Telecom Italia, due le società che nasceranno dallo scorporo. Bernabè al Senato: ‘Scelta coraggiosa’

di Alessandra Talarico |

In audizione al Senato, Bernabè chiede a Parlamento e Governo, di definire e mettere in campo interventi di politica industriale in grado di rilanciare il settore, mentre l’Agcom dovrà definire un quadro di regole più flessibile, idoneo al nuovo assetto'

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Franco Bernabè

La separazione della rete di accesso di Telecom Italia porterà alla nascita di due società: la newco della rete battezzata Opac in cui confluiranno circa 22 mila dipendenti e una quota del debito organico sostenibile – oltre a quelle infrastrutture dell’accesso che costituiscono una ‘strozzatura’ del mercatoe ‘TI ServiceCo‘, nella quale resteranno tutte le altre attività della società.

E’ quanto ha spiegato Franco Bernabè nel corso di un’audizione al Senato, durante la quale il presidente esecutivo della società telefonica ha motivato anche l’assenza di informazioni relative, in particolare, allo stato patrimoniale e al conto economico proforma di Opac. Una carenza informativa dovuta al fatto – ha sottolineato – “che l’operazione risulta fortemente condizionata, anche nelle sue componenti economico-finanziarie, dalle determinazioni che verranno adottate dall’Autorità, con riferimento ai prezzi di affitto della rete di accesso, in base alle linee direttrici della Raccomandazione del Commissario Ue Neelie Kroes”.

 

L’auspicio, ha detto ancora Bernabè, è che l’iter regolamentare possa concludersi entro la fine di quest’anno e l’inizio 2014, così  “da poter poi avviare tempestivamente l’operatività della nuova società”.

 

Nella newco della rete confluiranno circa 22 mila dipendenti e una quota del debito organico sostenibile e, sul versante tecnico, “tutte quelle risorse di rete che gli economisti definiscono bottlenecks, ossia quelle infrastrutture dell’accesso che costituiscono una ‘strozzatura’ del mercato, in quanto la loro duplicazione non risulta economicamente efficiente o tecnicamente realizzabile nel breve-medio termine”.

Nello specifico, secondo dati di stampa, in Opac andranno 575.000 Km di cavidotti; palificazioni (8,8 milioni); 33,6 milioni tra doppini in rame e borchie di utente; 10.500 centrali; 151.000 armadi ripartilinea (pari a); 724.000 Km di fibra ottica “passiva” in accesso.

Passeranno inoltre alla nuova società gli apparati elettronici collocati negli armadi per la fornitura di connessioni in fibra fino all’armadio e in centrale per la fornitura di connessioni in fibra fino alle case.

 

Una volta operativa, Opac, fornirà a tutti gli operatori, inclusa TI ServiceCo, “i servizi infrastrutturali passivi delle reti fisse in rame e fibra, in regime di piena equivalenza”, ha sottolineato Bernabè, mentre “TI ServiceCo fornirà servizi retail, nonché i restanti servizi all’ingrosso di rete fissa, oltre ai servizi mobili”.

 

Si leva, quindi, qualche sassolino dalla scarpa, Bernabè, precisando che lo scorporo non ha né l’obiettivo di eliminare le regole in capo a Telecom Italia, come affermato da qualche competitor, né quello di migliorare la situazione debitoria del gruppo. “Al contrario – afferma l’obiettivo dell’operazione, che sarà sostanzialmente neutrale dal punto di vista del rating, è di migliorare la redditività degli investimenti infrastrutturali”, nonché “di rafforzare il controllo sulla non discriminazione assicurando la fornitura di prodotti e servizi pienamente equivalenti, così da incentivare le dinamiche concorrenziali a beneficio dei consumatori in termini di scelta, qualità e prezzi”.

 

La separazione, ha detto, “è un progetto di ampio respiro destinato ad assumere un ruolo centrale nella evoluzione del settore”.

Si tratta, ha aggiunto, “di una scelta opportuna, coraggiosa e lungimirante, che creerà valore per la società e i suoi azionisti e consentirà di accelerare significativamente lo sviluppo tecnologico del nostro Paese, con enormi benefici per i consumatori e le imprese”.

 

Quanto al ruolo di Parlamento e Governo, ha concluso, spetterà a loro “definire e mettere in campo interventi di politica industriale in grado di rilanciare il settore”, mentre l’Agcom dovrà “definire un quadro di regole più flessibile, idoneo al nuovo assetto competitivo e in linea con i principi indicati nella proposta di Raccomandazione Kroes”.