Google: gli editori francesi smentiscono accordo da 50 mln di euro

di Alessandra Talarico |

Sempre più probabile l’introduzione di una ‘disposizione legislativa o fiscale’ per fare in modo che i soggetti, come Google, ‘che beneficiano delle informazioni prodotte dalla stampa’ partecipino al suo finanziamento.

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L’associazione IPG, che riunisce una trentina di grandi case editrici francesi, ha smentito le informazioni secondo cui Google avrebbe offerto agli editori un montante di 50 milioni di euro l’anno come ‘compensazione’ per i contenuti indicizzati dal motore di ricerca, sui quali l’azienda fa lauti incassi ma non paga alcunché.

La notizia, diffusa dal quotidiano Le Monde, e che avrebbe dovuto porre fine alla controversia tra gli editori e il gruppo di Mountain View, secondo una nota ufficiale dell’IPG è “totalmente infondata” sia per quanto riguarda lo “stato di avanzamento dei negoziati” sia relativamente al montante dell’accordo.

 

Lo scorso novembre, il presidente francese François Hollande aveva imposto l’ultimatum a Google facendo chiaramente capire che se entro Natale non si fosse giunti a un accordo, il governo avrebbe iniziato a gennaio a predisporre una legge per costringere i motori di ricerca a pagare gli editori.

Per dirimere la controversia, il governo francese ha assegnato a Marc Schwartz, della società di consulenza Mazars, il compito di fare da mediatore tra le istanze degli editori e dell’azienda americana. Ma le trattative, a quanto pare, non riescono a produrre un risultato soddisfacente.

 

Secondo le informazioni de Le Monde, prima di Natale Google avrebbe proposto agli editori la cifra di 50 milioni di euro l’anno che sarebbe stata suddivisa in tre versanti: primo, l’acquisto di spazi pubblicitari da parte di Google sui supporti cartacei e digitali degli editori; secondo, una collaborazione commerciale tra questi ultimi e il motore di ricerca; terzo, l’utilizzo, da parte degli editori, della piattaforma pubblicitaria AdSense, sulla quale il gruppo americano garantisce agli editori un fatturato minimo.

 

Gli editori hanno fatto presente che il montante proposto da Google è largamente insufficiente e chiedono un contributo annuale di almeno 70-100 milioni di euro, sottolineando poi che, sui 50 milioni promessi da Google, solo il primo terzo è garantito (l’acquisto di spazi pubblicitari). Chiedono inoltre a Big G di pagare i ‘diritti vicini’ per i lauti guadagni pubblicitari che riesce a realizzare grazie all’indicizzazione dei loro titoli.

Google, dal canto suo, risponde che il 40% dell’audience dei siti che fanno capo agli editori è generato dal motore di ricerca.

 

In Belgio dove, dopo 7 anni di battaglie legali, le associazioni di categoria hanno invece concluso un accordo che non prevede il pagamento di royalties ma lo sviluppo di una partnership commerciale tra Google e i giornali francofoni belgi.

 

In Francia, invece, visto lo stallo delle negoziazioni, sembra dunque profilarsi all’orizzonte la prospettiva di una legge che costringa il motore di ricerca a pagare per i contenuti, anche se diversi osservatori si interrogano sulla fattibilità di una simile misura e sottolineano che per ‘piegare’ il motore di ricerca l’arma più appropriata è quella della fiscalità.

La scorsa settimana è stato in presidente Hollande a ribadire che il Governo prevede una “disposizione legislativa o fiscale” per fare in modo che i soggetti, come Google, “che beneficiano delle informazioni prodotte dalla stampa” partecipino al suo finanziamento (Leggi articolo Key4biz).

 

Nei giorni scorsi, intanto, sono stati anticipati i contenuti del rapporto affidato dal Governo ai due ‘super-esperti’ in materia fiscale – Pierre Collin e Nicolas Collin – i quali, vista la difficoltà degli Stati a tassare i profitti delle imprese digitali, hanno proposto di tassare i dati che sono la “linfa vitale” dell’economia digitale.

Anche in questo caso, l’attuazione della proposta non sarebbe compito facile, ma l’esecutivo sembra determinato a prendere in considerazione anche questa pista (Leggi articolo Key4biz).