Rai e spending review, il presidente Anna Maria Tarantola si taglia lo stipendio

di Raffaella Natale |

In vista dei risparmi che il governo ha chiesto alla Rai, oggi il presidente Tarantola ha annunciato la riduzione del proprio compenso.

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I tagli per 150 milioni di euro che il governo ha chiesto alla Rai con il Dl Irpef sono illegittimi per il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti che, riunito a Roma, ha votato all’unanimità un documento in merito.

“Una nuova normativa improvvisata non può mandare in crisi un’azienda che ha fatto la storia della Repubblica ed è patrimonio della collettività“, sostiene il Consiglio dell’Odg che auspica che il governo tenga in debito conto queste considerazioni in sede di conversione in legge del decreto.  

Intanto oggi, in vista dei maggiori risparmi che l’esecutivo di Renzi ha chiesto alla Rai e per i quali negli ultimi giorni si è registrato un duro scontro, il presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, ha comunicato la riduzione del proprio compenso, che ora arriverà fino ad un massimo di 240 mila euro l’anno.

Il Cda ha dato questa mattina il via libera, a quanto si apprende, portando il compenso a un tetto più vicino a quelli previsti per la pubblica amministrazione. Secondo alcuni – stando sempre da indiscrezioni – si tratterebbe di un atto dovuto, secondo altri invece è anche un segnale significativo da parte della presidente Rai in una logica di spending review che coinvolga in primo luogo i vertici aziendali.

 

Riguardo invece alle tensioni, ipotizzate da Repubblica, tra il direttore generale Rai Luigi Gubitosi, e il Presidente del Consiglio, Viale Mazzini in una nota chiarisce che il quotidiano ha riportato “una ricostruzione fantasiosa e priva di riscontri nella realtà“.

Nessuna dimissione in vista, quindi, per il Dg che nei giorni scorsi ha ricevuto dal Cda il mandato per cedere una quota minoritaria di RaiWay.

 

Viceministro Morando: ‘Per RaiWay, il modello Terna’

E sulla società delle torri è intervenuto ieri in Vigilanza il Viceministro, Enrico Morando, per rilevare che nella cessione è possibile procedere con tempi e modalità analoghe a quelle delle altre reti come Terna.

Morando ha sottolineato la volontà del governo di “tutelare l’interesse pubblico anche permettendo alla Rai di mantenere il controllo e valorizzando l’asset attirando nuovi investimenti” e “lo sforzo di separare reti e contenuti“, anche a vantaggio dei produttori dei contenuti.

Morando ha quindi accennato al “problema dell’eccesso dell’evasione fiscale del canone“. Di fronte ad un’evoluzione tecnologica che consente di vedere i canali Rai su altri dispositivi,- ha spiegato, “non credo che si possa tollerare che resti il modello operativo di una prestazione tributaria che mette quelli che la pagano nella condizione di fare la figura di quelli che sono meno prudenti nella tutela dei propri interessi”.

Passaggio di Morando anche sulla prospettata chiusura delle sedi regionali Rai. Per il Viceministro, si tratta di un sistema ” figlio di un’altra era tecnologica. Cambiarlo è un dovere prima che un’opportunità”.

 

Sottosegretario Antonello Giacomelli: ‘Inaccettabili i toni dell’Usigrai’

Ma i sindacati non ci stanno e hanno già proclamato lo sciopero. “I toni dell’Usigrai sono inaccettabili e del tutto fuori misura“. Questo il commento del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, alle dichiarazioni del sindacato dei giornalisti Rai sul premier Matteo Renzi.

“Il governo intende restituire al servizio pubblico la centralità che ha perduto in lunghi anni di immobilismo. – ha detto ancora Giacomelli -. Per farlo è necessario cambiare la Rai e trasformarla in una vera public company, protagonista della comunicazione su tutte le piattaforme. L’Usigrai deve scegliere da che parte stare: se difendere l’esistente o accettare questa sfida”.

“La Rai – ha osservato il Sottosegretario – appartiene ai cittadini: il governo Renzi farà di tutto per affermare questo principio, sia attraverso la riforma del canone, sia attraverso la modifica della governance, sia promuovendo un uso efficiente di tutte le risorse interne, umane, tecnologiche e finanziarie. Chi ha davvero a cuore le sorti del servizio pubblico troverà nell’esecutivo un interlocutore attento. Chi, invece, vuole tutelare interessi diversi ostacolando il cambiamento, sappia che in questo modo mette davvero a rischio il futuro della Rai”.

 

Beppe Grillo (M5s): ‘Via i partiti e la pubblicità dalla Rai’

Intanto sulla Tv pubblica ieri sera in un comizio a Novara il leader del M5s, Beppe Grillo, ha rilanciato:  “La Rai deve riformarsi: via i partiti e la pubblicità”.

“La Rai – ha poi aggiunto – ha 13 mila dipendenti e dà fuori un miliardo di euro di lavori a cinque società. Siamo andati a chiedere i nomi di questi cinque società, ma non ce li hanno mai dati…”.

Mentre il senatore pentastellato Roberto Cotti ha detto di condividere “tutte le preoccupazioni e la contestuale mobilitazione dei lavoratori Rai in difesa delle sedi regionali, lavoratori che giustamente denunciano la pericolosità del decreto legge 66/2014 voluto dal governo Renzi, un provvedimento, questo, che se approvato ridurrebbe il pluralismo dell’informazione”.


Pd, Lega, M5s, FI firmano emendamenti contro i tagli

Un fiume di emendamenti per cancellare o cambiare la norma del decreto Irpef che prevede un taglio da 150 milioni di euro per la Rai. A chiedere la cancellazione della disposizione sono quattro senatori del Pd (Francesco Russo, Isabella de Monte, Carlo Pegorer e Lodovico Sonego), ma anche la Lega, il Movimento cinque stelle e Forza Italia.