LinkedIn, il sito da 2 curricula al secondo. Ecco qual è il segreto del suo successo

di Alessandra Talarico |

Il mercato delle assunzioni online genera un fatturato stimato in 130 miliardi di dollari: sono infatti sempre più numerose le aziende che si affidano ai servizi di recruitment in rete per cercare il personale adatto alle loro esigenze.

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La rete si è confermata negli ultimi anni come uno degli strumenti più usati dalle grandi aziende per il reclutamento del personale. In questo contesto, l’arrivo di LinkedIn – che nei giorni scorsi ha annunciato di aver raggiunto i 200 milioni di membri – può essere considerato una rivoluzione al pari dell’arrivo di Google nel mercato della pubblicità. Ma quali sono i segreti del successo planetario di questo network, che registra più di 160 milioni di visitatori unici al mese ed è al 23 posto tra i siti più visitati al mondo?

Ha provato a svelarli Laurence Bret Stern, Direttrice Marketing EMEA della società, partendo innanzitutto dai ‘numeri’ chiave della società, che lo scorso anno ha realizzato un fatturato di 900 milioni di dollari – in crescita del 71% – e utili di 70 milioni, in aumento del 100%.

Negli ultimi due anni, i dipendenti del gruppo – fondato nel 2003 dal cofondatore di PayPal, Reid Hoffman – sono passati da 700 a 2.800.

La ‘materia prima’ su cui si fonda il business di LinkedIn sono, ovviamente, i curricula dei 200 milioni di iscritti, postati a un ritmo di due al secondo. Gratuitamente. Meno del 10% degli iscritti, infatti, usa i servizi premium a pagamento.

“Questa gratuità è il nostro motore di crescita e ci porta, ogni mese, più di un milioni di visitatori unici. Il nostro modello economico si basa sui servizi alle imprese”, spiega Laurence Bret Stern.

Il mercato delle assunzioni online genera un fatturato stimato in 130 miliardi di dollari: sono infatti sempre più numerose le aziende che si affidano ai servizi di recruitment in rete per cercare il personale adatto alle loro esigenze.

Questi servizi alle aziende generano il 50% dei ricavi di LinkedIn. Un altro 30% deriva dalle soluzioni di marketing che permettono alle imprese di costruire la loro comunicazione sul network. Il resto proviene dagli abbonamenti e dai servizi specifici per le piccole imprese.

 

Il numero due del gruppo, Michael Gamson, che è arrivato in LinkedIn nel 2007, quando il sito contava appena 120 dipendenti, ha spiegato quindi che “L’essenziale della visione strategica c’era già tutto 5 anni fa. L’idea di Reid Hoffman – che è stato anche uno dei primi investitori di Facebook – era di introdurre una dimensione sociale nell’universo professionale”.

Ma è solo con l’arrivo, nel 2008, dell’ex dirigente Yahoo!, Jeffrey Weiner, che LinkedIn inizia a monetizzare il suo successo di pubblico.

 

Un pubblico che non arriva su LinkedIn esclusivamente in cerca di lavoro: “Quello sarebbe un problema”, commenta Gamson, ma principalmente per “investire nel proprio profilo professionale”, che viene visionato da migliaia di selezionatori di tutto il mondo.

Il contatto diretto coi candidati accelera i tempi della selezione riducendone i costi. Ecco il primo vantaggio per le aziende, che hanno inoltre imparato a promuovere su LinkedIn le loro strategie, attraverso pagine dedicate che i membri possono scegliere di seguire.

“Un like su Facebook è molto più superficiale di un follower su LinkedIn. Tra le 137 mila persone che ci seguono, il 70% è interessato a lavorare con noi”, ha commentato Dennis de Munck, direttore delle risorse umane di L’Oreal.