Banda larga: la Ue lancia consultazione pubblica. Joaquin Almunia: ‘Gli interventi statali non compromettano investimenti privati’

di Alessandra Talarico |

Per Almunia l’intervento pubblico per lo sviluppo delle reti deve essere limitato alle aree dove non investono gli operatori privati o agli elementi passivi della rete, quali le condotte e la fibra ‘inattiva’ così da garantire a tutti accesso al mercato.

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La Commissione europea ha appena aperto una consultazione pubblica sulla revisione delle “linee guide per l’applicazione della normativa sugli aiuti di stato in relazione allo sviluppo della banda larga”, per ottenere osservazioni atte a meglio comprendere come adattare gli attuali orientamenti agli obiettivi dell’Agenda Digitale europea.

 

Nel quadro delle azioni della Commissione europea per il raggiungimento di tali obiettivi, le linee guida indicano quali debbano essere i criteri per poter impiegare le risorse pubbliche finalizzate allo sviluppo delle reti a banda larga nei territori degli Stati Membri in maniera tale che questi interventi permettano di razionalizzare le risorse e accelerare il roll-out delle infrastrutture nelle cosiddette aree a ‘fallimento di mercato’.

Le osservazioni delle parti interessate dovranno pervenire entro il 3 settembre, in previsione dell’adozione di linee guida definitive entro dicembre 2012.

 

“Il controllo dell’utilizzo degli aiuti di stato deve supportare gli obiettivi dell’Agenda Digitale, mantenendo tuttavia gli incentivi agli investimenti privati. In questo settore strategico, tanto più in questo momento di crisi economica, è necessario un quadro dinamico per l’applicazione delle regole sugli aiuti di stato che favorisca gli investimenti e la crescita dell’occupazione“, ha dichiarato Joaquin Almunia, Commissario europeo alla Concorrenza.

 

Quando le attuali linee guida sono entrate in vigore, nel 2009, l’intervento pubblico si è concentrato sulle zone rurali e remote in cui la copertura a banda larga non era disponibile a causa degli elevati costi di costruzione.

Le norme sugli aiuti di Stato hanno così assicurato che l’intervento pubblico non spiazzasse gli investimenti privati​, incoraggiando invece la costruzione di nuove infrastrutture in aree in cui i consumatori non avevano in precedenza possibilità di scelta.

Alla luce dei rapidi cambiamenti delle tecnologie e delle condizioni del mercato, la Commissione ha avviato nel 2011 la revisione delle Guidelines sugli aiuti di Stato nel settore della banda larga, con una prima consultazione pubblica da cui è emerso che le norme vigenti funzionano bene e non richiedono alcuna modifica di rilievo. Molti dei soggetti che hanno inviato il loro parere hanno però ritenuto che vi fosse spazio per ulteriori chiarimenti.

Il progetto di revisione degli orientamenti mira quindi a chiarire e semplificare le norme esistenti, per esempio, allentando alcune condizioni per gli investimenti nelle aree rurali.

 

D’altra parte, sottolinea la Commissione in una nota, “tutta la legislazione in questo settore è volta a sostenere gli obiettivi di crescita della strategia Europa 2020 e una delle sue iniziative principali, l’Agenda Digitale”.

Dal momento che per quanto riguarda l’obiettivo di fornire a tutti i cittadini collegamenti a banda larga ‘basic’ sono stati compiuti buoni progressi, l’attenzione si sta spostando ora verso la diffusione delle reti ultraveloci. Pertanto, i nuovi orientamenti propongono di includere la possibilità di sostenere le nuove reti a banda larga (con velocità superiori a 100 mbps) ma a determinate condizioni.

 

Nel documento oggetto di consultazione, la Commissione evidenzia quindi che  “Gli operatori commerciali costituiscono senza dubbio la prima fonte di investimento ed  è particolarmente importante che i fondi pubblici in questo settore siano utilizzati in maniera oculata e che la Commissione assicuri che gli aiuti di Stato siano complementari e non sostitutivi degli investimenti provenienti dagli operatori di mercato”.

Ogni intervento statale – si legge ancora nelle linee guida della Commissione – deve limitare al massimo il rischio che siano compromessi gli investimenti privati e che siano minacciati gli incentivi commerciali, cosi da evitare che vi siano distorsioni della concorrenza. Il documento di Bruxelles conferma anche che “al fine di evitare che l’impiego di risorse pubbliche non impedisca gli investimenti privati nelle aree identificate, le autorità pubbliche dovranno verificare che non vi siano investitori privati che abbiano piani d’investimento previsti nell’area interessata”.

 

Le nuove norme mirano anche ad accrescere la trasparenza, chiedendo agli Stati membri di pubblicare in una pagina web tutte le informazioni sui sistemi a banda larga che ricevono il sostegno dello Stato e le iniziative volte a ridurre gli oneri amministrativi per i piccoli progetti.

 

Pollice verso, quindi, agli interventi pubblici che potrebbero rivelarsi controproducenti, indica ancora l’esecutivo, rilevando che “…un intervento pubblico a sostegno della banda larga in settori in cui gli operatori privati sarebbero normalmente portati ad investire o in cui hanno già investito potrebbe indebolire in misura considerevole l’incentivo degli operatori commerciali ad investire in questo comparto. In tal caso, gli aiuti di Stato a sostegno della banda larga potrebbero rivelarsi controproducenti rispetto all’obiettivo perseguito”.

 

Ben vengano, invece, gli investimenti pubblici su elementi infrastrutturali che non sono direttamente collegati alla trasmissione di servizi e che sono particolarmente costosi, quali le condotte o la cosiddetta fibra ‘inattiva’.

“Se tali investimenti sono finanziati con fondi pubblici, l’infrastruttura sarà disponibile indistintamente a tutti i prestatori di servizi che intendono entrare nel mercato”, spiegala Commissione sottolineando che questo, a sua volta, stimolerà la concorrenza, in particolare per le reti ad altissima velocità a banda larga, e contribuirà al miglioramento dei servizi a banda larga e alla riduzione dei prezzi praticati ai consumatori.

Un intervento pubblico sulle infrastrutture passive, inoltre, è funzionale ad attrarre nuovi investimenti nel settore, da soggetti ‘terzi’, quali le banche di investimento o i fondi pensione.

 

Orientamenti dell’Unione europea per l’applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato per lo sviluppo rapido di reti a banda larga (consulta il documento in italiano)   

 

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