Avanza il citizen journalism: ecco come cambia l’informazione nell’era del web 2.0. Intervista a Paolo Liguori (TGcom)

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a cura di Giorgio Sebastiano

INTERVISTA


Paolo Liguori

In principio la rete era sostanzialmente ad una via, anche per le limitazioni imposte dei linguaggi di pubblicazione. Poi arrivarono le prime city communities, con le loro piazze virtuali, i forum, e si scoprì il piacere dell’interattività, di poter dire la propria opinione. Ma il confine tra chi pubblicava i contenuti e chi li utilizzava era netto. Poi arrivarono i Blog, il prodromo del Web 2.0, e lo user si ritrovò protagonista, e dai pulpiti virtuali arrivare a vere forme di giornalismo il passo è stato breve. YouTube e Google video hanno poi chiuso il cerchio, aprendo alla multimedialità, per cui oggi basta un telefonino di ultima (ma non ultimissima) generazione per trasformarsi in un vero street-reporter. L’importante, poi, è avere la capacità di fornire contenuti, per cui la domanda oggi è: può un reporter improvvisato surrogare con efficacia una troupe di professionisti? Il dibattito è aperto, molti i commenti sarcastici, i dileggi e le paure.

SkyUk intanto ha aperto una piattaforma Google Video-clone in cui intende far confluire questi user generated content (UGC) da selezionare e riproporre sulle testate giornalistiche, online e broadcast.

 

In Italia, tra quelli che ci credono c’è Paolo Liguori, il  direttore di TGcom, testata ponte tra il broadcast tradizionale e i media digitali, che ha avviato il progetto  120 secondi“, una piattaforma video dove l’aspirante giornalista può postare il proprio “servizio” della durata non superiore ai due minuti che oltre a rimanere a disposizione di chi accede al sito, viene attentamente esaminato dalla redazione del Tg che provvede a selezionare i più interessanti per farli diventare parte del TgCom vero e proprio. A Paolo Liguori abbiamo chiesto:

 

K4B.  Gli UGC sono una nuova forma di giornalismo oppure una rondine primaverile?

 

Liguori. Io la ritengo una forma che apre parecchie strade alla comunicazione, sia quella sperimentale che quella istituzionale. Queste strade si sono aperte grazie alla diffusione della tecnologia che ha creato una nuova generazione di utenti che a me piace chiamare “generazione Tsunami”, perché lo Tsunami, fu il primo grande avvenimento in cui le immagini di quello che succedeva arrivò proprio grazie alle capacità di interazione delle vittime che, pur armate di mezzi amatoriali, consentirono ai media di trasmettere l’evento.

 

K4B.  Lo Tsunami fu un evento eccezionale…

 

Liguori. Questo evento però ci ha fatto capire come la frontiera della comunicazione si stesse spostando ancora più avanti e che qualsiasi immagine e notizia interessante può fare il giro del mondo attraverso la Rete.

 

K4B.  Però ora stiamo parlando di un uso sistemico di questi nuovi mezzi…

 

Liguori. Io penso che questo sistema possa essere esteso e le potenzialità di tantissime persone che oggi usano i telefonini possano essere messe al servizio dell’informazione. Chiunque oggi può realizzare il video di un fatto di cronaca, raccogliere opinioni, riprendere un evento perché “in quel momento lui c’era” e inserirlo nel circuito attraverso la Rete.

 

K4B.  Si tratta di contenuti che lei vuole trasferire sulla TV?

 

Liguori. La mia scommessa è quella di interagire con il linguaggio della televisione, per questo vogliamo sperimentalmente promuovere le migliori proposte sui canali broadcast

 

K4B.  Perché sente la necessità di questa commistione?

 

Liguori. Perché in futuro la cronaca e l’informazione possano essere costituite sì dal lavoro dei professionisti ma anche da quello dei semplici cittadini.

 

K4B.  Come la vede il giornalista professionista?

 

Liguori. Bene. Il ruolo diventa più importante, perché nel momento in cui si ha a disposizione molto materiale, si può scegliere meglio, selezionare e ricomporre.

Noi non lasciamo il contenuto nella palude indistinta, né nella confusione dei motori di ricerca, noi diamo la possibilità, a un contenuto valido, di essere esaltato dalla capacità di offrire un percorso guida alla priorità dell’informazione.

 

K4B.  Gli UGC possono essere il primo passo per un giovane che voglia provare le sue capacità nel dare la notizia?

 

Liguori. Vedo anche una funzione educativa in questa possibilità. Oggi si discute tanto del bullismo nelle scuole, dell’uso improprio e distorto del videofonino, ma la verità è che non c’è nessuno che abbia loro insegnato un uso positivo del mezzo. Se insegni ai giovani come utilizzare la telecamera del telefonino in modo positivo, appagante, dai loro un motivazione per un’attività socialmente utile  che li porta, automaticamente, fuori dal bullismo. Se li si lascia soli, abbandonati, senza uno stimolo, senza una guida, diventa inevitabile che questi facciano delle fesserie. E’ il paradigma della televisione, da sempre additata come cattiva maestra; ma la verità è sempre la stessa: seguite i ragazzi, stategli vicino.

 

K4B.  Con 450.000 utenti unici al giorno, 3.700.000 al mese Tgcom ha share superiori a molti media tradizionali, anche televisivi. Nel settore delle notizie, la Rete è il medium vincente. Ma il lavoro del giornalista sta cambiando profondamente, non pensa possa esserci uno Tsunami anche in questa professione?

 

Liguori. Internet non mette fuori gioco il giornalista ma il giornale come prodotto. L’attentato di Al Qaeda, da me ora in apertura, sarà in Tv questa sera e sui giornali soltanto domani mattina.

Il compito del giornalista oggi è fare bene il suo mestiere: fare la selezione delle notizie, stabilire una gerarchia, dare un percorso al cui interno il lettore possa riconoscersi. Se un utente viene su “La Repubblica” o “Tgcom”, questi ha già scelto un percorso; se non lo soddisfa, può cambiare con un click. Il giornalismo in Rete è la via di mezzo, in Tv assisti passivamente, in internet c’è la giungla.

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