Quale ICT per l’Italia? ¿Talenti, ricerca e polo mediterraneo¿. Intervista a Linda Lanzillotta

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INTERVISTA


Linda Lanzillotta

Una nuova legislatura europea, il giro di boa dell’attività di governo, la formalizzazione delle ricette alternative dell’opposizione. E¿ senza dubbio un momento di circolazione di idee e proposte, soluzioni e ricette. Abbiamo posto alcune domande a riguardo a Linda Lanzillotta, oggi responsabile del Dipartimento innovazione e sviluppo della Margherita, dopo significative esperienze di amministratrice al Comune di Roma e di Segretario Generale di Palazzo Chigi ai tempi del governo Amato.

 

K4B.  Nel nostro Paese la crisi della new economy, pur considerando piccoli accenni di ripresa, sembra ancora riflettersi negativamente sul sistema delle imprese. Cosa pensa di fare il centrosinistra per favorire una significativa ripresa?

 

R. Cominciamo col dire cosa non farà il centrosinistra. Non proseguirà in una politica di incentivi senza costrutto; non illuderà i cittadini che fare sconti sui personal computer conduca ad una maggiore sviluppo; non insisterà nella dissennata politica di spreco di denaro pubblico nei mille rivoli di una politica dell’innovazione priva di una regia coerente; non proporrà decreti liberticidi nei confronti della Rete come più volta la maggioranza attuale ha cercato di fare.

Quindi cercheremo di razionalizzare gli interventi sulla banda larga, ripensando probabilmente gli attuali assetti anche alla luce del progresso tecnologico che in questo settore è estremamente rapido; cercheremo di favorire le imprese che investono realmente in innovazione con incentivi strutturali che permettano anche di guardare al medio e a lungo periodo; affronteremo il digital divide interno in un¿ottica di pianificazione e con una logica di piccoli passi, favorendo l’autoformazione, l’eLearning, lo scambio generazionale e soprattutto puntando sulla relazione tra sviluppo della banda larga e contenuti. Infine, e in questo siamo d’accordo con Rodotà, cercheremo, prima di legiferare su Internet, di prestare attenzione alle dinamiche che la Rete genera e alle libertà fondamentali che essa garantisce.

Ma per fare tutto ciò è essenziale agire in prima battuta sulla cultura politica e amministrativa delle classi dirigenti.

 

 

K4B.  Insomma, volete riprendervi le tre ¿I¿?

 

R. E non solo. Poco prima delle elezioni, la Lista Uniti nell’Ulivo ha promosso un convegno intitolato Tecnologia, Talento, Tolleranza. Se da un alto è significativo il fatto che l’unità del centrosinistra su questi temi è piuttosto facile da ottenere, dall’altro anche questa esperienza ha dimostrato che a noi le tre ¿I¿ non bastano: una politica diversa ha bisogno anche della capacità di valorizzare i talenti (e quindi una crescita del sistema universitario in cooperazione con le imprese) e di costruire un sistema ¿attrattivo¿. Insomma, alle tre ¿I¿ vogliamo aggiungere tre ¿T¿. Perché dunque non pensare all’Italia come ad una laboratorio di sviluppo e di innovazione di riferimento per il sud del Mediterraneo?  Perché non far sì che la relazione tra università ed impresa si alimenti e, soprattutto, non venga vista solo nell’ottica dei classici spin-off universitari, ma anche per portare le best practice imprenditoriali dentro le Accademie?

 

 

K4B.  Il suo partito (la Margherita, ndr) sembra guardare con attenzione al campo dell’innovazione digitale. Quanto è distante oggi la politica (e i partiti) dalle tecnologie digitali?

 

R.  Lo dico con una punta di orgoglio: siamo l’unico partito che ha dedicato così tanto spazio alle problematiche dell’innovazione digitale negli ultimi tre anni e il nostro Osservatorio sulle ICT conta oggi più di 100 membri diffusi in tredici regioni italiane.

E¿ un modello operativo e organizzativo che punta a coinvolgere coloro che operano nella società attuando l’idea che è alla base del nostro partito: una struttura leggera che vive dell’apporto di idee e di elaborazioni di una rete di persone e di imprese che nel loro operare quotidiano maturano una visione, comprendono i bisogni e spingono per l’innovazione.  Questo modello è particolarmente appropriato nel settore ICT la cui costante evoluzione è alimentata dai diversi settori della società, dell’imprese, della pubblica amministrazione che sono il vero crogiuolo delle idee e del cambiamento.

 

 

K4B.  La Pubblica Amministrazione è un banco di prova inevitabile e di primaria importanza, quale giudizio date dell’ operato del ministro Stanca e quale formula ritenete necessaria per il governo dell’innovazione tecnologica e digitale nel Paese?

 

R.  Il  giudizio è molto critico; va al di là della persona del ministro Stanca e investe le scelte strategiche del governo che ha usato lo slogan dell’innovazione solo a scopi propagandistici, ma che in realtà non ha creduto e non ha investito in un grande progetto di modernizzazione della Pubblica Amministrazione. La posizione istituzionale del ministro Stanca è separata dai luoghi in cui si decidono i modelli organizzativi e i processi gestionali della Pubblica Amministrazione. Sul piano delle risorse, Stanca continua ad amministrare quelle lasciate in eredità dal governo Amato; il governo Berlusconi non ha investito una lira in più sull’innovazione.

 

 

K4B.  E voi cosa intendete fare?

 

La Margherita pubblicherà tra breve, grazie al lavoro del nostro Osservatorio sulle ICT,  la seconda edizione del Libro Bianco sull’Innovazione: lì sono contenute alcune proposte che attribuiscono all’innovazione tecnologica un ruolo centrale e strategico nell’organizzazione del Governo. l’esperienza  dell’amministrazione Clinton-Gore, nella quale era proprio il Vicepresidente a detenere la delega per lo sviluppo tecnologico ci dice che solo così è possibile dare forza e credibilità alla sfida per l’innovazione. l’innovazione, infatti,  non è un fenomeno a se stante, ma si pone in relazione diretta e trasversale con tutti gli altri settori di intervento dell’amministrazione e richiede dunque un¿azione quotidiana, tenace e autorevole che sia in grado di orientare l’amministrazione verso il cambiamento vincendo resistenze culturali e pigrizie burocratiche

 

 

K4B.  Lei è stata anche amministratrice nella capitale, quanto pesano gli enti locali nel processo di modernizzazione del Paese? E le ICT possono rappresentarne il volano?

 

R.  Non c’è dubbio. Il dinamismo assunto dalle Regioni e dagli Enti Locali nell’ultimo periodo è forse la vera novità nel panorama dell’ICT.  Il gap che si è venuto a creare e che tende progressivamente ad aumentare tra esperienze locali e amministrazione centrale in questa area è enorme. Lo dimostra anche il fatto che alcune iniziative, come la Carta Nazionale dei Servizi e la Carta di Identità Elettronica sono in gravissimo ritardo (se non addirittura congelate) non per colpa dei Comuni, ma per differenze di vedute nell’ambito del governo centrale. Intanto in molte aree del Paese, da Napoli a Torino, da Asti a Firenze, da Udine a Reggio Emilia, da Pisa a Siena per citarne solo alcune, le amministrazioni sviluppano importanti progetti di eGovernment. Io penso che la prima cosa che dovremo indicare nel nostro futuro programma di governo sarà proprio la valorizzazione delle esperienze locali per trasformare la loro spinta verso l’innovazione in un asset per il Paese.

 

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