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Facebook ‘87 milioni i profili finiti nelle mani di Cambridge Analytica. 214mila in Italia’

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Non 50 milioni di profili, ma i dati di 87 milioni di utenti del social network sono stati illecitamente usati da Cambridge Analytica a fini politici. La cifra è stata comunicata da Facebook, che ha anche riferito che in Italia i profili interessati sono 214mila. E da quale partito italiano sono stati utilizzati?

Lo scandalo dei dati degli utenti Facebook illecitamente utilizzati da Cambridge Analytica assume dimensioni ancora più esponenziali. Non 50 milioni di profili, ma i dati di 87 milioni di utenti del social network sono stati impropriamente usati dalla società inglese di analisi di big data a scopi politici. La cifra è stata comunicata da Facebook, che ha anche riferito che in Italia i profili interessati sono 214.134. Il dato si ricava sommando il numero delle persone (57) che hanno istallato l’app thisisyourdigitallife di Aleksandr Kogan, il ricercatore di Cambridge Analytica, e gli amici potenzialmente impattati (214.077).

Il Paese in cui il maggior numero di profili degli utenti è stato ‘condiviso impropriamente’ con Cambridge Analytica sono Stati Uniti: con 70 milioni di profili. Un numero elevatissimo. Una volta influenzati nella scelta del voto, con post e annunci promozionali personalizzati in base alle loro ideologie politiche, paure e desideri, è facile immaginare questi elettori siano stati decisivi per la vittoria di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Il Regno Unito, dove a giugno 2016 si è votato per il referendum sulla Brexit, è il quarto Stato in cui Cambridge Analytica ha maggiormente attinto impropriamente i dati degli utenti del social network: per la precisione i dati di più di 1 milione di account sono finiti nelle mani della società inglese, che li ha utilizzati, molto probabilmente, per influenzare il voto alle urne a favore degli euroscettici. Ma per la precisione per quale partito britannico avrebbero agito?

La stessa domanda la rivolgiamo anche pensando a quale partito italiano potrebbe aver beneficiato dei dati dei 214mila utenti Facebook finiti nei server di Cambridge Analytica, sul cui sito, tra le pratiche di successo in Europa, c’è anche l’Italia e si legge: “Nel 2012 Cambridge Analytica ha portato a termine un progetto di ricerca per un partito italiano che stava rinascendo e che aveva avuto successo per l’ultima volta negli anni ‘80”… “I nostri consigli hanno permesso al partito di andare oltre le sue aspettative iniziali in un momento di turbolenza nella politica italiana”.

I 10 Paesi con il maggior numero di profili Facebook finiti illecitamente nelle mani di Cambridge Analytica. Fonte: Facebook.

Le nuove scuse di Zuckerberg e i cambiamenti per evitare nuovi casi

 In una conference call di 45 minuti con i giornalisti Mark Zuckerberg si è di nuovo scusato per il grave scandalo, di cui Facebook è stato una sorta di Cavallo di Troia, sfruttato da Cambridge Analytica. “È chiaro che non abbiamo fatto abbastanza sulle fake news, sulle interferenze straniere nelle elezioni. È stato un grosso errore, è stato un mio errore”, ha detto il Ceo di Facebook, che ha confermato la sua presenza davanti al Congresso degli Stati Uniti. L’11 aprile sarà ascoltato dalla commissione per il commercio e l’energia della Camera Usa per chiarire il ruolo del social network in questa vicenda.

Per evitare nuovi casi di uso illecito dei dati degli utenti, la società cerca ogni giorno di correre ai ripari proponendo nuove soluzioni e strumenti per cercare di garantire un po’ più di privacy agli iscritti.

Il Cto di Facebook Mike Schroepfer ha descritto nove modifiche chiave, ecco le principali.

API degli eventi: fino a oggi, le persone potevano concedere l’autorizzazione di un’app per ottenere informazioni sugli eventi che ospitavano o a cui partecipavano, inclusi eventi privati. A partire da oggi, le app che utilizzano l’API (application programming interface, l’insieme delle procedure con cui i programmatori possono dialogare con un software) non saranno più in grado di accedere all’elenco degli invitati o ai post sulla bacheca degli eventi. E in futuro, solo le app approvate da Facebook e che accettano requisiti rigorosi potranno utilizzare l’API Eventi.

API dei Gruppi: In futuro, tutte le app di terze parti che utilizzano l’API di Gruppi avranno bisogno dell’approvazione di Facebook e di un amministratore del gruppo. Le app non potranno più accedere all’elenco dei membri di un gruppo, né alle informazioni personali, come nomi e foto del profilo…

API delle Pagine: fino a oggi, qualsiasi app poteva utilizzare l’API delle Pagine per leggere post o commenti, ma questo consente anche alle app di accedere a più dati del necessario. A a partire da oggi, tutti gli accessi futuri all’API delle Pagine dovranno essere approvati da Facebook.

Login Facebook: A partire da oggi, Facebook dovrà approvare tutte le app che richiedono l’accesso a informazioni quali check-in, Mi piace, foto, post, video, eventi e gruppi. Non sarà consentito, scrive la società, alle app di chiedere l’accesso a informazioni personali come opinioni religiose o politiche, stato e dettagli delle relazioni, liste di amici personalizzati, informazioni sull’istruzione e lavoro, attività fisica, attività di lettura di libri, attività di ascolto musicale, lettura di notizie, i video visualizzati e l’attività di gioco. Inoltre nelle prossime settimane sarà rimossa la possibilità ad uno sviluppatore di richiedere agli utenti di condividere i dati se non utilizza l’app per tre mesi.
Infine a partire dal 9 aprile Facebook mostrerà ai suoi utenti un link nella parte superiore del loro News Feed in modo che possano vedere quali applicazioni utilizzano -e le informazioni che hanno condiviso con quelle applicazioni. Gli utenti saranno anche in grado di rimuovere le applicazioni che non vogliono più. Come parte di questo processo Facebook comunicherà anche alle persone se le loro informazioni potrebbero essere state condivise in modo improprio con Cambridge Analytica. E sapere così se anche si rientra nei 214mila profili italiani finiti nei server della società inglese. E chissà anche nel target delle campagne social di un partito italiano.