Rai, Anna Maria Tarantola: ‘Riguadagnare la fiducia dei telespettatori, adeguandoci all’era di internet’

di Raffaella Natale |

La Rai negli anni, ha detto il presidente Rai in audizione in Vigilanza, ha perso la fiducia dei telespettatori, ‘è rimasta al vecchio linguaggio, a quando il web non c’era’.

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Anna Maria Tarantola

I cittadini non hanno più fiducia nella Rai, quella fiducia che invece deve essere alla base di ogni servizio pubblico.

Pesanti, ma veritiere, le parole che usa il presidente Anna Maria Tarantola in audizione davanti alla Commissione di vigilanza insieme al direttore generale Luigi Gubitosi.

 

Una sfiducia, quella degli utenti, alimentata da programmi spesso ‘scadenti’ e mandati in onda anche in prima serata, dove ancora non trovano pienamente spazio gli impegni presi col Contratto di servizio (Leggi Articolo Key4biz) e dove si segnala anche l’ultima, in ordine di tempo, denuncia del presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti, Luca Borgomeo, riguardo alla mancata tutela dei minori per alcuni programmi del prime time (nel particolare ‘Ti lascio una canzone’).

 

Per la Tarantola, il rapporto di fiducia è stato solido dagli anni ’60 agli anni ’90, ma poi è venuto a mancare e questo ha fatto disamorare i telespettatori.

A questo va, poi, aggiunto un altro fattore essenziale che ha determinato la perdita di audience: l’incapacità della Tv pubblica ad adeguarsi ai tempi e soprattutto all’era di internet.

E anche se Gubitosi in Vigilanza ha dichiarato che la Rai sarà digitalizzata entro tre anni, come cambiare velocemente e adottare nuovi linguaggi per arrivare al pubblico se su 13 mila dipendenti, quelli con meno di 30 anni sono circa 50?

 

“Non sono una banchiera, né una bancaria“, ha commentato la Tarantola, riferendosi al precedente incarico a Banca d’Italia, ma “è necessario capire la realtà dove operare e improntare il servizio pubblico alla soddisfazione delle esigenze degli utenti“.

La Tarantola ha detto di avere intenzione, insieme al Cda e al direttore generale, di impostare il proprio rapporto con la Vigilanza “alla massima trasparenza e collaborazione“.

E rispondendo al presidente Sergio Zavoli, che in avvio di lavori si era chiesto se esista ancora un servizio pubblico e ci sia una ragione per la sua esistenza, Tarantola ha detto: “Sì, esiste ancora, c’è spazio, ma la Rai deve orientarsi all’oggi nelle sue tre funzioni chiave: intrattenimento, informazione, educazione fatta bene. Lo sappiamo bene questo, anche perché le risorse derivano dal canone. Occorre però essere una buona azienda, efficace. I due poli chiave sono un buon prodotto e un’azienda molto efficiente”

 

Zavoli è, però, stato molto diretto: “Prima di qualunque altro impegno, è necessario dare una svolta a una situazione economico-finanziaria che ha largamente e profondamente condizionato l’identità del servizio pubblico“.

Il presidente della Vigilanza ha sottolineato l’importanza di “una serie di interventi strutturali, e persino radicali, negli ambiti organizzativi e nelle pratiche operative del più grande laboratorio civile e culturale della Nazione”.

 

Ricordiamo che dall’ultima semestrale presentata dalla Rai è emerso un quadro desolante: perdite per 129 milioni di euro a causa della crisi pubblicitaria e dei costi elevati dei diritti sportivi. Perdite che, secondo le stime, a fine anno arriveranno a circa 200 milioni di euro (Leggi Articolo Key4biz).

In questo senso, Gubitosi s’è impegnato davati alla Vigilanza a ridurre i compensi delle cosiddette star della Rai: “stanno scendendo e scenderanno. Stiamo lavorando su questo”.
Aggiungendo, in risposta ad alcuni commissari, “non c’è bisogno di far sapere quanto guadagnano i nostri“, se così dev’essere, allora “deve esserlo per tutti, le regole non devono penalizzare solo la Rai, o tutti o nessuno. Comunque voi siete il Parlamento e se fate una legge, la applicheremo”.

Dall’ultima semestrale risulta che il costo del lavoro ha registrato un incremento di 2,5 milioni di euro, nonostante gli effetti delle politiche di incentivazione agli esodi agevolati attuate negli esercizi precedenti e il sostanziale blocco delle politiche retributive. La forza lavoro del Gruppo è al 30 giugno 2012 di 11.569 dipendenti a cui si aggiungono 1.660 risorse  a tempo determinato espresse in unità anno.