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‘Chiamate moleste, serve una riforma del sistema call center’. Intervista a Massimiliano Dona (UNC)

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Una marea montante di chiamate moleste, per venderci di tutto a tutte le ore, con scarse possibilità di difenderci. Un fenomeno, quello del telemarketing selvaggio, sempre più diffuso, dal quale però è difficile sottrarsi. L’unico strumento per farlo è chiedere di entrare nel Registro delle Opposizioni, che tuttavia vale soltanto per i numeri fissi presente negli elenchi pubblici. Che fare? Ne abbiamo parlato con Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori (UNC).

 

K4B. Avvocato Dona, più di 10mila sottoscrizioni alla petizione dell’Unione Nazionale Consumatori per dire basta alle chiamate indesiderate. Di cosa si tratta?

 

Massimilano Dona. Non si arresta il flusso di quei consumatori che scrivono ogni giorno ai nostri sportelli perché non ne possono più di essere tartassati a tutte le ore del giorno con proposte commerciali e promozioni convenientissime solo sulla carta. Il problema è che purtroppo ad oggi possiamo fare ben poco perché non ci sono delle regole efficaci che mettano un freno all’aggressività di alcuni operatori; d’altra parte, il Registro Pubblico delle Opposizioni, che doveva servire a chi si iscrive per esprimere il diritto di opposizione alle chiamate di telemarketing, si è rivelato un fallimento. Per questo motivo è nata la campagna per dire basta alle chiamate indesiderate, diffusa sul nostro sito http://www.consumatori.it e attraverso i canali social dell’associazione con l’hashatg #nondisturbarmi; oltre alla nostra associazione hanno aderito anche i colleghi di Cittadinanzattiva, Movimento Difesa del Cittadino e Udicon.

K4B. Come si fa per aderire?

Massimilano Dona. Chi vuole potrà firmare la petizione a questo link:  http://www.consumatori.it/stop-chiamate-indesiderate/

K4B. Quali sono gli obiettivi che si propone L’Unione Nazionale Consumatori con questa iniziativa?

 

Massimilano Dona. In concreto con la nostra raccolta di firme chiediamo una riforma del “sistema call center” e quindi:

  1. Introduzione di un meccanismo di corresponsabilità tra l’azienda che avvia la campagna e il call-center che fa le telefonate (per evitare rimpalli di responsabilità e di dover perseguire piccoli call-center con sede all’estero), prevedendo anche un’attività di monitoraggio e di educazione da parte del gestore.
  2. Potenziamento del Registro pubblico delle opposizioni,così da ampliarne le prerogative prevedendo: la possibilità di iscrivere anche i numeri di cellulare e soprattutto che una volta iscritto il proprio numero, si possano così “cancellare” tutti i precedenti consensi (in modo tale da consentire al cittadino di riprendere il pieno controllo dei propri dati). Sarebbe inoltre preziosa l’istituzione di un Registro per censire le campagne promozionali (con indicazione dell’operatore che lancia la campagna, il periodo di riferimento e i numeri utilizzati per chiamare i consumatori) così da evitare all’utente di dover fare indagini complicate per scoprire chi lo ha disturbato
  3. Incentivare gli operatori a gestire meglio i dati in loro possesso: il sistema attuale è costruito in modo tale da disincentivare le buone pratiche. Oggi, infatti, il pagamento alla Fondazione Ugo Bordoni (che si occupa del Registro) è proporzionale all’attività di scrematura dei numeri: tanto più pulisce le liste, tanto più l’azienda deve pagare la Fondazione. Ma in questo modo si disincentivano le imprese a cancellare i numeri (di fatto questi preferiscono pagare le sanzioni), mentre sarebbe meglio stabilire il pagamento in base al fatturato.

 

K4B. Ha citato il Registro delle Opposizioni: quali sono i suoi limiti?

Massimiliano Dona. Fino al 2011 esisteva la regola del consenso espresso: si poteva chiamare solo chi aveva dato esplicito consenso a ricevere chiamate promozionali. Poi il sistema è peggiorato, invertendo l’onere a danno del consumatore e a vantaggio di chi chiama. Ora le aziende possono telefonarti senza alcun limite, salvo che ti iscrivi al Registro delle opposizioni. Peccato che il Registro “funzioni”, si fa per dire, solo per gli utenti che hanno il loro numero sugli elenchi telefonici. Chi non è sull’elenco (a cominciare quindi dai cellulari) è escluso e di fatto senza tutela!

Secondo i dati resi noti dallo stesso Garante della Privacy, su 115 milioni di linee telefoniche, tra fisse e mobili, solo 13 milioni, l’11,3%, sono negli elenchi, e solo poco più di 1 milione e mezzo, circa l’1,3%, è iscritto al Registro. Se a questo aggiungiamo che le aziende chiamano anche chi è iscritto al Registro, il quadro è completo.

K4B. Cosa proponete?

Massimiliano Dona. E’ evidente che è necessaria una riforma: per questo motivo, lo scorso mese di luglio abbiamo presentato al Garante della Privacy, Antonello Soro, la nostra proposta per un teleselling rispettoso dei consumatori; inoltre sappiamo che è allo studio una proposta di legge dell’Onorevole Quaranta di Sel per contrastare i fenomeni di abuso e intrusione della privacy del cittadino all’interno delle attività di telemarketing. Insomma qualcosa si sta muovendo….

 

K4B. In attesa di una riforma il consumatore che cosa può fare per difendersi?

Massimiliano Dona. Allo stato attuale, per difendersi è utile ricordare che è nostro diritto sapere dove è stato reperito il nostro numero (cioè il soggetto a cui abbiamo ceduto i dati per usi pubblicitari) e che il nostro consenso può essere revocato inviando una raccomandata A/R con la richiesta di cancellazione. Inoltre, si può fare una segnalazione al Garante della Privacy o alla Polizia Postale.

L’arma migliore, comunque, rimane la prevenzione: firmare solo il consenso obbligatorio, quello cioè necessario per fruire di un servizio, evitando accuratamente di mettere altre firme (o flaggare caselle) per fini commerciali o per la cessione di dati a terzi che non devono essere obbligatori. E’ bene, inoltre, concedere con parsimonia il proprio numero di telefono (meglio evitare ad esempio di metterlo sui social-network) e non dare consensi telefonici all’attivazione di contratti.

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