Mercato unico delle tlc, ‘scelta politica’. Stephane Richard (France Telecom): ‘Attuale frammentazione, handicap per le telco Ue’

di Alessandra Talarico |

Da una ventina d’anni la regolamentazione in Europa si è concentrata sul benessere a breve termine dei consumatori e sul calo dei prezzi con il risultato che molte telco sono ora molto fragili e possibile preda di società non europee.

Europa


Stephane Richard

L’eccessiva frammentazione del settore europeo è un vero handicap che penalizza gli operatori e impedisce loro di investire adeguatamente per far fronte alla crescita esponenziale della domanda e di competere con i grandi player come AT&T e China Telecom. Quest’ultima, in particolare, conta su una capitalizzazione di poco inferiore a quella dei 5 principali operatori europei (Vodafone, Telefonica, Deutsche Telekom, France Télécom e Telecom Italia) messi insieme, e senza essere attiva su altri mercati oltre a quello domestico.

 

Questa eccessiva frammentazione è stata stigmatizzata oltre che da Franco Bernabè – che ne ha parlato anche nel suo intervento al Mobile World Congress – anche dal presidente di France Telecom, Stephane Richard, che in un’intervista a Le Figaro ha sottolineato che “da una ventina d’anni la regolamentazione in Europa si è concentrata sul benessere a breve termine dei consumatori e sul calo dei prezzi con il risultato che molte telco sono ora molto fragili e possibile preda di società non europee”.

Tale approccio, ha continuato, “è un vero handicap per l’Europa digitale. Al contrario, negli Usa, dove non c’è quasi regolamentazione, i prezzi sono più elevati ma gli operatori sono forti e investono massicciamente”.

 

Uno squilibrio che si ripercuote non solo sulla crescita delle telco Ue – da 7 a 9 volte più debole rispetto a quella dei rivali dell’Asia e del Nord America – ma anche sulla loro capacità d’investimento: secondo Idate, il livello di investimenti dei maggiori operatori nordamericani è superiore di 4-5 punti rispetto a quello delle telco Ue (15% del fatturato contro 10%). Di conseguenza, gli operatori americani, che erano in netto ritardo sullo sviluppo del 3G, ora sono in forte vantaggio sullo sviluppo delle reti 4G.

 

Per uscire da questa impasse, non ha senso parlare di rete pan-europea, innanzitutto perchè nel settore mobile la concorrenza si fa tra le infrastrutture in seno a ogni Paese: potrebbe avere senso condividere le reti nazionali “ma non ha alcun senso unire le reti rumene con quelle ceche”.

Nel fisso, è possibile “unire operatori che dispongono di reti fisse in diversi paesi, ma ciò non porta niente in termini di produttività e sinergie: unire le reti fisse di France Télécom e quelle di Deutsche Telekom non cambia niente all’economia delle reti”.

La confusione, secondo Richard è nata a dicembre (leggi articolo Key4biz) dopo una riunione dell’ETNO con il commissario Antitrust Joaquin Almunia: “gli operatori si sono lamentati che la Commissione blocca tutti i progetti di consolidamento in Europa. Il Commissario Almunia ha risposto che non poteva fare altro che bloccare perchè non esiste ‘un’Europa delle tlc’ ma 27 paesi con 27 diversi quadri regolamentari”.

 

Più che una rete pan-europea, dunque, è necessario creare un vero mercato unico delle tlc, anche se questo è un processo molto complesso perchè suppone un vero e proprio stravolgimento delle regole, con la creazione di un “regolatore unico che sostituisca gli attuali 27 regolatori nazionali”.

L’apertura del mercato e la costruzione di una ‘potenza europea delle tlc’ è, insomma, “una scelta politica”. E certo la politica non ha dato un bel segnale in questo senso decidendo di tagliare i fondi destinati alla banda larga: “Il cantiere dell’internet ultrabroadband cista tra 250-300 miliardi di euro…ed è un vero peccato che l’Europa preferisca concentrare i suoi mezzi finanziari su altre cose, visto che il digitale è definito essenziale per la competitività e l’occupazione”.

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