mSECURITY: solo un terzo degli utenti si accorge di aver perso il proprio smartphone entro i 15 minuti

di Flavio Fabbri |

VINTI

Secondo una recente indagine condotta in Gran Bretagna da YouGov, su commissione di SecurEnvoy, solo un terzo dei possessori di smartphone e telefonini di ultima generazione si rende conto di aver smarrito il proprio apparecchio entro i primi 15 minuti. La maggioranza degli utenti, si legge nel Rapporto, se ne accorge dopo circa un’ora, se non di più. Il tema centrale che i ricercatori hanno voluto sollevare, con la pubblicazione dello studio, non è tanto la lentezza con cui le persone si rendono conto di aver smarrito il telefono, quanto il troppo tempo lasciato a disposizione di chiunque voglia entrare in possesso dei dati memorizzati nel dispositivo mobile.

Sui nostri cellulari e smartphone sono conservate informazioni di estrema importanza, di natura professionale, fiscale, bancaria e personale, che farebbero gola a qualsiasi criminale. Il documento reso pubblico da YouGov ci invita a riflettere sul fatto che ormai lo smartphone è un vero e proprio portafoglio elettronico, pieno di dati sensibili, quasi un mazzo di chiavi metaforico con cui aprire tutte le porte e prendere possesso della nostra vita privata.

Per le statistiche, l’oscar della sbadataggine è affidato dal Rapporto alle donne, con il 71% delle utenti che non si accorge di aver perso il proprio smartphone prima dei fatidici 15 minuti, contro il 60% degli uomini. Un dato che però deve tenere conto del modo estremamente diverso con cui i due sessi approcciano al device: le donne lo mettono in borsa, nella stragrande maggioranza dei casi, in mezzo a moltissimi altri oggetti, gli uomini nella tasca della giacca e dei pantaloni. Due dimensioni diverse in cui sistemare le cose e, ovviamente, di memorizzarne presenza e posizione.

Gli utenti in fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, invece, sembrano essere quelli che più velocemente degli altri si accorgono di aver smarrito il telefonino (28% dei casi), anche entro i primi 5 minuti, contro il 13% degli over 55. Anche in questo caso, a fare la differenza, è l’utilizzo che se ne fa del mezzo di comunicazione, con i giovani sempre a telefonare, controllare la casella dei messaggi in arrivo e a chattare sui social network.

Il traffico dati (video, foto, messaggi, eMail, appunti, applicazioni, account di mBanking e mPayment) sui nostri device mobili è in forte aumento e, al di fuori delle considerazioni statistiche, ciò che emerge è l’ancora basso livello di protezione delle informazioni memorizzate. All’aumentare del numero delle transazioni bancarie sul nostro telefono, dei codici immessi, delle password, delle operazioni di pagamento, delle eMail aziendali e personali che mandiamo e riceviamo, crescono anche i pericoli di sabotaggio, sottrazione dati e furto d’identità. Si può anche perdere un apparecchio telefonico, ma l’importante è aver difeso nel migliore dei modi i dati in esso custoditi, tramite sistemi di crittografia e di autenticazione oggi disponibili.
 

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