Guerra dei patent, interviene l’ITU. Hamadoun Tourè: ‘Non si possono usare i brevetti per bloccare i mercati’

di Alessandra Talarico |

Secondo alcuni, gli accordi FRAND non sono più efficaci nell’attuale contesto e questa – secondo l’ITU – è una delle principali questioni da risolvere insieme alla definizione di accordo di licenza ‘ragionevole’.

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Hamadoun Tourè

Anche l’ITU è scesa in campo per cercare di porre un freno alle innumerevoli cause legali sui brevetti essenziali per la realizzazione dei nuovi dispositivi mobili per la connessione a internet.

L’agenzia Onu che si occupa di telecomunicazioni ha ospitato nei giorni scorsi a Ginevra una tavola rotonda con i principali protagonisti del settore, enti di standardizzazione, università e rappresentanti governativi per fare il punto sulla validità degli accordi FRAND, ossia quelli che stabiliscono che le tecnologie essenziali per la realizzazione di un prodotto di largo consumo devono essere concesse su base equa, ragionevole e non discriminatoria.

Finora, spiega l’ITU, le policy che regolano questi brevetti essenziali sono state efficaci per gestire la naturale tensione tra i detentori dei diritti, gli implementatori degli standard e gli utenti finali. Tuttavia, elementi quali la definizione di cosa sia ‘ragionevole’ o il diritto per i possessori di brevetti essenziali di chiedere provvedimenti ingiuntivi stanno emergendo come centrali nei diversi contenziosi in essere tra le società hi-tech.

Secondo alcuni, infatti, gli accordi FRAND non sono più efficaci nell’attuale contesto e questa – secondo l’ITU – è una delle principali questioni da risolvere insieme alla definizione di accordo di licenza ‘ragionevole’.

 

Si tratta di questioni essenziali e particolarmente rilevanti, visto che dal pagamento delle royalties per queste tecnologie dipende anche il prezzo finale dei dispositivi.

Il dibattito, ha riferito il responsabile dell’ufficio standardizzazione dell’ITU, Malcolm Johnson, è stato molto teso ma è servito a “chiarire le posizioni dei vari stakeholder nella determinazione dell’efficacia degli impegni FRAND e dell’impatto dei contenziosi legati ai brevetti essenziali”.

 

Secondo Motorola, ad esempio, è ‘ragionevole’ l’applicazione di una royalty pari al 2,25% del prezzo di vendita del prodotto, ma altre società come Microsoft, Apple e Cisco – tutte con un ampio portfolio di diritti di proprietà intellettuale (IPR) ma meno forti negli standard mobili – non sono d’accordo. Si è dunque molto lontani dagli obiettivi dichiarati di portare le royalties sui brevetti a circa il 5% del prezzo dei dispositivi in futuro, per consentire un abbassamento dei costi ai consumatori.

 

Nel suo contributo al dibattito, Microsoft ha sottolineato che “Come altre importanti aziende hi-tech, Microsoft contribuisce regolarmente allo sviluppo di standard industriali che sono di vitale importanza per lo sviluppo di Internet e per l’interoperabilità tra dispositivi mobili e altri computer. Il sistema internazionale degli standard funziona bene, perché le imprese che contribuiscono alla realizzazione degli standard promettono di mettere i loro brevetti essenziali a disposizione di altri a condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie. Se, in violazione di questa promessa, le imprese cercheranno di bloccare i prodotti altrui sulla base di tali brevetti a soffrirne saranno i consumatori e l’intero settore”. 

 

Secondo Nokia, invece, “I regolatori dovrebbero intervenire solo in casi di chiara violazione di brevetto e lasciare che i mercati e le corti continuino ad esercitare le loro competenze”.

 

Per Apple, un approccio basato sull’applicazione di royalties legate al prezzo medio di vendita è sbagliato (ASP) perchè consente al proprietario del brevetto di “collezionare un valore dissociato dal suo contributo allo standard. Usare l’ASP come base per le royalties è discriminatorio nei confronti di compagnie come Apple che vendono prodotti ad alto valore”.

 

Per il segretario generale dell’ITU, Hamadoun Tourè, è indifferibile intervenire sull’attuale sgradita tendenza a utilizzare brevetti essenziali per bloccare i mercati.

“C’è bisogno di una revisione urgente di questa situazione: i brevetti hanno lo scopo di incoraggiare l’innovazione, non di soffocarla. Riconoscere le esigenze dei titolari di brevetti e degli utenti, così come le esigenze del mercato, è un atto di equilibrio”.

 

“L’ITU – ha concluso Malcolm Johnsonnon interferirà nei negoziati bilaterali. Tuttavia riteniamo che fare chiarezza su questi punti possa dare un contributo significativo per affrontare le attuali difficoltà”.