Banda Larga satellitare: il piano SABER per usare al meglio i fondi pubblici e colmare il digital divide

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Stefano Agnelli (Eutelsat): ‘L’attuale assenza di linee guida chiare e precise, per la PA, da parte della CE e dei Ministeri, costituisce un serio handicap per la soluzione del digital divide’.

Unione Europea


Stefano Agnelli

Banda larga via satellite, veloce e per tutti i cittadini, questo è il tema del progetto europeo SABER (Satellite Broadband for European Regions), che vuole contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Digital Agenda Europea analizzando il modo in cui la tecnologia satellitare può contribuire a risolvere rapidamente il problema del Digital Divide in Europa.

 

Guidato da CSI Piemonte, SABER è un progetto della durata di 24 mesi parzialmente finanziato dall’Unione Europea che coinvolge 26 partner – tra cui Eutelsat, SES Broadband Services, Astrium – e 21 enti locali e organizzazioni pubbliche e private del settore ICT, che supportano le regioni nella fornitura di banda larga in 13 diversi paesi UE.

 

I 26 partners si sono incontrati a Bruxelles, assieme ad alcuni rappresentanti della Commissione Europea e a direttori di alcune Associazioni Europee di categoria, in occasione del secondo Workshop del progetto, il cui scopo era di consolidare le informazioni per la prossima pubblicazione dei documenti previsti nella prima fase del progetto (quella dedicata all’obiettivo 2013 Digital Agenda, “la banda larga per tutti”), che trattano di:

 

  • Linee guida preliminari per gli appalti pubblici di soluzioni di accesso a banda larga via satellite;
  • Casistica d’implementazioni regionali e nazionali di servizi a banda larga via satellite in Europa;
  • Relazione preliminare sulla banda larga via satellite come soluzione per le regioni.

 

Il workshop ha ribadito un dato già noto, ossia che la penetrazione della banda larga oggi in Europa è ben al di sotto dei obiettivi fissati: il 5% delle famiglie europee non può oggi accedere alla banda, perché vive in zone in cui una scarsa densità di popolazione e/o le condizioni geomorfologiche rendono difficile o non economicamente vantaggiosa la realizzazione di infrastrutture terrestri.

 

Il collegamento via satellite, da collocare all’interno dei piani che ogni regione sta mettendo in opera per la diffusione della banda larga, rimane la sola tecnologia per fornire l’accesso a internet veloce in queste aree.

 

L’enorme potenziale della soluzione di accesso alla banda larga via satellite, e le pressanti richieste da parte di alcune regioni al fine di poterla adottare, si scontrano con alcuni ostacoli di natura non tecnologica.

 

Gli operatori satellitari europei si trovano di fronte non a un ‘single market’ pubblico, bensì ad una molteplicità di realtà locali, guidate da regole e procedure di appalto non omogenee e, purtroppo, non sempre efficienti, efficaci e soprattutto coerenti con lo scopo voluto” dice Stefano Agnelli, Direttore degli Affari Europei di Eutelsat. “Un forte sostegno da parte della Commissione Europea – in stretta collaborazione con i preposti ministeri nazionali che gestiscono i fondi pubblici europei -, pur nel normale rispetto della neutralità tecnologica, favorirebbe una strategia pubblica comune di aggregazione della domanda per i servizi via satellite a larga banda, creerebbe una domanda consistente e quindi ottimizzerebbe l’uso del denaro pubblico. Al contrario, l’attuale assenza di linee guida chiare e precise, relative all’implementazione della banda larga via satellite, destinate alle regioni e degli enti locali richiedenti, da parte della CE e dei Ministeri, costituisce un serio handicap per la soluzione del digital divide“.

 

E’ stato anche evidenziato che esiste un problema specifico per l’Italia: alcune regioni dispongono oggi di un budget allocato nei Piani di Sviluppo Rurale (PSR) del FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) per l’implementazione della banda larga satellitare nelle aree rurali, da impegnare entro il 2013. Tuttavia, in assenza di una interpretazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, pur sollecitata ormai da un paio di anni, le amministrazioni regionali non possono utilizzare questi fondi per le soluzioni via satellite, che prevedono un contributo di qualche centinaio di euro a cittadino per l’acquisto una parabola ed un modem satellitare bidirezionali.

Infatti il FEASR prevede un sistema obbligatorio di controllo a campione dell’impiego delle risorse, molto complesso ed oneroso. Il costo di questo controllo sarebbe nel caso della banda larga via satellite superiore al valore della sovvenzione stessa.

 

Davide Zappalà, Presidente del CSI Piemonte, ente capofila del progetto, ha dichiarato a Key4biz: “Possiamo tracciare un bilancio davvero positivo di questa prima fase di SABER. L’incontro di ieri ha visto la partecipazione molto attiva della Commissione Europea e di tutti i partner che hanno lavorato intensamente in questi mesi sulla definizione delle prime linee guida per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Contiamo sul fatto che il lavoro fin qui svolto possa aiutare concretamente la Commissione a raggiungere gli obiettivi di copertura fissati per il 2013″. (a.m)

 

Per maggiori approfondimenti:

Satellite Broadband for European Regions

 

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