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Accessibilità dei siti web: linee guida e buone pratiche

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In questo approfondimento partiremo dalla storia dell’accessibilità web per concentrarci poi sull’adozione di buone pratiche e l’implementazione di strumenti per progettare siti accessibili nella forma e nelle funzionalità.

Digital Customer Experience (DCX) è una rubrica settimanale dedicata alla Digital Experience a cura di Dario Melpignano, Ceo di Neosperience. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui. Per la versione inglese vai al blog.

La trasformazione digitale in atto sta rivoluzionando totalmente il modo di comunicare, lavorare e condividere informazioni. Il Web ha contribuito, nel corso di pochi decenni, ad abbattere innumerevoli barriere spaziali e temporali, ma non per tutti.

Ben 1,3 miliardi di persone al mondo e 87 milioni di persone nella sola Unione Europea, infatti, hanno una forma di disabilità: in altre parole, per un utente su 4 continuano a persistere vere e proprie barriere architettoniche digitali.

In aggiunta, i dati di WebAIM restituiscono uno scenario preoccupante: solo il 3% del milione di siti web più frequentati rispetta gli standard minimi di accessibilità del World Wide Web Congress.

Portare l’attenzione sull’accessibilità del web diventa allora un imperativo: è necessario non solo adeguarsi alle normative nazionali e internazionali, ma anche e soprattutto fornire a tutti un’esperienza di navigazione personalizzata, inclusiva e dunque empatica.

In questo approfondimento partiremo dalla storia dell’accessibilità web per concentrarci poi sull’adozione di buone pratiche e l’implementazione di strumenti per progettare siti accessibili nella forma e nelle funzionalità.

L’accessibilità web dalla nascita di Internet a oggi

La legislazione sull’accessibilità web nasce come naturale derivazione delle legislazioni anti-discriminazione già in vigore in diverse aree del mondo.

Negli Stati Uniti, per esempio, l’accessibilità web trova spazio nell’American Disabilities Act del 1990, dove tra i places of public accommodation (Title III) sono inclusi gli spazi, sia virtuali sia reali, dove sono presenti servizi per il pubblico.

A livello operativo la necessità di rendere Internet uno spazio accessibile si è manifestata fin dai primi anni di esistenza del World Wide Web.

Già nel 1996 l’inventore stesso del Web così come lo conosciamo, Tim Berners Lee, nella newsletter “Disabilities and the Web” esponeva la necessità di costituire un’area operativa dell’allora neonato World Wide Web Congress dedicata a promuovere un alto livello di usabilità per le persone disabili.

A livello software, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, sia Apple sia Microsoft hanno introdotto all’interno dei propri sistemi operativi le prime opzioni di accessibilità, includendo per la prima volta la possibilità di modificare la gamma cromatica del display e abilitare la navigazione assistita, via tastiera o sintesi vocale.

Risale infine sempre al 1999 la prima versione delle Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) del World Wide Web Congress: queste linee guida di accessibilità, ormai diventate lo standard internazionale per il settore, forniscono uno standard di valutazione dell’accessibilità web in base a tre progressivi livelli di conformità (A, AA, e AAA).

Accessibilità e Responsive Web Design: le sfide

Con il passare del tempo l’evoluzione del Web e dei suoi standard di codifica ha permesso di creare prodotti digitali sempre più articolati nelle interfacce e nella funzionalità.

L’introduzione e la diffusione sempre più massiccia, nell’era del Web 2.0, del formato mobile ha aperto la possibilità di progettare siti responsivi, caratterizzati non solo dalla piena compatibilità con i form factor degli smartphone, ma anche da un design sempre più complesso e visivamente accattivante.

Il Responsive Web Design, tuttavia, ha complicato di molto il panorama dell’accessibilità web. Tra i problemi più frequenti figurano:

  • Scelte cromatiche come il basso contrasto, che rendono difficile la lettura;
  • Link senza descrizione;
  • Contenuti poco adattabili a diverse tipologie di display, dispositivi o sistemi operativi;
  • Architettura dell’informazione poco chiara, dove risulta difficile localizzare un contenuto specifico;
  • Testo alternativo per le immagini assente o usato in modo erroneo.

Per superare questi ostacoli, i web designer devono tenere in considerazione le esigenze degli utenti con disabilità e integrare l’accessibilità web, insieme alle pratiche di base e ai test di usabilità, già in fase di progettazione, intervenendo ove possibile invece sui contenuti pre-esistenti per renderli più accessibili.

Web Content Accessibility Guidelines: Easy Checks

Le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) sono giunte alla versione 2.1, pubblicata come W3C Recommendation a giugno del 2018.

A partire dalla versione 2.0 il testo integrale di queste linee guida si articola in quattro principi fondamentali, gli stessi che animano le legislazioni locali sull’accessibilità web in Unione Europea e in Italia.

Per il World Wide Web Congress, un sito web che si possa considerare accessibile dev’essere:

  • Percepibile indipendentemente dall’inibizione di sensi o capacità motorie;
  • Utilizzabile anche con strumenti assistivi o browser alternativi;
  • Comprensibile a tutti in ogni sua parte;
  • Robusto e in grado di essere interpretato in modo affidabile da più dispositivi.

Per una prima verifica dell’accessibilità di una pagina Web la Web Accessibility Initiative mette inoltre a disposizione una lista di controllo suddivisa in pratici punti, i cosiddetti “Easy Checks”:

  • Titolo della pagina
  • Alternative al testo delle immagini (“alt text”)
  • Testo:
    • Titoli
    • Rapporto di contrasto (“contrasto di colore”)
    • Ridimensionamento del testo
  • Interazione:
    • Accesso da tastiera e focus visivo
    • Moduli, etichette ed errori (compresi i campi di ricerca)
  • Generale:
    • Contenuto in movimento, lampeggiante o intermittente
    • Alternative multimediali (video, audio)
    • Controllo della struttura di base

Gli Easy Checks non corrispondono a una dichiarazione di conformità legale, ma consentono a designer e specialisti del web di farsi un’idea immediata delle aree su cui intervenire per predisporre ulteriori interventi oppure procedere all’installazione di tool di ausilio all’accessibilità web.

Conclusione: un web più accessibile è possibile

Innalzare barriere architettoniche digitali in nome dell’estetica, trascurando l’usabilità e la funzionalità, equivale a sprecare la grande opportunità che il Web offre: quella di fornire agli utenti un accesso condiviso alle informazioni e ai servizi in esso contenuti.

Progettare un’esperienza di navigazione inclusiva è possibile grazie a tool come OpenAble, la soluzione Neosperience dedicata alla Web Accessibility pronta all’uso.

Integrando questo tipo di piattaforma, scalabile e personalizzabile in base alle diverse esigenze di accessibilità, con le buone pratiche di web design approfondite negli scorsi paragrafi, è possibile trasformare i siti web in spazi virtuali davvero accoglienti per tutti gli utenti.