Apre SatExpo 2003: tecnologie e imprese a confronto. Intervista a Paolo Dalla Chiara

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INTERVISTA


Paolo Dalla Chiara

a cura di Raffaele Barberio
 

 

Parte SatExpo 2003. Si tratta della più importante manifestazione specializzata, oltre che nel segmento satellitare, anche in quei settori della distribuzione televisiva e del trattamento del suo segnale che contribuiscono allo sviluppo del settore. Nella tre giorni di SatExpo, dal 2 al 4 ottobre, si parlerà di satellite, di televisione digitale terrestre, di pirateria, di domotica e convergenza domestica, di eLearning, di contenuti televisivi, di radiofonia digitale, di scenari ICT. Lo scorso anno ha registrato la presenza di 170 espositori, di cui 90 esteri in rappresentanza di 27 Paesi. SatExpo è uno dei più importanti appuntamenti del segmento satellitare.

Abbiamo incontrato il Presidente di Sat Expo, Paolo Dalla Chiara, per chiedergli una prima valutazione propositiva sul settore e sulla edizione odierna di SatExpo.

 

 

D. Presidente, siamo ormai alla X edizione di SatExpo. Vogliamo provare a fare un bilancio di questi anni, tra mercato e manifestazione fieristica?  

 

R. E¿ stato un decennio segnato, di anno in anno, da grosse novità. Se proprio vogliamo ricordare le tappe fondamentali, siamo partiti con trentamila antenne e con uno scenario che prevedeva la sola modalità di trasmissione analogica. Abbiamo proseguito tenendo a battesimo nel ¿95 l’Hot Bird. Infine, con gli anni ¿96 e ¿97 abbiamo accompagnato l’inizio delle prime trasmissioni digitali.

In seguito è arrivato prima Stream poi TelePiù e oggi Sky. E¿ stato quindi un susseguirsi di eventi che resteranno nella storia delle telecomunicazioni, perché siamo passati dallo zero assoluto ad un vero e proprio fenomeno di massa. E il risultato a oggi è sotto gli occhi di tutti: un patrimonio di circa 6 milioni di antenne e tutto lascia pensare che ormai le trasmissioni via satellite fanno parte integrante dello scenario della comunicazione. Se poi guardiamo al prossimo futuro, gli osservatori hanno già tripartito il mercato: un terzo di digitale terrestre, un terzo di satellite e un terzo di altre forme trasmissive, fra cavo, doppino e altre tecnologie.

 

 

A cancelli appena aperti cosa si aspetta da questa decima edizione di SatExpo?

 

Questa è un¿edizione che cambia pelle completamente. Se mentre prima era centrata sulla televisione e sui suoi protagonisti, ora abbiamo un¿ unica grande arena e abbiamo la presenza oltre che della Tv, anche del multimedia.

Il SAT, abbreviativo di satellite, diventa anche acronimo di Satellite and Advanced Telecommunications.

Quali sono queste Adavanced Telecommunications? Quelle digitali, sia via cavo che via etere, dal wi-fi al digitale terrestre.

Proprio il digitale terrestre è legato al satellite a doppio filo, non solo perché è pleonasticamente digitale, ma anche perché i ponti si abbeverano al satellite e la politica cui dobbiamo protendere, con l’auspicio che si affermi, è quella che permette di trasmettere dalla posizione orbitale di 13 gradi, in modo tale da consentire a chiunque di ricevere indifferentemente i contenuti dal satellite o attraverso il digitale terrestre.

In fiera ci saranno almeno 23 convegni che spazieranno dall’eSecurity all’eLearning, con iniziative di confronto che riguarderanno temi altamente tecnologici, come quello dedicato al nuovo standard DVB di seconda generazione, che verrà presentato proprio qui, a Sat Expo 2003 il venerdì 3 ottobre.

Saranno inoltre presenti i broadcaster: la Rai, Sky, Rai-Sat e tutto il mondo di Hot Bird. Poi ci sono i carrier, c’è Eutelsat, e i rappresentanti delle imprese del segmento satellitare che alimentano la catena del valore di settore.

Infine vi sono gli operatori di servizio: Telespazio, France Télécom, i reseller dei servizi dei carrier.

E poi c’è la parte hardware, da Philips alla Hughes, con decine e decine di imprese da tutto il mondo.

 

 

D. Seguendo l’evoluzione del segmento satellitare, oggi SatExpo guarda con più attenzione al mercato business o anche al mercato consumer?

 

R. Innanzitutto ricordiamo che si sta dischiudendo un nuovo mercato della televisione o della nuova televisione, nel senso più ampio del termine. E¿ un mercato che non finisce come in passato con i grandi broadcaster. E¿ un mercato non consolidato, che sta aprendo nuove frontiere, un mercato, se vogliamo, in effervescenza.  

Con l’avvento del protocollo Ip, grazie al quale si può avere un canale televisivo ad un costo che si aggira intorno ai 120mila euro l’anno, si abbattono antichi steccati di accesso alla trasmissione televisiva e a nuove forme di televisione, dalla Tv aziendale alla Tv dentro il computer. Noi siamo molto interessati a questo tipo di mercato fortemente in crescita e all’interno del quale appare in straordinaria crescita il segmento del video streaming.

Se guardiamo al passato era tutto molto più difficile. c’erano i grandi broadcaster (da Rai e Mediaset a Tele+ e Canal Plus) e oltre loro poco altro, perché c’era poco spazio. Oggi, lo ripeto, sono cadute le barriere tecnologiche all’accesso e si apre un nuovo mercato da coltivare e, ovviamente, da incoraggiare.

 

D. All’interno di SatExpo si parlerà molto di Galileo. l’ultima notizia è che la Cina entrerà nel progetto, quindi una notizia ad alto tasso di globalità. Parallelamente, la Rai e DMT accenderanno la Tv digitale terrestre proprio a SatExpo, notizia ad alto tasso tecnologico. SatExpo intende con questo porsi come un luogo di interpretazione della convergenza tecnologica e geografica?

 

R. Sat Expo è sempre stato un laboratorio, dalla televisione digitale al mitico doppio filter, che proprio qui ha fatto la sua prima apparizione.

E il satellite è sempre sullo sfondo delle nostre iniziative. Galileo è innanzitutto un progetto mondiale, che ha però origine in Europa. Galileo significa anche infomobilità e servizi a valore aggiunto, per citare giusto alcune delle sue performances, che guarderanno in particolare alle PMI, ma influiranno anche su chi fa software e su chi è in grado di fornire questo genere di servizi.

Che la Cina entri nel Galileo, ed è l’ultima notizia di queste ore,  e che questo diventi, quindi, un progetto euro-asiatico invece che solo europeo, penso che possa fare solo bene al progetto stesso. Per il momento è solo una notizia riportata dalla stampa, bisogna aspettare gli sviluppi delle prossime settimane per vedere i termini di questo ingresso importante che potrebbe riformulare gli equilibri internazionali di settore.

l’altro aspetto, quello della Tv digitale terrestre, è ugualmente entusiasmante. A SatExpo 2003 la Tv digitale terrestre verrà realmente accesa nei padiglioni della Fiera che viene accesa nei padiglioni, in modo da sperimentare i decoder, il che rende la Fiera, ancora una volta, un laboratorio di novità.

Ma oltre alla sperimentazione vi è anche il confronto tra gli operatori: per capire qual è il profilo più adeguato per il decoder o quale gradualità si può impostare in base anche ai contenuti e alle esigenze dei broadcaster. E più in dettaglio si discuterà e si cercherà di capire aspetti tecnici importanti, come quale tipo di upgrade unificato utilizzare per non creare mille diversità o quale conditional access adottare nel momento in cui si ha bisogno di avere dei servizi personalizzati.

Questo è SatExpo: un momento di incontri dove si riflette per dare uno sviluppo ordinato a fenomeni che possono diventare epocali, come il passaggio dall’analogico al digitale, anche se apparentemente tali fenomeni sembrano meno appariscenti dell’avvento del satellite o del passaggio dal bianco e nero al colore.

Perché tutto questo accade a Vicenza? Perché Vicenza ha scelto un suo target molto preciso, ed è il target del mondo dell’installazione.

 

 

D. SatExpo, fiera o laboratorio, è certamente uno dei salotti buoni per le riflessioni sul satellite in Europa. Ed è a Vicenza. Quanto può pesare l’Italia nel segmento satellitare?

 

R. l’Italia ha una tradizione satellitare di tutto rispetto. Ma anche il nostro Paese risente oggi di una profonda congiuntura che ha coinvolto l’intero segmento dello spazio. E probabilmente noi ne risentiamo un po¿ di più perché avvertiamo le difficoltà della nostra industria nazionale, ovvero di Alenia in primis, che forse ha accusato flessioni in misura maggiore di altre imprese.

d’altra parte, se pensiamo che in tutt¿Europa vi sono 250 satelliti, è evidente che le fabbriche dei satelliti devono cominciare a studiare delle strategie. E le strategie devono essere innanzitutto su scala continentale. E¿ impensabile porre mano a programmi eminentemente nazionali.

Alenia si sta muovendo molto bene in questo senso. Penso che l’Italia possa avere il suo ruolo da protagonista, ma è un ruolo che deve essere conquistato in modo molto determinato sulla scena europea.

Se guardiamo i numeri, per esempio quelli di Eutelsat, è chiaro che il fatturato è di gran lunga inferiore rispetto a quello di una telecom.

Quanto pesano quindi questi gioielli in termini occupazionali? Pesano poco e per questo hanno poco peso politico.

Ma mantengono però un forte peso strategico. Ecco perché è necessario che la politica faccia propria una visione strategica più ampia e magari dia delle indicazioni. Le difficoltà non sono solo italiane. Una condizione analoga riguarda anche la Gran Bretagna. Mentre la Francia e la Germania si sono date delle strutture e hanno adottato linee e soluzioni premianti.

Questo dipende dalla sensibilità, dalla cultura istituzionale e d’impresa, ovvero dagli uomini. Questo è un momento di svolta e l’Italia potrebbe avere un ruolo importante, anche nel progetto Galileo.

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