il commento

Draghi. Alcune osservazioni critiche sul libro di Guido Barlozzetti di Gianfranco Pasquino

di Gianfranco Pasquino, professore Emerito di Scienza politica dell’Università di Bologna e Socio dell’Accademia dei Lincei |

La mia osservazione di fondo riguarda l’anomalia. Perché per dire di un fenomeno, di una persona, di un avvenimento che è un’anomalia, bisogna conoscere ovviamente la regola.

Ho letto con grande interesse il libro di Barlozzetti anche perché il taglio non è quello che avrei dato io. Quindi a maggior ragione mi incuriosiva. L’ho letto anche perché si tratta di un libro divertente se posso dire cosi, divertente nel senso buono della parola – amusant direbbero i francesi -. E perché contiene una serie di osservazioni che sono importanti da mettere in confronto con la realtà, ovvero ci sono alcuni passaggi forse da approfondire sui quali magari non sono d’accordo. 

La mia osservazione di fondo riguarda l’anomalia. Perché per dire di un fenomeno, di una persona, di un avvenimento che è un’anomalia, bisogna conoscere ovviamente la regola.

Qual’è la regola in questo sistema politico? 

Abbiamo delle regole, delle regole storicamente rispettate? 

Sappiamo dunque che, se si esce dalle regole, si diventa, o si vuole, diventare un’anomalia?

Questo è uno dei grandi insegnamenti che ho avuto da Giovanni Sartori con il quale ho avuto un rapporto altalenante. Però Sartori diceva: 

Chi conosce un solo sistema politico non può dire di conoscere nemmeno quel sistema politico perché non può dire di esso che cosa sia normale e che cosa sia eccezionale”. 

Il secondo insegnamento che viene in parte da Sartori e in parte da Karl Popper è che bisogna poi spiegare l’eccezione, non basta dire: questa è un’eccezione, questa è un’anomalia. Non basta dirla: bisogna spiegarla occorre ricondurla all’interno di quello che potremmo chiamare una teoria, una teoria probabilistica direbbe Sartori

Draghi come persona, come dirigente politico, come Presidente del Consiglio, è un’anomalia rispetto a quale regola

Perché nel frattempo abbiamo avuto tre forse quattro governi che possiamo definire come presieduti da un non politico.

Quindi nella scienza politica un dibattito si è aperto.  Non è importantissimo perché I casi non sono molti ma. si è aperto su come definire i governi guidati da una persona priva di una carriera politica, che viene proiettata a quei livelli nella vita politica: governi parlamentari naturalmente perché nei governi presidenziali spesso chi arriva al governo non è un esponente politico

Quindi si apre in problema

Un governo “non politico”, non certo tecnico

Insieme ad un mio allievo abbiamo deciso di chiamarli “governi non politici” non certo “governi tecnici” che non vuol dire granché. Dopo di che, i governi non politici in Italia non hanno nessun problema perché la Costituzione è chiara L’Articolo 84 dice che il governo deve avere la fiducia delle Camere. Non c’è nessuna altra richiesta esigenza o requisito

E quindi il governo Draghi era un governo democratico, parlamentarenormale secondo la Costituzione, ma non normale secondo la quasi totale maggioranza dei governi parlamentari che esistono nelle democrazie occidentali, soddisfacendo il solo requisito richiesto, ovvero ottenere e mantenere la fiducia del Parlamento

Quindi Barlozzetti dovrebbe dirci qualcosa di più su cosa produce il governo Draghi Su questo non c’è abbastanza. E da questo punto di vista consentitemi di dire che i retroscena sono importanti dobbiamo conoscere le motivazioni, ossia quello che sta dietro.

E’ assolutamente decisivo sapere cosa stava dietro la scelta di Draghi da parte di Sergio Mattarella con quante persone Mattarella aveva discusso di questa scelta e con quante persone si era consultato lo stessoDraghi 

Questi aspetti sono rilevanti per la comunicazione politica 

Cosa significava scegliere una persona come Draghi certamente notissima nel contesto europeo, ma, al momento della scelta, non era certo notissimo nel contesto italiano tranne che ricordato per quella frase pronunciata quand’era Presidente della Banca Centrale Europea, “Whatever it Takes”, ossia “Costi quel che costi”[1] che per la maggior parte degli italiani non significa nulla anche perché non saprebbe comunque tradurla in italiano. 

E dunque c’è questo primo momento sul quale vorrei degli approfondimenti che credo siano importanti se vogliamo scrivere qualcosa di utile sul Governo Draghi

Il momento di svolta per il governo Draghi: l’elezione del Presidente della Repubblica 

Il secondo punto che mi pare ugualmente importante dal punto di vista della comunicazione è il momento dell’elezione del presidente della Repubblica. Quello è secondo me il momento di svolta di Draghi, del governo e forse ance del sistema politico.  

Vorrei insomma sapere se Draghi voleva davvero fare il presidente della Repubblica e se Mattarella davvero non ha capito che quello poteva essere il passaggio vero della legislatura

Perché Draghi Presidente della Repubblica non avrebbe più potuto guidare il governo però avrebbe comunque forse potuto controllare quello che gli premeva di più ovvero quell’attuazione fino in fondo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che vediamo sta avendo non poche difficoltà che vengono camuffate nel senso che sono messe sotto il tappeto ma che mi paiono gravi non tanto per il governo (anche per il governo), ma per il futuro del sistema politico ed economico italiano.

Anche su questo vorrei saperne di più.

Abbiamo/hanno i comunicatori raccontato a sufficienza quali erano le ambizioni di Draghi? E per quale ragione?

E quindi qual è il contraccolpo per Draghi di quell’elezione?  

Perché Mattarella accetta quindi la sua rielezione?

Erano tutti li con i loro scatoloni e andavano via. Era giusto cosi Mattarella non doveva creare il precedente della rielezione. Già lo aveva detto Napolitano,

Anche perché nessuno in democrazia deve essere considerato una persona salvifica. La democrazia si salva da sé con le sue regole e la sua Costituzione. Non perché ci sono gli uomini mandati dalla provvidenza.

La crisi del governo Draghi 

Terzo elemento è quello della crisi, della crisi vera e propria

Anche qui credo che Draghi sia stato trattato male. 

Molti dicevano che Draghi avrebbe dovuto accettare il cambio di governo, il cambio di maggioranza. E cosi via. La sua è una scelta dettata dal fatto che ha una condizione economica di tutto rilievo Come ha detto lui “Un lavoro me lo cerco da solo”. Su questo sottolinerei questo aspetto che mi pare molto significativo

Ma perché Draghi non voleva più fare il capo del governo? Che cosa è davvero successo?

Detto questo, quando guardo in giro, per fare quella comparazione che vi avevo annunciato all’inizio, vedo che ci sono problemi veri di formazioni dei governi che però vengono risolti attraverso la formazione di coalizioni esplicite addirittura con contratti. 

Non mi riferisco tanto al “contratto con gli italiani”[2] ma a contratti chiaramente definiti, ovvero ben delineati che poi sono resi pubblici e che gli italiani snobbano. 

In Germania questa è la norma che tra l’altro produce governi di lunga durata che durano tutta la legislatura.

Anche su questo aspetto varrebbe la pena di soffermarsi. Come i comunicatori trattano questo tipo di attività e spesso in maniera non adeguata e come invece questi contratti danno vita a governi stabili e di lunga durata. 

Osservazioni finali

In conclusione ho l’impressione che il libro di Barlozzetti ci offre un sacco di informazioni ma forse, per dargli una prospettiva, bisognerebbe scavare un po’ di più con qualche intervista mirata. 

Mi è mancata una riflessione su chi consigliava Draghi in certi momenti, perché non poteva essere lui che da solo decideva una serie di cose. 

Anche sulle espressioni adottate nelle sue conferenze stampa, chi curava la comunicazione di Draghi? Forse sarebbe stato utile saperlo.

E’ una meteora? Certamente si.

Il sistema italiano assorbe in materia brutale tutto questo. Siamo in una altra fase e la fasa successiva sarà a sua volta ugualmente diversa da quella attuale.

Il vero problema non sono tanto le persone, anche se le persone hanno un ruolo: il vero problema del sistema politico italiano sono i partiti politici.

Tutto questo, lo possiamo vedere meglio osservando il declino, ovvero il degrado dei partiti politici in modi e in forme diverse

Da un lato Il PD come diceva Massimo D’Alema rimane – sono d’accordo – “un amalgama mal riuscito”, e, dall’altro, il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, è certo un partito vero ma che si affida troppo allaleadership e con una classe dirigente mediocre.

Tutto gli altri non sono partiti: sono formazioni personalistiche di vario genere che naturalmente non contribuiscono alla soluzione dei problemi di funzionamento del sistema politico italiano. 

Sono parte del problema

E non spetta a me dare la soluzione. Certamente non in questa sede.


[1]Frase pronunciata da Mario Draghi il 26 luglio 2012, nell’ambito della crisi del debito sovrano europeo, per indicare che la BCE avrebbe fatto appunto “tutto il necessario” per salvare l’euro da eventuali processi di speculazione.

[2] Documento elettorale “firmato” in occasione di una fra le tante campagne elettorale, da Silvio Berlusconi a Porta a Porta da Bruno Vespa di fronte a migliaia di telespettatori.

Democrazia futura e Key4biz hanno organizzato il 20 giugno scorso un webinar sul libro di Guido Barlozzetti La Meteora? Mario Draghi. Anomalia di un’immagine (Bertoni Editore, 2023) già recensito in questo numero da Stefano Rolando. Guarda il webinar

Note della Redazione

Cosa contiene il saggio di Barlozzetti

Il saggio analizza il periodo chiuso – febbraio 2021/ottobre 2022 – del governo di Mario Draghi da un particolare punto di vista. 

Non è un libro che si occupa di politica in senso stretto, la politica dei partiti e degli schieramenti, tanto meno appartiene al genere classico della biografia. 

Si occupa di Mario Draghi attraverso quello che di lui ci hanno restituito le parole e le immagini, e cioè quello che si è visto e/o ha fatto vedere di sé e quello che ha detto.

 In un tempo in cui l’immagine ha assunto un ruolo decisivo nella pratica stessa della politica, quella di Mario Draghi si è presentata con un’anomalia che riguarda sia il modo in cui si è presentato sulla scena, sia lo stile della comunicazione. 

In questo senso, La Meteora? è anche una riflessione sul rapporto tra immagine e potere e dunque anche su come e cosa quella di Draghi dica di un passaggio delicato e complesso della (nostra) democrazia.

Il webinar promosso da Key4biz e Democrazia futura il 20 giugno 2023

Dopo i saluti di Raffaele Barberio – che ha ringraziato i partecipanti e la moderatrice Carmen Lasorella – e di BrunoSomalvico – che ha sottolineato la grande attenzione rivolta dalla nostra rivista all’esperienza di governo dell’ex Presidente della BCE -, la parola è stata data all’autore per una breve presentazione del suo volume.

Il dibattito è stato introdotto da un intervento del professor Gianfranco Pasquino seguito da una tavola rotonda alla quale hanno partecipato tra gli altri Stefano Balassone, Massimo de Angelis, Giulio Ferlazzo Ciano, Giampiero Gramaglia, Giampaolo Sodano e Celestino Spada.

Carmen Lasorella introduce e modera i lavori

In apertura Carmen Lasorella ha messo in luce il carattere eccezionale di un esecutivo nato quando il Paese si trovava ancora a fare i conti con la pandemia. Secondo la giornalista lucana il rapporto fra potere e immagine è decisivo e sotto Draghi è decisamente cambiata l’immagine dell’Italia percepita all’estero. Il silenzio evidenziato da Barlozzetti nel caso di Draghi diventa una cifra nell’epoca in cui tutti vogliono apparire. 

La politica del fare fa la differenza. Draghi appare come una personalità fuori dalla politica ma compatibile con la politica come era apparso ben prima dell’arrivo a Palazzo Chigi con il contributo importante assunto nella veste di Presidente della Banca Centrale Europea BCE quando tutti hanno riconosciuto nell’operato di Draghi uno scudo per l’Italia.