovranno accordarsi, ma la Cina e i BRICS in generale non saranno spettatori muti come noi. Se le nazioni europee più interessate – Francia, Germania, Polonia e Inghilterra – non ritrovano la voce in queste trattative sulla sicurezza europea (cessando di appiattirsi sugli Stati Uniti d’America) vorrà dire che non abbiamo alcuna autonomia politica e dovremo trarne le penose conseguenze. Numerosissime le iniziative che parlano di pace possibile, ma solo una nazione a mio parere, la Cina, ha interesse economico a impegnarsi a fondo (l’Ucraina è uno snodo delle vie della seta), ha già investito nel Paese e potrebbe essere disponibile a sostenerne la ricostruzione. La Cina inoltre sarebbe ascoltata da Putin.

Quali sarebbero gli scopi della Russia in una trattativa

Ho argomentato che l’invasione russa va vista in un contesto di provocazioni da circa vent’anni: estensione ad est della Nato, sanzioni economiche dal 2012, colpo di stato a Kiev del 2014, rifiuto degli europei e anglosassoni di mediare con la Federazione Russa, persecuzione della popolazione ucraina russofona da parte dei neonazisti e del potere statale di Kiev. L’invasione era prevista ed evitabile se il G7 non avesse ignorato le proposte di Putin, ma se le vedranno ripresentare al tavolo delle trattative.

  • L’allargamento territoriale non è il maggior interesse della Russia che al minimo vorrà tenere la Crimea e anche i quattro oblast annessi con referendum. L’idea di Zelens’kyj che si possa trattare solo quando i russi siano tornati a casa (anche dalla Crimea) è insostenibile, del resto ben due trattative si svolsero nell’inverno del 2022 (una in Bielorussia e l’altra in Turchia) fra Ucraina e Russia.
  • Non sono l’unica a ritenere che le trattative si svolgeranno nel 2024, quando la Russia avrà preso possesso del territorio ad est del fiume Dnepr e di tutta la costa del mar Nero. La disparità di armamenti e di forze fra Ucraina e Russia continua ad aumentare a favore di quest’ultima, che è interessata a decimare e far crollare l’esercito ucraino, dopo avanzerà sul territorio.
  • Sin dai primi giorni del conflitto Scott Ritter, analista statunitense, già agente dell’intelligence dei marines, ha sottolineato che la Russia doveva ottenere una vittoria innegabile, o con un cambiamento di regime a suo favore o militarmente sul campo. Il Cremlino non ha alcun motivo per accettare la soluzione Coreana con una zona smilitarizzata, o per accettare di pagare riparazioni a Kiev. Fonti attendibili parlano di trattative segrete già in corso con gli Stati Uniti, alle quali farebbero poi seguito trattative russo-ucraine, ma da parte dell’occidente e della Nato resta un’illusione tenace di poter salvare la faccia. Non solo Zelens’kyj ma anche Biden e la sua squadra sanno che non sopravviveranno questa sconfitta[12].
  • Una rivalutazione della cultura, storia e tradizione russe non va confusa con una nostalgia per l’impero, nostalgia che certo Putin non ha e che sarebbe politicamente assurda e militarmente suicida. La Russia guarda ad est sia dal punto di vista economico che da quello geostrategico. Territorialmente potrebbe essere interessata anche alla parte russofona dell’Ucraina, per proteggerne gli abitanti più che per le (considerevoli) ricchezze del territorio.
  • La neutralità di quel che resta dell’Ucraina e un cambiamento di regime a Kiev saranno richieste russe imprescindibili (non a caso l’Ucraina si è visto negato il progredire del suo ingresso nella Nato nel luglio 2023).
  • Un capitolo fondamentale saranno i rapporti con la Nato (cui si chiede di retrocedere geograficamente) nel contesto di un accordo sulla sicurezza europea che tenga conto delle esigenze securitarie russe, se questa trattativa sarà fatta sopra la testa di un’Europa inerte dovremo prendercela con noi stessi. Si evidenzia l’autonomia poco democratica di una Commissione Europea non eletta che dovrebbe rispondere del proprio operato a un Parlamento europeo rappresentante del popolo.
  • La modifica o il ritiro delle sanzioni sarà richiesta dalla Russia, l’Ucraina chiederà garanzie per la sua sicurezza, la fiducia reciproca dovrà essere ricostruita pazientemente.

Richieste dell’Ucraina e possibili mediazioni

 

  • Si scrive: se l’Ucraina smette di combattere finisce l’Ucraina, se la Russia smette di combattere finisce la guerra. Al contrario: se non cessa la guerra la distruzione dell’Ucraina è inevitabile. Il conflitto dell’Occidente europeo con la Russia o, in base al punto di vista, della Russia contro l’Occidente europeo, dura da secoli e continuerà.
  • Per entrambi i contendenti l’esito dello scontro militare è determinante. Due elementi potrebbero causare il crollo militare ucraino: il livello delle perdite (morti e feriti gravi) stimato dai russi ad almeno 200 mila, in crescita durante la controffensiva (stimata dai russi aver causato in giugno e luglio perdite di almeno 30 mila soldati ucraini[13]) e la (sconcertante) incapacità di Nato e Stati Uniti d’America – delle loro strutture militari-industriali- di fornire sufficiente materiale bellico, in particolare munizioni per l’artiglieria e batterie di missili per la contraerea[14].
  • Non sarà possibile negoziare con Zelens’kyj che chiede il ritorno alle frontiere pre-2014 ma il generale Zaluszny (o altro governo provvisorio o eletto) può essere più disponibile a trattare.
  • Per l’Ucraina sono importanti le garanzie per la sicurezza e chi vorrà fornirle[15]. Essenziale è anche un impegno economico per la ricostruzione del Paese. Si dice che la guerra è uno strumento per convincere l’oppositore a fare quel che non vuol fare: uno status di neutralità e il ripudio dell’ideologia banderista sono certamente sgradite a Kiev, l’Ucraina aspira ad entrare nell’Europa[16]
  • La Russia potrebbe essere nelle condizioni di imporre le proprie richieste. Ritengo che le rilevanti capacità di mediazione della diplomazia cinese potrebbero aiutare l’Ucraina.

Al governo degli Stati Uniti d’America non interessa e non conviene favorire negoziati di pace 

  • I neoconservatori statunitensi che da anni tengono la Casa Bianca, capitanati da Biden prendono due piccioni con una fava: castrano l’economia della vecchia Europa, e indeboliscono la Federazione Russa. Il quartetto identificato da Seymour Hersh[17] è Anthony Blinken, Jake Sullivan, Victoria Nuland e William Burns, che come già ricordato è stato ambasciatore a Mosca e ora è a capo della CIA. La fonte di Hersh riporta che si trovavano con Biden a considerare come mettere fuori uso il gasdotto North Stream nel dicembre del 2021, prima quindi dell’intervento militare russo del 24 febbraio 2022, che Biden avrebbe previsto insistentemente e che avrebbe fornito la scusa per il sabotaggio di una infrastruttura critica di un Paese alleato. Esagerando un poco dico che l’intervento militare russo era necessario per giustificare questo grave sabotaggio, per il quale Biden esitò a lungo ed evitò di chiedere l’assenso della commissione per la sicurezza del Congresso statunitense.
  • Il principale scopo di costoro era, penso, di obliterare il North Stream – in collusione con la Norvegia – e con esso la possibilità dell’Europa di ottenere gas a buon mercato e continuare a fare buoni affari con il gas russo. Gli Stati Uniti hanno superato Quatar e Australia nella produzione di gas liquefatto e l’Europa è oggi il principale mercato per il GNL americano che ci fornisce il 50 per cento del fabbisogno, ad un prezzo molto superiore di quello pagato dalle ditte americane. Questo danneggia gravemente le industrie europee, unitamente al decreto di Biden: Inflation Reduction Act (IRA) del 2022 (per le energie rinnovabili), che, offrendo importanti sovvenzioni a industrie ‘green’ negli Stati Uniti d’America, causerà lo spostamento di impianti (per esempio di batterie) oltreatlantico. Emblematico il caso della Volkswagen che potrebbe spostare la sua fabbrica di batterie di auto elettriche negli Stati Uniti dove, oltre al gas a buon mercato troverebbe 10 miliardi di dollari di sussidi, seguita in questo dalla ditta Northolt e da molte altre. La Commissione europea e la Gran Bretagna sono in affanno, l’Unione europea propone sussidi per le medesime industrie ma non ha certo il bazooka finanziario degli Stati Uniti e ha dovuto sborsare somme considerevoli per sostenere l’Ucraina e soprattutto per aiutare aziende e cittadini con i massici aumenti dei costi dell’energia durante scorso anno. Le incertezze sono molte: i repubblicani potrebbero cassare i fondi necessari per l’Inflation Reduction Act. La crisi dell’energia potrebbe peggiorare nel 2024.
  • Ricapitoliamo: con l’Inflation Reduction Act (IRA) gli Stati Uniti d’America fanno una politica dichiaratamente protezionistica, con le sovvenzioni alle industrie green attirano una parte importante delle fabbriche europee, all’avanguardia nella economia sostenibile, oltreoceano e richiedono all’Europa un aumento consistente delle spese per la difesa militare. C’è da chiedersi dove trovino tutti questi soldi governi che non riescono ad aumentare le retribuzioni dei dipendenti statali a fronte di un’inflazione del 10-11 per cento. Una recessione consistente della nostra economia, con parallela deindustrializzazione che colpirà primariamente la Germania è inevitabile. Come premio ci troveremo una Ucraina spopolata e distrutta da rimettere in sesto. Preferirei pensare che i dirigenti politici europei e tedeschi siano ricattati e minacciati ma temo che siano solamente pavidi e incompetenti
  • Il governo Biden ha danneggiato economicamente la Federazione russa, pur non riuscendo a disarcionare Putin. Se per fare questo vengono ammazzati duecentomila e più ucraini e il Paese viene distrutto si tratta di danni collaterali. Nessuno crede seriamente che l’Ucraina sia (o sia mai stata) lontanamente democratica né che si giochino in questa guerra i valori della civiltà europea, ma potrebbero giocarsi la già limitata autonomia politica europea e la nostra economia. Vendere la pelle dell’orso russo prima di averlo preso può essere catastrofico per l’egemonia americana ma il suo complesso militare industriale farà favolosi guadagni, insieme a coloro che ci vendono il gas LNG.
  • L’attacco alla Germania e all’Europa sta andando benissimo, l’industria militare e dell’energia americane vanno a gonfie vele, l’attacco alla Russia dà risultati deludenti sul piano economico ma si può migliorare: vi sono tanti modi per destabilizzare un Paese.
  • Il popolo americano, cullato dal metaverso mediatico che permette scarso contatto con quel che realmente succede nel mondo, beatamente ignaro di storia, geografia ed opinioni negli altri continenti, vuole almeno un buon prezzo alle pompe di benzina, mentre vede svanire ‘il sogno americano.

L’allarme per le crescenti spese per sostenere l’Ucraina e l’insoddisfazione con un governo che non si occupa del deterioramento del sistema sanitario o educativo, a fronte di centinaia di miliardi spese militari[18] si rivelano nei social media.

Le elezioni presidenziali si avvicinano.

La classe media che si rende conto delle contraddizioni nella narrativa democratica-neoconservatrice può essere ricattata: basta che si trovi (o compaia) una fabbrica di armi in uno stato politicamente contendibile (swing state) e che la ditta minacci di portare altrove questa importante fonte di occupazione, per piegare la senatrice/il senatore ‘democraticamente eletti’.

Un’Europa senza timone e senza voce

Direi che la barca dell’Unione europea sta facendo acqua da tutte le parti e il nostro prestigio a livello internazionale sta declinando. Il ministro degli esteri tedesco, in un momento di sincerità, ha affermato ‘Stiamo conducendo una guerra contro la Russia’.

Oltre all’atlantismo dei media si segnalano formazioni di sinistra ed ecologiste (che pochi anni fa si dicevano pacifiste ed internazionaliste) che oggi calzano l’elmetto e incalzano per l’invio di armi letali e sovvenzioni alle industrie produttrici di armi, usando un ‘fondo per la pace’ dell’Unione europea.

La popolazione europea (come notano numerosi sondaggi di opinione) è d’accordo solo a metà, in Italia anche meno.

Ho l’impressione che Francia e Germania siano state arruolate obtorto collo. La nostra posizione di vassalli atlantici è divenuta evidente, nel nord Europa diversi paesi rispondono più a Washington che a Bruxelles, i polacchi secondo me non rispondono a nessuno e ritengo costituiscano un grave pericolo per il futuro dell’Europa Unita.

L’Europa sta diventando la retrovia impoverita di un Occidente in declino, controllata politicamente da una destra illiberale e neoliberista insieme, è necessario costruire delle alternative a questo degrado. Allo stato attuale l’Europa non può e non sa preparare la pace e la ricostruzione.

Il 2023 vede proteste popolari e democratiche in Gran Bretagna, Francia, Iran e Israele. La necessità di cessare di alimentare il fuoco bellico che rischia di inghiottirci tutti dovrà essere gridata nelle piazze europee perché si cambi rotta (o si cambi governo). 

Che cosa vogliono la Polonia, i tre paesi baltici e la Gran Bretagna?

Queste cinque nazioni vigorosamente pro-Ucraina hanno agito provocatoriamente, cercando di coinvolgere ulteriormente la Nato in questo conflitto. Non sarebbero, credo, contente se si tornasse solo ai confini ucraini pre-2014, desiderano un cambio di regime a Mosca e un grave indebolimento della Russia. La Polonia ha ripetutamente sfidato il vicino tedesco, di recente riattivando richieste di pagamento per riparazioni di guerra.

Sono dell’opinione, per vari motivi[19], che questa Polonia non ha posto in Europa se vogliamo far avanzare un’Europa federalista.

La Polonia potrebbe invece unirsi alla Gran Bretagna, ai paesi baltici e agli scandinavi, con i quali ha, a mio modesto parere, maggiore affinità. Non vorrei aggiungere la Romania a questa lista di proscrizione e spero nella forte influenza della Francia sulla Romania, quanto all’Ungheria, alla Cechia e Slovacchia confido che possano tornare all’ovile europeo.

Si parla di un’associazione politico-militare fra Polonia e Ucraina. Questo richiama alla mente la confederazione lituano-polacca (regno di Polonia), un’importante Paese europeo che tre secoli fa fu sconfitta da Pietro il Grande proprio in Ucraina alla battaglia di Poltava (1709).

Questa associazione permetterebbe alla guerra di continuare se l’Ucraina fosse sconfitta e sarebbe un’evoluzione pericolosa sia per la Nato che per l’Unione europea. Volodymyr Zelens’kyj e il suo entourage, così come la banda neocon capitanata da Joe Biden alla Casa Bianca si rendono conto che se l’Ucraina perde la guerra essi sono spacciati, per loro questo macello insensato è utile e assai profittevole[20].

Quelli che rischiano la pelle sono gli ucraini e questo potrebbe farli riflettere e cambiare regime, ci doveva essere un’elezione nel 2024, ma Zelens’kyj ha detto che, se continua la guerra, non si farà. 

Che cosa vuole la Cina?

Questa guerra avvantaggerà notevolmente la Cina, rinsaldando gli scambi con la Russia che oltre ad offrire idrocarburi potrà vendere alla Cina le armi avanzate di cui dispone.

La realtà sul campo dimostra che l’esercito russo non è a corto di missili, droni, batterie antiaeree, carri armati e munizioni, avendo attivato l’industria bellica (statale) con tre turni al giorno.

Si rinsalda il ruolo guida di Pechino nei BRICS e nella Shanghai Cooperation Organisation (SCO). La Cina ha bisogno che questa guerra finisca al più presto. La riconciliazione di Arabia Saudita ed Iran ad opera della diplomazia cinese è un trionfo che porterà alla riabilitazione della Siria di Assad, alla conclusione della guerra che dura da dodici anni e alla pacificazione del Medio Oriente.

Mi auguro che al momento opportuno, la Cina intervenga fra Ucraina e Russia almeno per una tregua.

Parlare di pace è quasi un tabù nelle cancellerie occidentali.

La vecchia Europa (Francia, Germania, Italia e Spagna) dovrebbe almeno considerare questa possibilità, se non ha interamente perso la sua autonomia diplomatica (e se vuol salvare la pelle, economicamente parlando, mantenendo il commercio con la Cina).

La Casa Bianca avrà un attacco apoplettico, ma si riprenderà. La Cina, che vede l’Ucraina come uno snodo importante delle nuove vie della seta, potrebbe offrire capitali per la ricostruzione del paese.

Le condizioni che la Russia porrà (di mantenere i territori annessi nel corso della guerra) non saranno accettabili per l’attuale dirigenza ucraina a meno che non sia prossima ad una rovinosa sconfitta sul campo o se l’aiuto occidentale si rivelerà insufficiente. Questo sarà il momento in cui la Cina, di regola assai prudente, potrà esercitare la sua mediazione. L’intervento cinese avrebbe assai maggior speranza di successo se appoggiato da alcuni Paesi della Comunità Europea e/o da paesi membri dei BRICS. 

Gli obiettivi dell’OPEC+

Con la riduzione del petrolio disponibile i paesi produttori mirano a far alzare il prezzo del petrolio anche sopra i 100 dollari al barile, aiutando così l’economia russa.

La ‘petrol cap’ che doveva ridurre i proventi russi ma mantenere in circolazione il loro petrolio è stata presto dimenticata. Lo scopo ambizioso di commerciare gas e petrolio in valute che non siano il dollaro (l’accordo fra Arabia saudita e Stati Uniti per far usare esclusivamente il dollaro in tali scambi risale al 1973) sembra essere a portata di mano: rupie e yuan, anche euro, sono stati usati in passato per tali scambi in rare occasioni ma oggi tutti i BRICS sono intenti a scalzare i petrodollari dalla loro posizione privilegiata e sostituirli con le proprie valute, o con una nuova valuta legata ad un paniere di monete.

Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, in seguito all’immobilizzazione delle riserve della banca centrale russa all’estero (sanzione eccezionale e non prevista legalmente, se non in presenza di guerra dichiarata) molti paesi si sono preoccupati per la sicurezza dei loro depositi di oro e valute pregiate all’estero. Se yuan, rupia e rublo (euro?) scalzeranno il dollaro dal suo dominio globale le conseguenze economiche per gli Stati Uniti saranno molto negative. I produttori di petrolio e gas si comportano come se potessero di nuovo manovrare i prezzi, vedremo. 

Che dire della nostra Italia?

L’Europa con le sanzioni economiche sperava di affondare velocemente l’economia russa. Le sanzioni si sono rivelate un boomerang, ma abbiamo una recessione per ora lieve grazie ai sussidi statali per l’energia e la parziale de-industrializzazione per chiusura di aziende energivore; un inverno mite e il gas liquefatto da Qatar e Stati Uniti ci hanno aiutato. La maggiore sfida tuttavia è davanti a noi: per riempire le scorte di gas quest’autunno e quando i sussidi per l’energia cesseranno e dovremo competere con l’industria cinese che riprende fiato dopo la chiusura per pandemia.

Il nostro governo (dopo un fugace momento di resistenza di Mario Draghi che chiese ‘sanzioni sostenibili’) si è adeguato da bravo soldatino all’invio delle armi e al sostegno (senza fare domande) della resistenza ucraina. La presidente Giorgia Meloni sta persino facendo retromarcia sull’adesione di un precedente governo al progetto cinese della via della seta. Dove andrà la Germania (nel fosso?) noi la seguiremo lealmente.

Tutto lo scacchiere è in movimento, anche nel Mediterraneo e in Africa dove abbiamo interessi energetici e ora persino un ‘Piano Mattei’. Speriamo che sotto l’elmetto il cervello funzioni ancora. A ricordare che bisognerà fare la pace resta papa Francesco, ma viene tollerato a stento. Tra il nazionalismo e il neoliberismo la Meloni viaggia ormai al seguito del secondo e della Commissione europea. Mi sarei aspettata che, sulle orme della buonanima, avrebbe almeno calmierato il prezzo della pasta, sia fatta di grano italiano o, più probabilmente, ucraino. 

Trattati di pace che mettono in pausa la guerra?

I trattatati di Versailles, Saint-Germain, del Trianon e di Sèvres, che chiudono la prima guerra mondiale posero le basi per la successiva, il crollo degli imperi ottomano e dell’Austria-Ungheria accese più conflitti di quelli che risolse. La conclusione della guerra di Corea (tecnicamente una tregua) mantiene una pericolosa tensione da quasi un secolo. Non ci servono una tregua o una pace che congelino i conflitti. L’Europa ha una gloriosa tradizione diplomatica e può risolvere questa crisi, avrebbe dovuto farlo con gli accordi di Minsk che furono sabotati dagli Stati Uniti e dal governo ucraino. La comunità europea con numerose minoranze etniche, religiose o linguistiche presenti nelle varie nazioni non deve sposare politiche di integrazione forzata. Un territorio devastato nel secolo scorso dalle destre nazionaliste e militariste non può accettarne la logica e permettere il rischio del loro ritorno.

Il Cremlino e il popolo russo hanno voltato le spalle all’occidente ma questo non significa che dobbiamo sbranarci, è possibile continuare a vivere fianco a fianco. Nazioni nemiche come Francia e Germania hanno superato secoli di conflitto culturale e militare all’interno dell’Europa.

Un trattato non è possibile se uno non crede alle parole dell’altro o non ha fiducia che siano veritiere. Questa è purtroppo la situazione attuale e servono dei mediatori esperti (il Vaticano?) per rimediarla. Il tempo stringe: anche se un’offensiva russa imminente potesse essere fermata da quel che resta dell’esercito ucraino, con o senza la Polonia e la Nato, ritengo che quest’inverno potrebbe venir distrutta la rete elettrica sul territorio ucraino, minacciando la sopravvivenza stessa di una nazione allo stremo[21].

Convinta come sono che la vera posta in gioco sia la Crimea e il controllo del mar Nero[22], e lo sia da due secoli, contesa fra Turchia, Russia e Inghilterra, penso che se la Russia acquisisce tale controllo militarmente non lo lascerà facilmente. La protezione di popolazioni slave russofone e ortodosse e un accordo per la sicurezza europea che protegga il territorio russo sono più importanti per il Cremlino di una espansione territoriale, ma non rinuncerà alla Crimea, porta del Mediterraneo[23], né può tenere la Crimea contro un’Ucraina ostile[24].

Conferenze di pace senza la Russia 

La conferenza di pace di Gedda in Arabia, il 7 agosto 2023, ha visto Andrij Yermak (consigliere di Zelens’kyj) e Tony Blinken (Segretario di Stato statunitense) spiegare a rappresentanti di 38 paesi[25], tutti i BRICS meno la Russia (Cina, India, Brasile, Sud Africa) più Unione europea e ONU, quali siano le basi per una pace giusta: sovranità e integrità territoriale degli stati.

Si tratta dell’ennesimo tentativo di convincere anche i recalcitranti perché accettino di fare pressione sulla Russia. ‘Solo quando l’invasore se ne sarà andato Zelens’kyj si siederà a trattare’[26]. Putin avrebbe dovuto essere isolato, invece la Russia ha l’appoggio almeno parziale di più della metà della popolazione mondiale. Continuerà ad averlo se riesce ad assorbire le sanzioni e fermare l’esercito ucraino. Putin avrà sempre più le porte aperte in Africa dal punto di vista commerciale e militare. Questo i neocon della Casa Bianca non lo avevano previsto: costituisce, insieme al rafforzarsi dei BRICS e ai contatti riallacciati fra Arabia ed Iran, un fallimento della politica estera statunitense e un freno alla globalizzazione. Alexander Mercouris, un blogger londinese, afferma che Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd detto MBS, il principe che governa l’Arabia saudita, ha suggerito a Gedda una tregua immediata lungo la linea di contatto e che la pressione, invece di agire sulla Cina si è diretta sul rappresentante ucraino perché ammorbidisse il piano di pace di Zelens’kyj.

Chi sono e cosa vogliono i pacifisti?

Sento alla radio e, raramente, in televisione, persone che si dichiarano pacifisti e devono difendersi dall’assalto mediatico che accusa persone contrarie alle spese belliche e all’escalation delle armi atomiche di essere putiniani.

La mia classificazione vede gruppi diversi, accomunati dal rifiuto della violenza bellica e della russofobia

  1. Vi sono testimonianze di pacifisti assoluti, guidati da una fede religiosa o nell’umanità, disposti anche a farsi uccidere pur di non imbracciare il fucile, ve ne sono certamente sia in Ucraina che in Russia.
  • Vi sono pacifisti per motivi ideologici: alcune religioni e culture (non quella cristiana, in linea di massima) escludono la violenza.
  • La religione cristiana afferma ‘beati i costruttori di pace perché saranno chiamati figli di Dio’. Molti (che pure tollerano la violenza della ‘guerra giusta’ definita nella teologia di San Tommaso ‘licet necare tyrannum’ : è lecito uccidere un tiranno) per motivazioni religiose operano mediazioni, riconciliazioni, portano soccorsi ad entrambe le parti in conflitto, sono contrari a ricorrere alla violenza e alle armi. Papa Francesco rientra in questa categoria.
  • Vi sono coloro che sono più ‘realisti’ che pacifisti e si chiedono da dove nasca questo conflitto, quali siano le soluzioni possibili e quali prezzi siamo disposti a pagare per aiutare Russia e Ucraina a risolverlo (ricordo che dal 2014 al 2022 vi sono state mediazioni diplomatiche del problema ucraino e che l’accordo di Minsk II ebbe l’approvazione del consiglio di sicurezza dell’ONU). Non credo che la maggioranza dei cittadini e dei soldati ucraini siano disposti a continuare il conflitto se questo porta alla distruzione dell’Ucraina come nazione.

Quando ero giovane si parlava molto di pace e disarmo. Oggi l’obiettivo è minimo: che non ci venga impedito di pensare alla pace e desiderare la fine della guerra, che si possa ancora sperare in un mondo nel quale ‘le spade saranno fuse per farne aratri.

Gli storici dibattono se gli umani abbiano sempre avuto scontri violenti e gli psicologi discutono come si possa rimediare all’aggressività innata. La guerra secondo me ha poco a vedere con l’aggressività e molto con la passività di individui che si annullano nel gruppo, come avviene in un esercito: il soldato è disciplinato e dominato fino al momento in cui gli viene ordinato di uccidere (dopo averlo convinto della malvagità e pericolosità del nemico o della necessità di proteggere i suoi cari, i suoi compagni). 

Siamo tutti, a parole, a favore della risoluzione pacifica dei conflitti, a ciò doveva servire l’ONU. Quando però si approfondisce il solco fra gruppi diversi (come avviene da un secolo in Ucraina) che si ammazzano a vicenda le belle parole non contano più, la parola passa alle armi. Nessuna guerra (e nessuna pace) è giusta, ma si basano entrambe su un rapporto di forze, sia materiali che morali. Ho argomentato che non abbiamo un aggressore solo ma diversi, che se l’occidente (o Zelens’kyj) avessero a cuore il popolo ucraino non farebbero quel che stanno facendo. Se l’esercito russo ha il sopravvento non vi saranno mediazioni ma una resa.[27] A quel punto sarà necessario costruire la pace e riattivare i trattati per il disarmo atomico. L’Europa faccia attenzione al tema di una sicurezza europea (e di un arretramento della Nato) che Putin ha ripetutamente sollevato e che dovrà essere risolto per una pace duratura e prosperità nel Paese che si chiamerà Ucraina.

ll tempo della pace

Mi auguro per l’Europa e l’Ucraina che il tempo della pace, di una pace duratura, venga presto. Entrambe rischiano di scomparire dilaniate dal conflitto. Washington diceva che il momento per le trattative di pace sarebbe giunto dopo la disfatta dell’esercito russo, oppure alla fine di una lunga guerra di logoramento, senza riflettere che le modalità dell’intervento militare favoriscono la Russia in una strategia di logoramento. Joe Biden non può permettersi di intavolare trattative di pace realistiche prima della sua rielezione a fine 2024, fosse eletto qualcun altro purtroppo la posizione degli Stati Uniti d’America non cambierebbe.

Una guerra è sempre di esito incerto, forse gli ucraini o i neocon hanno qualche asso nella manica (e probabilmente anche i russi). Il prolungarsi delle ostilità alimenta una rischiosa escalation. Stento a crederlo[28], ma se a fine estate la Nato non potrà continuare a inviare artiglieria, missili e munizioni perché non ne ha più vi dovrà essere una tregua. L’occidente si comporta come se la Russia sia disponibile ad accettare condizioni e non pare disponibile a discutere le ripetute richieste di Putin. Il tempo per fare la pace non è imminente.

La storia dell’Ucraina dal 1917 al 1991 è una serie quasi ininterrotta di orrori, guerre civili, spostamenti forzati di popolazioni civili, spoliazione, massacri di ebrei, polacchi, ucraini e russi. Spero che questo conflitto ne sia il capitolo conclusivo, non l’inizio di un nuovo serial, e su questo io penso che tutti dovremmo impegnarci, se non tutti almeno quel poco che rimane un forte movimento pacifista che ha percorso tutto il ventesimo secolo.


[1] Valga ad esempio la storia del non rinnovato accordo (17 luglio 2023) per l’esportazione del grano ucraino che avrebbe lo scopo di affamare il sud globale. Sappiamo che la Russia è il primo esportatore al mondo di grano (e altre derrate), lUcraina il quinto. La portavoce di Shoigu continua a ripetere che la parte del contratto che riguardava il permesso di esportare cibo e fertilizzanti russi, approvato dall’ONU, non è stato onorato (resistenze USA, si dice). Si tratta di sbloccare canali finanziari e di poter ottenere assicurazioni marittime. Pare inoltre che gli ucraini da Odessa utilizzassero il corridoio del grano per operazioni belliche come l’attacco al ponte di Kerch: i droni-siluro sarebbero partiti da una nave mercantile. Il giorno successivo Putin denunciò l’accordo e pesanti attacchi missilistici distrussero i porti ucraini e depositi di grano. Pochi sanno che la quasi totalità del grano ucraino è rimasto in Europa facendo crollare le quotazioni del grano nei paesi limitrofi: Polonia (elezioni alle porte), Slovacchia (idem), Romania, Bulgaria e Ungheria, causando le proteste degli agricoltori e costringendo l’Unione europea ad acconsentire al blocco del grano ucraino che può solo transitare per tali paesi, c’è il rischio che simile provvedimento sia richiesto per altre derrate agricole. Diviene evidente che quando l’Ucraina entrerà in Europa con il suo vasto settore agricolo (occupato ampiamente dagli agribusiness come Monsanto) saranno necessari interventi per la politica agricola della comunità. Temo che non si permetterà alla Russia di esportare gratuitamente un poco del suo grano ai 5 o 6 paesi africani più poveri, come dichiarato da Putin. Fertilizzanti russi gratis per l’Africa sono rimasti bloccati per mesi in un porto olandese- Queste notizie sfiorano raramente le pagine dei giornali. La mia modesta opinione è che al momento la causa dell’aumento del prezzo del grano sia soprattutto la speculazione finanziaria, i futures.

[2] Le sanzioni valutarie e finanziare sono aggirabili solo utilizzando divise diverse dal dollaro, una strategia che ha avuto  gran successo nell’area dei BRICS. Benchè in teoria il prezzo del petrolio sia fissato in dollari esso viene comprato e venduto in rubli, yuan, rupie ed altre valute.

[3] la Crimea invece era stata annessa nel 2014 dopo un referendum, quasi senza spargimento di sangue.

[4] Duty to protect.

[5] Si noti che in entrambi i casi gli USA non avevano previsto boots on the ground, cioè la presenza di loro soldati.

[6] Forse anche per impedire a Gheddafi di istituire una moneta panafricana, agganciata all’oro, nonché per saldare vecchi conti.

[7] Cosidetta alt. right: è evidente che molte fonti alternative sono nella destra conservatrice degli schieramenti politici.

[8] Su questo tema intervengono dettagliatamente su UTube numerosi analisti militari (in pensione) americani: Scott Ritter, il colonnello Douglas MacGregor, Brian Berletic.

[9] Gli Stati Uniti d’America producono ora mensilmente 24 mila proiettili

[10] Tutte queste operazioni hanno una valenza mediatica ma non portano vantaggi militari.

[11] Si assiste al tentativo tragicomico di coinvolgere (riluttante)capitale privato già ora, per un paese in piena guerra: forse lo si deve rassicurare che se continua a svenarsi sarà in seguito risarcito e compensato?

[12] Sono curiosa di vedere come faranno dietro-front i mass media che hanno sostenuto una versione fantasiosa degli eventi bellici, analisti militari hanno osservato che è impossibile sconfiggere un esercito russo che ha superiorità di 10 a 1 nell’artiglieria, ha missili ipersonici ed è sempre più in grado di dirottare elettronicamente avanzati missili Nato, la cui flotta blocca il mar Nero, che avrà presto un numero di soldati molto superiore agli ucraini e che ha completa superiorità nello spazio aereo.

[13] Shoigu afferma che i russi riescono ad ascoltare le comunicazioni ucraine che usano i satelliti starlink. I russi hanno al momento circa 500.000 uomini sul campo, di questi sono in riserva 180.000 collocati appena oltre la frontiera vicina a Kharkiv. Il possibile sfondamento russo su Kupiansk e Lyman nell’agosto 2023 e queste riserve fanno pensare ad un imminente attacco russo dell’oblast di Kharkiv.  L’Ucraina che aveva 52 milioni nel 1991, ne ha visti emigrare 11, dei quarantuno milioni rimasti circa 8 milioni sono profughi in Europa.

[14] Per un’analisi della situazione militare attuale suggerisco Projecting the Intermediate Future (Previsioni di un prossimo futuro) di Simplicius the Thinker. Cfr. Simplicius76.substack.com :STREP 8/5/23 Projecting the Intermediate Future, 5 agosto 2023.

[15] Gli ucraini hanno constatato che le garanzie di 4 paesi nel memorandum di Budapest sono rimaste lettera morta.

[16] Sam Fleming and Henry Foy The ‘monumental consequences’ of Ucraine joining the EU, Financial Times 6 Agosto 2023

[17] Seymour Hersh è un famoso giornalista americano che ha rivelato quel che molti sospettavano: i responsabili del sabotaggio al gasdotto Northstream nel suo blog in substack.com. Ovviamente la Casa Bianca ha negato.

[18] Il bilancio della difesa statunitense è di 887 miliardi per il 2022, quello russo è meno di 100 miliardi.

[19] La Polonia sta minando le fondamenta dello stato di diritto in una deriva illiberale simile a quella Ungherese.

[20] Avranno bisogno di contributi finanziari per l’elezione presidenziale 2024, le industrie militari saranno generose.

Non capita a tutti di poter imboscare 21 migliaia di miliardi senza patirne le conseguenze

[21]Tale rete elettrica fu realizzata in epoca sovietica e i pezzi per ripararla si trovano solo nella Federazione Russa Si è detto l’inverno scorso che i guasti alla rete venivano riparati in fretta, ma alcuni analisti ritengono che i russi volessero solo farsi un quadro delle fragilità di tale rete per intervenire in maniera massiccia al momento adatto.

[22] Due senatori americani (Mitt Romney repubblicano e Jeanne Shahen democratica) hanno proposto il Black Sea Security Act nel luglio 2022 ‘per richiedere una strategia rispetto al mar Nero e incrementare assistenza securitaria agli alleati in zona’ dopo che un loro drone era stato affondato. Vedi Radu Dimitrescu : US Senate reaffirms strategic importance of Black Sea region through bill. In romania-insider.com 31 luglio 2023. La proposta viene approvata e fa parte del budget per la difesa statunitense.

[23] I servizi segreti inglesi ed i consulenti navali inglesi sembrano molto presenti negli attacchi sul mar Nero insieme al Global Hawk, aereo spia statunitensi.

[24] Gran parte dell’acqua che giunge in Crimea viene dalla diga di Nova Kakhovka, a mezzo di un canale che già nel 2014 fu ostruito, ora con la distruzione della diga tale canale non è più rifornito di acqua.

[25] Il Messico ha deciso all’ultimo momento di assentarsi. Questa conferenza ha un altro appuntamento fra un paio di mesi.

[26] Cosidetto ‘piano di pace Zelens’kyj’, che ha detto al Papa non esserci bisogno di altri.

[27] Se, sconfitta l’Ucraina, interverranno la Polonia & co. o persino la Nato saranno egualmente sconfitte, credo che il Pentagono se ne renda conto.

[28] Parliamo di più di ottocento miliardi di budget militare, contro meno di cento miliardi della Russia.