L’audizione ‘precotta’

Cambridge Analytica, ‘Le parole che non ti ho detto’ di Mark Zuckerberg in scena all’Europarlamento

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Grazie al format preconfezionato a suo piacimento, il Ceo di Facebook non ha riposto alle domande cruciali sull’abuso dei dati personali degli utenti europei che i presidenti dei gruppi parlamentari gli hanno rivolto ieri nell’audizione alla Conferenza dei presidenti del Parlamento Ue. Antonio Tajani: ‘Ho chiesto di mandare le risposte scritte’.

Ha risposto solo alle domande facili per le quali aveva già imparato a memoria cosa dire, mentre è stato evasivo a quelle cruciali, fondamentali per capire se Facebook ha voglia ed è in grado di evitare l’abuso dei dati personali degli utenti europei, anche dopo lo scandalo Cambridge Analytica che ha coinvolto 2,7 milioni i cittadini dell’Europa, i cui dati sono finiti impropriamente nei server della società inglese di big data.
In questo modo è andata in scena, ieri pomeriggio, trasmessa in diretta streaming, l’audizione ‘precotta’ di Mark Zuckerberg presso la Conferenza dei presidenti dell’Europarlamento. Come è potuto accadere? Il format è stato confezionato a piacimento del Ceo e fondatore del social network. I presidenti dei diversi gruppi parlamentari presenti hanno potuto rivolgere le domande, tutte insieme, solo all’inizio. Non c’è stata una risposta a ogni domanda come avvenuto nelle audizioni al Congresso Usa. Così Zuckerberg ha avuto facile gioco quando ha preso la parola, perché ha scelto a cosa rispondere. Evitando le domande più scomode e scottanti provenienti, per esempio, dall’europarlamentare più agguerrito ieri in audizione. Ecco cosa ha chiesto al ceo di Facebook Guy Verhofstadt, presidente del gruppo Alleanza dei democratici e dei liberali d’Europa (Alde):

  • Mi ricordi ‘Kalden’ del libro ‘Il Cerchio’, il fondatore di una grande azienda di big data, che cresce a dismisura e fuori dal suo controllo, influenzando le elezioni. Quasi ogni anno dal 2003 c’è stato un illecito o un problema su Facebook. Penso si sia scusato 13 volte negli ultimi 10 anni. Due volte nel 2017 e quest’anno l’ha già fatto 3 volte e siamo solo a maggio. Le chiedo dunque: siete in grado di riparare al danno creato? Perché è chiaro che c’è un problema.
  • Dice di applicare il Gdpr sulla piattaforma Facebook, ma sta dicendo la verità? Dopo lo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica avete trasferito i dati dei cittadini extraeuropei dai server in Europa a quelli negli Usa. Lo sa che è vietato? Perché conservate i dati anche di chi non è iscritto al social?
  • L’articolo 82 del Gdpr prevede per ciascun Stato membro, che abbia subìto danni dall’abuso di dati personali, ha diritto al risarcimento. Quando rimborserete gli utenti gli utenti europei i cui dati sono stati illegalmente utilizzati per altri fini? Dato che i dati di ogni profilo Facebook può valere fino a 150 dollari quanto dovete pagare?
  • Come vuole essere ricordato? Come uno dei tre giganti di Internet insieme a Bill Gates e Steve Jobs? O come un genio fallito che ha creato un mostro digitale che distrugge le democrazie?
  • È disposto a cooperare con l’antitrust UE per aprire i libri di bilancio e vedere se c’è monopolio di Facebook in Europa?”

 

A tutte queste domande Mark Zuckerberg non ha risposto, per questo motivo Tajani gli ha chiesto di mandare risposte scritte a tutte le domande. “Ha fornito risposte totalmente inadeguate”, così ha commentato, al termine dell’ora di audizione, Verhofstadt, che ha poi rilanciato: “È chiaro che l’autoregolamentazione ha fallito e se Facebook non è disposto ad applicare anche le nostre leggi europee, sarà necessario un ulteriore regolamento per garantire che il social network non possa più essere manipolata dagli attori di destra e di Stato straniero per minare i nostri processi democratici”. “Deve prendere misure concrete”, ha aggiunto il presidente del gruppo Alde, “per vietare tutti i robot e garantire che i bot non possano abusare della piattaforma Facebook”. “In caso contrario”, ha concluso, “occorre risolvere il problema a livello legislativo perché potrebbe essere giunto il momento di rompere questo monopolio per proteggere la privacy dei nostri cittadini europei, come abbiamo fatto in passato con Standard Oil and the Bells”.

Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento: ‘Evitare di influenzare il voto delle europee’

Come si evince anche dalle domande infuocate del parlamentare Guy Verhofstadt a Bruxelles interessa soprattutto evitare l’influenza sulle elezioni che si terranno tra giusto un anno, il 23-26 maggio per eleggere i nuovi rappresentanti all’Europarlamento. Infatti il tema è molto a cuore anche ad Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, che, nell’introduzione dell’audizione, ha detto: “La vicenda Cambridge Analytica sulla raccolta e l’utilizzo illegale di dati personali al fine di influenzare risultati elettorali, è allarmante.

I nostri cittadini chiedono di esercitare il diritto di voto in piena consapevolezza, sulla base di informazioni veritiere. Dobbiamo garantire che i loro dati personali non vengano mai più utilizzati per manipolare illecitamente il processo democratico”.

“Per contrastare questa pericolosa deriva”, ha aggiunto Tajani, “abbiamo bisogno di buone regole e di piattaforme più responsabili e disposte a collaborare”. “I giganti digitali devono rispettare le norme su raccolta e utilizzo dei nostri dati”, ha concluso il presidente dell’Europarlamento.

I prossimi passi per mettere al sicuro le elezioni europee del 2019

Nelle prossime settimane seguiranno una serie di audizioni pubbliche con rappresentanti di Facebook e delle altre parti interessate, davanti alla Commissione per le Libertà Civili, la Giustizia e gli Affari Interni, e alle altre Commissioni competenti.Al termine di queste audizioni il Parlamento indicherà le soluzioni concrete che le piattaforme dovranno introdurre per mettere al riparo tutte le prossime elezioni da ogni rischio di manipolazione.

L’audizione di Mark Zuckerberg a Bruxelles