Smartphone: chi vincerà la guerra dei brevetti e con quali vantaggi?

di Alessandra Talarico |

Più o meno 5 anni fa, quando il cellulare iniziò la sua trasformazione in mini pc da tasca, comincia anche la guerra dei brevetti. Il caso della tecnologia ‘slide-to-unlock’ e la lotta dei vendor per prevalere su un mercato da 200 mld di dollari.

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slide-to-unlock

Quella dei brevetti sulle tecnologie mobili è una guerra che non sembra avere fine: ogni giorno si arricchisce di nuovi capitoli, coinvolgendo la maggior parte dei protagonisti di un’industria, quella degli smartphone, che appena 5 anni fa nessuno prevedeva avrebbe conosciuto un successo così importante.

Più o meno 5 anni fa, infatti, entra nel vivo la tanto acclamata ‘convergenza’ tra Pc e telefonino: i cellulari diventano sempre più simili a piccoli computer e offrono le stesse possibilità, consentendo di accedere alla posta elettronica, al web, di visualizzare contenuti multimediali.

Fiutato l’affare, si fiondano sul mercato oltre ai ‘vecchi’ produttori di telefonini come Nokia e Motorola, anche produttori di computer come Apple, di software (Microsoft) e altri, come Samsung.

 

Ed è così che, dietro le quinte, comincia a maturare anche la guerra sulla proprietà intellettuale con una serie di accuse e controaccuse che vedono in Apple il protagonista più agguerrito.

Al centro del contendere diversi brevetti, tra i quali quello legato alla tecnologia ‘slide-to-unlock‘, che permette agli utenti iPhone di ‘sbloccare’ lo smartphone dalla fase di stand-by facendo scorrere un dito sullo schermo.

Protetta da due brevetti depositati negli Usa, la tecnologia è al centro, insieme ad altre, delle cause intentate da Apple contro HTC negli Usa (Delaware) e in Germania, ma anche di quelle mosse contro Motorola sempre in Germania e in Florida e contro Samsung in Australia, Olanda e California.

 

Apple sostiene che i rivali – Samsung in particolare – abbiano riprodotto pedissequamente le sue innovazioni nei loro dispositivi e si è lanciata in una lotta senza quartiere contro i ‘copycat’. Ma anche diversi competitor hanno reagito contro accusando Apple di violare i loro patents.

 

La posta in gioco è molto alta e, in un mercato globale da 200 miliardi di dollari, Apple e i suoi rivali sono convinti che anche la minore delle caratteristiche diventi cruciale per avere un vantaggio competitivo.

E così le aziende protagoniste del settore smartphone si sono lanciate in una serie di contenziosi legali nel tentativo di bloccare una i prodotti dell’altra o di costringere i concorrenti ad acquistare la licenza per usare le tecnologie al centro del contendere.

Tra queste, appunto, la tecnologia ‘slide-to-unlock’ ma anche i brevetti legati allo storage delle immagini, ai collegamenti Wi-Fi, alle email e ai calendari, oltre che ad altre caratteristiche secondarie la cui esistenza e importanza gli utenti neanche immaginano.

 

Il brevetto legato alla funzione di sblocco del cellulare è datato 2005, quindi più di un anno prima che Apple lanciasse il suo primo dispositivo con schermo touch. L’iPhone, all’epoca, era ancora in fase di progettazione e gli ingegneri volevano dotarlo di un sistema che impedisse l’invio accidentale di telefonate o messaggi. Dopo aver provato diverse alternative, poco prima del Natale 2005, Apple depositò la richiesta di brevetto presso lo U.S. Patent and Trademark Office, che lo approvò 4 anni dopo, all’inizio del 2010. Subito dopo, Apple cominciò a ricorrere alla giustizia, accusando prima HTC e poi Motorola della violazione di diversi brevetti tra cui anche quello relativo alla tecnologia ‘slide-to-unlock’.

Sia HTC che Motorola, infatti, avevano dotato i loro dispositivi di funzioni simili ma entrambe sostengono di non aver violato le tecnologie brevettate da Apple.

Mentre Apple attendeva l’approvazione del brevetto, inoltre, Samsung lanciò una serie di smartphone che si sbloccavano toccando il centro di un cerchio sullo schermo e trascinando il dito in un qualsiasi punto fuori dal cerchio.

Il design di Samsung era differente, ma non abbastanza per Apple che, secondo quanto riferito dal New York Times, nel 2009 torno all’ufficio brevetti e depositò una richiesta per un brevetto che avrebbe coperto una varietà maggiore di design per lo ‘slide-to-unlock’.

Apple ottenne il brevetto a ottobre e il febbraio successivo fece causa a Samsung presso il tribunale di San Jose in California.

 

Ma, all’inizio di quest’anno, il colpo di scena: la sconosciuta azienda svedese produttrice di schermi touch Neonode svela di aver ricevuto un brevetto per una propria versione di ‘slide-to-unlock’ che permetteva agli utenti di passare da un’applicazione all’altra facendo scorrere il dito sullo schermo ed era stata utilizzata in uno dei dispositivi lanciati dalla società prima di finire in bancarotta nel 2008.

Samsung, dunque, ha tirato in ballo Neonode nel corso del dibattimento in tribunale nei Paesi Bassi, sostenendo che Apple non avrebbe mai dovuto ottenere il brevetto in quanto già assegnato a un’altra società e si presume userà la stessa tattica anche nella causa in corso in California.

 

Al momento, l’unico tribunale che ha riconosciuto le ragioni di Apple è quello di Monaco, secondo cui due design Motorola avrebbero violato la versione europea del brevetto Apple. La società di Schaumburg è corsa subito ai ripari, apportando dei piccoli cambiamenti per far sì che i suoi dispositivi non fossero estromessi dal mercato tedesco.

 

Molti esperti di proprietà intellettuale ritengono che questa guerra finirà con una serie di accordi per la concessione reciproca delle rispettive licenze. Ma allora a che pro spendere centinaia di milioni di dollari in cause legali? Bisognerebbe forse riflettere, allora, sulla validità dell’attuale sistema di concessione dei brevetti, che forse sta facendo più danni che bene al settore della telefonia mobile.