Telecom Italia: per Asati, emendamento su accesso disaggregato è contrario a norme Ue e regole Agcom. ‘Va rimosso’

di Alessandra Talarico |

Telecom Italia dovrebbe rinunciare a circa il 30% del costo del canone all’ingrosso poiché sarebbe obbligata a separare i 2,6 euro pagati per la manutenzione e i costi commerciali, dai 9,28 euro al mese per ogni linea in unbundling.

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Sta facendo discutere la proposta presentata dalla Lega Nord e approvata ieri dalle Commissioni Affari costituzionali e Attività produttive della Camera sulla disaggregazione dei servizi di accesso alla rete fissa di Telecom Italia.

La proposta si presta infatti a un conflitto istituzionale, perchè la materia è già stata regolamentata dall’Agcom, con la delibera 518/10/cons ed è, inoltre, in contrasto con le norme europee risalenti al 2005 e secondo le quali il servizio di manutenzione e il servizio unbundling sono indivisibili.

Così avviene in tutti i Paesi Europei, sottolinea l’associazione Asati – che riunisce i piccoli azionisti di Telecom Italia –  secondo cui la proposta ” va assolutamente respinta” anche perchè presenta profili di incostituzionalità, contravvenendo all’art. 42 della Costituzione.

 

In base a quanto previsto dall’emendamento leghista (Fava, Caparini, Torazzi, Vanalli, Bragantini), in sostanza, i servizi di accesso all’ingrosso di rete fissa dovranno essere offerti da Telecom Italia ai concorrenti in maniera disaggregata “in modo che gli stessi operatori non debbano pagare per servizi non richiesti e si possa creare un regime concorrenziale anche per i servizi accessori” (Leggi articolo Key4biz).

 

Se la proposta dovesse essere mantenuta, Telecom Italia dovrebbe rinunciare a circa il 30% del costo del canone all’ingrosso poiché sarebbe obbligata a separare i 2 euro pagati oggi per la manutenzione, più 0,6 euro per i costi commerciali, dai 9,28 euro al mese per ogni linea in unbundling che i player concorrenti pagano per accedere alla sua rete.

 

Già nel 2010, ricordava stamani Il Sole 24 Ore, la Ue aveva scritto all’Agcom criticando le decisioni dell’Autorità italiana in fatto di prezzi all’ingrosso nel settore delle telecomunicazioni: il problema, secondo la Ue, risiede proprio nei costi di manutenzione praticati da Telecom Italia.

 

Sempre secondo il quotidiano economico, lo stesso Governo avrebbe già chiesto un parere all’Agcom sulla questione.

 

Il presidente di Asati Franco Lombardi, quindi, sottolinea che, a prescindere dalla regolamentazione la proposta di separazione dei servizi di manutenzione dei singoli doppini in rame che vengono ceduti in unbundling agli operatori alternativi “non ha alcun senso sul piano tecnico-economico né è fattibile in pratica”.

 

“Infatti – spiega Lombardi – il singolo doppino in rame va dalla centrale all’abitazione dell’utente e non è un impianto individuale a sé stante, ma parte di vari cavi che attraversano canalizzazioni e pozzetti di una completa infrastruttura di rete di accesso. E’ quindi palese l’impossibilità di affidare  la manutenzione di una singola coppia di rame ad una società diversa da quella che contestualmente cura la manutenzione di tutto il cavo o di tutta l’infrastruttura di una certa area”.

 

Asati chiede quindi al Governo “l’immediata rimozione dell’emendamento al fine di non provocare inutili complicazioni e ritardi per dover poi correggere una norma assurda palesemente in contrasto con le leggi vigenti”.