Mediaset, pay tv e torri il core business del futuro

di Raffaella Natale |

Per Premium, trattative con diversi operatori stranieri. Ei Towers aperta al consolidamento sul mercato delle torri.

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Occhi puntati su Mediaset, alle prese con grandi manovre che modificheranno gli attuali equilibri del mercato europeo della Tv a pagamento. Dalla NewCo delle pay tv al futuro di Premium con l’ingresso di soci stranieri, alla posizione in Spagna senza tralasciare la società delle torri Ei Towers, i diritti tv e l’avanzata degli OTT, l’azienda di Cologno Monzese fronteggia la crisi, guardando al futuro e ai nuovi scenari che si delineano già all’orizzonte.

Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi oggi all’assemblea degli azionisti sono apparsi determinati, di poche ma chiare parole. Unico obiettivo: concentrarsi sul core business e soprattutto sui contenuti, perché è proprio lì che si gioca il futuro.

 

La pay tv Premium non è in vendita

Riguardo alla pay tv Premium, che presenta ancora conti in rosso ma che può contare su una solida base d’abbonati, Berlusconi è stato chiaro: “Non vogliamo vendere”.

Secondo le ultime indiscrezioni, il gruppo sarebbe in trattative con l’araba Al Jazeera e la francese CanalPlus che avrebbero chiesto l’apertura della data room.

Il tutto in prospettiva della NewCo delle pay Tv tra Italia e Spagna annunciata a dicembre.

“Premium ha conquistato un’ottima posizione competitiva sul mercato e sta suscitando interesse da parte di più soggetti stranieri con i quali stiamo dialogando., ma ci vuole un minimo di riservatezza”, ha commentato il vicepresidente agli azionisti, precisando che al momento “non c’è nessun accordo vincolante“.

“Noi non vogliamo vendere Premium, avendo un progetto di sviluppo in Italia e se possibile in altri Paesi dove siamo presenti, come la Spagna, avere un partner industriale che lavori con noi è una cosa che guardiamo favorevolmente”, ha poi aggiunto.
 

La spagnola Digital+ resta nei progetti di Mediaset

E quando si parla di pay tv non si può non pensare a quanto sta avvenendo in Spagna. Mediaset controlla il 22% della pay tv Digital+ in mano a Prisa (56%) che vuole venderla.

Anche Telefonica detiene il 22% e, come il gruppo italiano, un diritto di prelazione.

Dopo la rinuncia a fare un’offerta annunciata il mese scorso e il successivo inasprimento dei rapporti con Prisa, secondo gli ultimi rumors Mediaset e Telefonica ci avrebbero ripensato e sarebbero pronte a fare un’offerta.

I vertici dell’azienda italiana non hanno confermato queste voci. Berlusconi si è limitato a dire, ma chi ha voluto intendere ha inteso: “La nostra partecipazione è al 22%. Fa parte del progetto di sviluppo aziendale. Vediamo, al momento è solo una partecipazione. Poi vedremo”.

E poi ha detto ancora: “è una fase calda in cui ci sono tante possibilità, dipende da cosa vuol fare Prisa, ci sono colloqui con Telefonica, la parte spagnola è molto aperta”.

La quota di Digital+ è, infatti, funzionale alla NewCo, e perché la nuova unità diventi appetibile è necessario far salire quel 22% che con un nuovo proprietario conterebbe ben poco.

“Siamo sufficientemente attrezzati per cogliere ogni opportunità industriale nel mondo della distribuzione di contenuti digitali a pagamento”, ha affermato il presidente Confalonieri. “Dopo un periodo di necessari risparmi – ha spiegato – abbiamo voglia di tornare a investire innanzitutto nel core business, perché siamo consapevoli che tutto parte dai contenuti”.

 

Diritti Tv calcio: ‘Ci vuole aggressività’

Le mosse di Mediaset, che ha già messo nel forziere i diritti della Champions League 2015-18 spendendo 700 milioni di euro, si giocano soprattutto sui ‘campi di calcio’.

Nelle gare per i diritti televisivi “ci vuole aggressività“, ha sottolineato Confalonieri, riferendosi alla prossima asta dei diritti per la Serie A che partirà per la metà di maggio.

“Con l’acquisto della Champions abbiamo aggredito un mercato, e in particolare un concorrente con molta convinzione. Oggi il panorama dei diritti pregiati è sicuramente più equilibrato”. Poi il presidente ha messo le mani avanti sulla prossima gara per la Serie A che sarà gestita da Infront per la Lega Calcio: “L’augurio è che anche la cessione dei diritti della Serie A vada in una direzione di equilibrio tra le due piattaforme concorrenti”.

 

Ei Towers: ‘Aperti a consolidamento’

Passaggio necessario anche su Ei Towers, dopo la cessione del 25% a fondi stranieri per 283 milioni di euro e alle voci sull’interesse per le torri di Telecom Italia che presto saranno messe sul mercato, ma anche di altri operatori tlc.

Mediaset, ha chiarito Confalonieri, è disponibile “a valutare operazioni di consolidamento e sinergie in grado di generare valore” nel mercato delle torri ma “mantenendo il ruolo di azionisti di riferimento“.

La quota ora detenuta è del 40%. “La liquidità così ottenuta verrà usata per gli investimenti, ma gli investimenti sono un treno che passa e che bisogna saper cogliere“.

“Vorrei sottolineare il valore di Ei Towers”, ha poi ribadito aggiungendo che l’acquisizione dell’ex Dmt avvenuta qualche anno fa è stata “una mossa lungimirante, un’apertura sul futuro”.

 

Utili per 9 milioni, ma ancora incertezza sul futuro

Per quanto riguarda i conti di Mediaset, il presidente annuncia il ritorno all’utile del gruppo ma non cela i timori per una situazione di crisi che riguarda tutto il Paese e non solo.

Il profitto realizzato è ‘fragile’, ha indicato, perché lo è l’andamento dell’economia italiana, dove ancora “non c’è ripresa”. L’esercizio è stato chiuso con circa 9 milioni di utili ma è importante mettere “in sicurezza” il bilancio.

“I dati invitano alla prudenza, la pubblicità non ha ancora smesso di decrescere – ha concluso Confalonieri – Ora si intravede, in primavera, un mercato più dinamico e una lieve tendenza al più”.

Nell’esercizio 2013 sono stati registrati ricavi consolidati netti pari a 3.414,7 milioni di euro (3.720,7 milioni di euro nell’esercizio 2012). L’Ebit è positivo per 246,3 milioni di euro rispetto ai -235,4 milioni di euro del 2012. Il risultato netto di Gruppo ammonta a 8,9 milioni di euro a fronte della perdita di 287,1 milioni di euro dell’anno precedente.