#ddaonline: ricorso al TAR del Lazio contro il Regolamento Agcom

di Raffaella Natale |

Per Anso, Femi e Open Media Coalition, ‘Non spettava ad Agcom scrivere nuove regole per il diritto d’autore online, sostituendosi al Parlamento e ai Giudici’.

Italia


Diritto d'autore

Il Regolamento Agcom sul diritto d’autore online, che sarà operativo dal prossimo 31 marzo, continua a sollevare polemiche. Qualche giorno fa sono insorti i sindacati, chiedendo chiarimenti sul personale che si occuperà delle procedure antipirateria, adesso sono le Associazioni del mondo dei media che mettono in dubbio la legittimità delle disposizioni adottate dall’Autorità per contrastare le violazioni del diritto d’autore nell’era digitale e ricorrono al TAR del Lazio.

E non si tratta dell’unico ricorso. Il Regolamento Agcom è stato impugnato anche da Confcommercio, da altre associazioni dei consumatori e dei provider.

Il legale delle associazioni, Fulvio Sarzana, non ha smentito la notizia, ma ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione in merito all’azione intrapresa.

Al centro della controversia l’annosa questione sulla competenza dell’Agcom nelle procedure di enforcement. Argomento sul quale si è registrato un forte scontro anche in Parlamento dove sono già state depositate due proposte di legge sul diritto d’autore, una a firma dell’on. Mirella Liuzzi del M5s e una del senatore del Pd Felice Casson.

 

Ricorso al TAR del Lazio

Ad agire adesso sono Anso (Associazione nazionale stampa online), Femi (Federazione Media digitali indipendenti) e Open Media Coalition che hanno deciso di impugnare il Regolamento dinanzi al TAR Lazio.

“Non spettava ad Agcom scrivere nuove regole per il diritto d’autore online, sostituendosi al Parlamento e ai Giudici Ordinari ai quali la legge sul Diritto d’autore attribuisce la giurisdizione esclusiva in materia di proprietà intellettuale, prevedendo, peraltro, anche la possibilità per i titolari dei diritti di chiedere e ottenere provvedimenti d’urgenza assolutamente analoghi a quelli che l’Authority si è ora attribuita il potere di emanare al posto dei giudici”, dicono le tre Associazioni in una nota congiunta, spiegando di non voler mettere in dubbio l’importanza della tutela del diritto d’autore o l’impunità ai ladri di proprietà intellettuale. Si tratta invece di ribadire la necessità del “rispetto della legalità, della costituzione e delle libertà fondamentali viene prima di tutto”.

 

Il parere degli avvocati

“Credo sia solo un fatto di democrazia”, commenta l’avvocato Guido Scorza che con i colleghi Ernesto Belisario e Maria Laura Salvati assiste le tre Associazioni.

In un Paese normale – sottolinea Scorza – se non si condivide la decisione di un’Autorità, prima si cerca il confronto e il dialogo e, poi ci si rivolge a un Giudice perché stabilisca chi ha ragione e chi ha torto e, eventualmente, ristabilisca la legalità”.

 

Anso, Femi e Open Media Coalition: “Non siamo dalla parte dei pirati.  

Siamo semplicemente convinti che non si possa tutelare una categoria di diritti, calpestandone altri. La libertà di informazione, il diritto al giudice naturale, il diritto a un giusto processo e a un giusto procedimento sono, tutti principi che, sfortunatamente, Agcom ha scelto di ignorare e calpestare. Che lo abbia fatto per una buona causa non vale a rendere meno grave quanto accaduto e, soprattutto, a rendere legittimo il Regolamento”.

 

Per non parlare poi dei costi delle operazioni antipirateria che, secondo le tre Associazioni, ricadrebbero sulle spalle di tutti gli imprenditori che maneggiano contenuti digitali online che in base alle nuove disposizioni avranno “macroscopici oneri“.

 

La parola passa ora ai Giudici amministrativi e potrebbe, poi, passare ai Giudici della Corte di Giustizia dell’Unione europea e, forse, anche a quelli della Corte Europea dei diritti dell’uomo che saranno chiamati a pronunciarsi sulla legittimità del Regolamento e sulla competenza dell’Agcom nelle procedure di enforcement.