De Benedetti-Tronchetti Provera: su Telecom Italia volano gli stracci

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Alla luce della delicata situazione di Telecom Italia, ce n’era davvero bisogno?

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Telecom Italia

In un clima di ‘cordialità’ istituzionale, si è chiusa ieri la due giorni di incontri tra il premier Enrico Letta, l’ad di Telecom Italia Marco Patuano e il presidente di Telefonica Cesar Alierta. Incontri durante i quali si è analizzata la situazione complessiva della società e, per quanto riguarda Telefonica, si è ribadita la volontà del gruppo spagnolo di investire nelle nuove reti, di mantenere l’occupazione e di preservare ‘l’italianità’ dell’azienda.

Cordialità che invece non si è riscontrata affatto nel botta e risposta tra Carlo De Benedetti e Marco Tronchetti Provera.

A dare il là allo scontro, il presidente del Gruppo L’Espresso che ha tirato la prima bordata dai microfoni di ‘Mix 24’, trasmissione radiofonica di Giovanni Minoli su Radio 24: “Se i capitani coraggiosi sono Colaninno e Tronchetti Provera” ha detto il 79enne Ingegnere ripercorrendo la storia recente di Telecom in concomitanza con la messa   in onda della fiction Rai sulla vita di Adriano Olivetti, allora meglio “le partecipazioni statali”.

Scagliandosi contro Roberto Colaninno, De Benedetti ha denunciato la mancanza assoluta di strategie industriali e accusato l’ex ad di Olivetti di aver usato la cassa della società per “iniziare la distruzione della Telecom”. Strategia che venne poi “conseguita con grande intensità e incapacità da Tronchetti Provera”.

 

Non si è fatta attendere la risposta di Tronchetti Provera, che si è detto pronto a “confrontarsi sui fatti, non sugli insulti”.

La storia “delle persone e delle aziende, anche quella dell’ingegner De Benedetti, si deve raccontare guardando i fatti in modo oggettivo e rispettandoli”, ha affermato l’ex presidente Telecom, che ha quindi rilanciato: “Se anche io raccontassi la storia delle persone attraverso i luoghi comuni e gli slogan potrei dire che l’ingegner De Benedetti è stato molto discusso per certi bilanci di Olivetti, per lo scandalo legato alla vendita di apparecchiature alle Poste italiane, che fu allontanato dalla Fiat, coinvolto nella bancarotta del Banco Ambrosiano, che finì dentro le vicende di Tangentopoli. Invece non lo faccio perché sarebbe sbagliato. Questo paese ha bisogno di altro. Guardate dove ci ha portato la guerra per bande di questi anni”.

 

A stretto giro la controreplica piccata dell’Ingegnere, secondo cui il presidente di Pirelli “…anziché esercitarsi in esercizi di dozzinale retorica, che contiene anche falsità, con le sue sconsiderate decisioni ‘imprenditoriali’ ha distrutto miliardi di valore per gli azionisti Pirelli”.

E poi, un’altra spruzzatina di veleno sulle capacità imprenditoriali di Tronchetti Provera che, dice ancora De Benedetti, “è stato costretto a vendere per pochi soldi ai suoi dirigenti la divisione cavi (Prysmian) che oggi capitalizza oltre i due terzi di Pirelli per

poi essere salvato miracolosamente dal fallimento per misterioso intervento delle banche che ancora si leccano le ferite e alzano bandiera bianca vendendo Telecom a Telefonica”.

“Se c’è una persona a cui converrebbe essere dimenticato per la sua avidità e incapacità – ha concluso – è proprio Tronchetti”.

 

E per finire la stoccata di quest’ultimo all’ingegnere: “E’ evidente che io e l’ingegner De Benedetti non parliamo la stessa lingua, come è normale possa succedere tra un cittadino italiano e un cittadino svizzero”, ha replicato Tronchetti Provera che ha ribadito la sua disponibilità a un “confronto pubblico, ovviamente in territorio neutrale”.

 

Ora, al di là delle considerazioni su chi ha ragione e chi no, alla luce della delicatezza del momento per la principale società telefonica italiana e per i suoi dipendenti ed azionisti, viene da domandarsi: il già disastrato capitalismo italiano, aveva davvero bisogno di questo scambio di battute al vetriolo? (A.T.)