Quella parte di banda larga chiamata satellite. Intervista ad Arturo Artom

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INTERVISTA


Arturo Artom
a cura di Raffaele Barberio

 

Quando si parla di banda larga, si ignora spesso che la banda larga si esprime attraverso varie modalità: mobile, tv digitale, satellitare. Quest¿ultima si è affermata negli ultimi tempi con la forza delle soluzioni innovative.

 

Ispiratore di quella che sin dagli inizi si è presentata come una vera e propria nuova filosofia della connessione è Arturo Artom, fondatore e presidente di Netsystem.

 

Lo abbiamo incontrato e gli abbiamo posto alcune domande per fare più luce su quella parte di banda larga chiamata satellite.

 

 

K4B. La banda larga è ormai diventato il cuore delle modalità di trasmissione: banda larga televisiva, banda larga mobile, banda larga wireline, banda larga satellitare.  Eppure solo quest¿ultima modalità sembra realmente a disposizione di tutti o sbagliamo?

 

R. E¿ esattamente così. Grazie a un utilizzo intelligente del satellite, Netsystem porta Internet veloce ovunque, anche e soprattutto nei piccoli centri che non sono raggiunti dalla connettività terrestre. Netsystem ha per prima portato in Italia e in Europa la tecnologia dell’ADSL via satellite, l’unica in grado di abbattere il digital divide, accumulando un grande vantaggio competitivo nel settore.

La stessa Telecom Italia ha lanciato recentemente Alice Sat, l’offerta a banda larga disponibile per tutte le famiglie  italiane, basandosi sulla piattaforma satellitare di  Netsystem, che utilizza i satelliti Astra.

Grazie alla tecnologia di Netsystem viene quindi abbattuto il digital divide nel nostro Paese in quanto l’Internet veloce può ora raggiungere il 100% degli italiani, anche il 24% che ad oggi risiede in comuni non ancora serviti dall’ADSL terrestre.

 

 

K4B. Ma cos¿è e come funziona la banda larga da satellite?

 

R. In modo semplice e accessibile a tutti. Basta il normale filo del telefono e la normale parabolina della TV satellitare, collegata al pc. Il primo serve per trasmettere e la seconda per ricevere e navigare così a larga banda su Internet. La nostra intuizione vincente è stata quella di offrire al consumatore esattamente quello che stava cercando: un¿alternativa alla connessione terrestre nelle aree non raggiunte dall’ADSL che fosse accessibile per il mercato di massa, a cominciare dal prezzo. Dopo il successo dell’ADSL via satellite abbiamo applicato la stessa soluzione tecnologica ad altre modalità, come il WI-FI, e anche qui stiamo registrando risultati molto interessanti.

 

K4B. Recentemente avete promosso una indagine sul rapporto tra diffusione delle tecnologie e digital divide. Possiamo ricordare i dati maggiormente significativi della vostra indagine?

 

R. Proprio perché la nostra mission è portare Internet veloce nei circa 6.000 Comuni italiani che su un totale di 8.100 non sono raggiunti dalla connessione terrestre abbiamo deciso di studiare a fondo le problematiche di questi piccoli centri, praticamente tutti quelli che hanno meno di 5.000 abitanti. E per farlo ci siamo rivolti al CRESME, che è specializzato in ricerche sul territorio. Dal rapporto è emerso un dato eclatante: abbattere il digital divide nei piccoli comuni, ovviamente considerando tutto l’indotto della larga banda, significa nel medio periodo, in un arco cioè di circa 5 anni, incrementare il prodotto nazionale di mezzo punto percentuale. Inoltre, la ricerca del CRESME è stata un¿importante opportunità perché ha consentito per la prima volta di realizzare una vera e propria mappatura dei piccoli Comuni, dei loro bisogni, prospettive e potenzialità.

 

 

K4B. In che modo le vostre tecnologie satellitare si incontrano con il wi-fi e con quali effetti sulla diffusione locale?

 

R. Dopo aver portato la banda larga sul 100% del territorio nazionale per l’utenza privata, abbiamo deciso di utilizzare la stessa tecnologia anche per rendere disponibile la modalità Wi-Fi nei 6.000 Comuni italiani non raggiunti dalla connessione terrestre a Internet veloce, cogliendo l’opportunità offerta dal Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri quando ha dato prima dell’estate via libera al Wi-Fi pubblico e non solo più privato. Come? Con un apposito router collegato ad una semplice parabola per la tv satellitare installata in un punto strategico di un piccolo comune italiano. Nei 6.000 comuni italiani penalizzati dal digital divide è ora possibile irradiare grazie a un piccolo router il segnale a banda larga nel raggio di qualche centinaio di metri: dalla piazza, dalla biblioteca, dalla scuola, i cittadini di questi comuni potranno navigare a banda larga dal proprio portatile, sfruttando la stessa tecnologia, semplice e accessibile a tutti, che ha già reso disponibile il collegamento ADSL via satellite in tutta Europa.

 

 

K4B. Quali applicazioni, settori, target potrebbero trarre giovamento dalla definitiva affermazione della banda larga satellitare e quali i risultati ormai consolidati?

 

R. La banda larga sta rapidamente diventando, ma per molte attività è gia diventata, lo standard per l’utilizzo di Internet, mentre Internet, allo stesso tempo, è entrato praticamente in tutti i campi della vita quotidiana, dallo studio, al tempo libero, all’economia. Utilizzare Internet con la banda larga invece che con la connessione a 56k fa la stessa differenza che passa tra l’andare in bicicletta o in automobile. l’importante è che l’automobile non sia un privilegio di pochi ma un mezzo accessibile a tutti, solo così un Paese può muoversi alla stessa velocità a fare sistema. I piccoli Comuni racchiudono il patrimonio più esclusivo della nostra cultura e della nostra economia: portare nei piccoli Comuni la banda larga vuol dire valorizzare questo patrimonio mettendolo in rete.

 

 

K4B. Una parte consistente del Paese quindi non ha possibilità di connettersi a internet veloce. E dato che l’Italia è il Paese dei tanti campanili, il fenomeno potrebbe allora avere anche conseguenze rilevanti per lo sviluppo dell’eGovernment, per citare un¿area importante rivolta al cittadino?

 

R. Sicuramente. Anche per quanto riguarda l’eGovernment, un campo in cui l’Italia si è mossa per tempo e bene, il punto è cogliere nella rivoluzione digitale un¿opportunità per tutti e non rischiare di introdurre un nuovo divario tra più avvantaggiati e svantaggiati. La mia opinione è che ci si stia muovendo nella direzione giusta, privilegiando l’obiettivo finale, che è quello di un servizio migliore ai cittadini, piuttosto che questa o quella soluzione tecnologica. La tecnologia satellitare ha un importante ruolo da svolgere al pari delle altre soluzioni.

 

 

K4B. Ma il problema, ci pare, non è solo italiano. In un recente intervento lei ha dichiarato che in Europa almeno 100 milioni di cittadini non possono accedere alla rete per problemi logistici. Netsystem sta proponendo la banda larga satellitare anche in Europa, con quali risultati?

 

R. Sì, abbiamo migliaia di clienti in Europa e anche sulla  sponda meridionale del Mediterraneo oltre a numerosi operatori di telecomunicazioni che hanno acquisito la nostra tecnologia a condizioni wholesale per poi distribuirla alla loro clientela sul territorio. Il dato che lei cita è della CMA Consulting, una società di ricerche specializzata di Parigi, secondo cui su 240 milioni di linee telefoniche presenti in Europa ben 100 milioni, pari a oltre il 40%, non sono destinate nel prossimo futuro a veicolare la banda larga con l’ADSL.  Per questi milioni di famiglie e di piccole imprese, Internet veloce oggi si chiama ADSL via satellite

 

K4B. Crede che vi possa essere una affermazione di questa soluzione tutta italiana anche nell’area del Mediterraneo?

 

R. Come dicevo molti dei nostri clienti non italiani sono sulla sponda Sud del Mediterraneo. In Algeria, Libia, Tunisia, Marocco abbiamo migliaia di clienti. Si tratta di Paesi dove la banda larga terrestre ha una diffusione ancora molto limitata e l’ADSL via satellite è spesso l’unica alternativa per avere Internet veloce. Anche qui c’è la necessità di muoversi anche e soprattutto come sistema paese e stiamo lavorando in questa direzione con la partecipazione a diverse iniziative istituzionali.

 

 

K4B. Presidente Artom, ci dica in modo secco due-tre cose che il nostro Paese dovrebbe fare per rilanciare il proprio ruolo in Europa.

 

R. In primo luogo convincerci, per poi convincere gli altri Paesi, che Made in Italy non è solo moda, cucina e lifestyle ma anche tecnologia. Proprio nel settore della larga banda l’Italia ha dimostrato di saper far crescere dei leader europei, ma manca ancora la capacità di fare sistema-paese. Poi dobbiamo abituarci a pensare che per i prossimi anni non ci sarà grande disponibilità di fondi pubblici per gli investimenti, e quindi ragionare sulle cose che si possono fare con pochi soldi spesi molto bene. Terzo, il mercato dei capitali. Per investire in nuove tecnologie, e non solo, occorrono i capitali, che in Italia vengono quasi eslcusivamente dai finanziamenti bancari. Occorre che banche e imprese, Abi e Confindustria, si mettano attorno a un tavolo per scrivere un nuovo patto che io chiamo ¿credito al futuro¿. Come Netsystem ci siamo già mossi e insieme a MCC e alla Fondazione Ugo Bordoni abbiamo lanciato la proposta di una nuova legge Sabatini per l’innovazione, vale a dire un meccanismo semplice e diretto per finanziare gli investimenti in nuove tecnologie da parte delle piccole imprese.