Apple batte ogni record: vale più del PIL della Svezia e di Google e Microsoft messe insieme. L’iPad 3 in arrivo a marzo

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Fa discutere, intanto, la pubblicazione del dossier che l’FBI aveva stilato su Steve Jobs quando George Bush padre lo voleva tra i suoi collaboratori.

Stati Uniti


Steve Jobs

Le azioni Apple hanno sbaragliato ieri ogni record, portando la capitalizzazione della società a 456 miliardi di dollari, una cifra che corrisponde al valore combinato di Google (198,9 miliardi) e Microsoft (256,7 miliardi).

Apple aveva superato la capitalizzazione di Microsoft a maggio 2010, toccando quota 222 miliardi di dollari. Ad agosto 2011, quindi, la società ha superato anche il gigante petrolifero Exxon, diventando la prima azienda mondiale con una capitalizzazione di 346,74 miliardi.

Sulla base dei numeri raggiunti ieri, Apple ha distanziato Exxon di ben 50 miliardi di dollari: il valore del gruppo petrolifero è infatti di 402 miliardi di dollari.

 

Per mettere questi dati in prospettiva, secondo Fortune, Apple vale attualmente più del PIL della Svezia (450 miliardi di dollari) e di tutto l’oro della Federal Reserve (350 miliardi di dollari).

 

Il nuovo primato arriva sulla scia della migliore trimestrale di sempre per il gruppo di Cupertino, che si appresta anche a lanciare il nuovo iPad: secondo diverse fonti, la presentazione della versione 3 del celebre tablet avverrà nella prima settimana di marzo nel corso di un evento a san Francisco, presumibilmente allo Yerba Buena Center for the Arts, la location preferita da Apple per questo genere di annunci.

Se Apple seguirà la stessa scaletta del predecessore, il nuovo dispositivo sarà disponibile sul mercato un paio di settimane dopo la presentazione.

 

Fa discutere, intanto, la pubblicazione dei file FBI su Steve Jobs, che viene descritto dai federali – che lo hanno tenuto d’occhio quando aveva lasciato la Apple perchè George Bush padre voleva affidargli un incarico all’interno della sua amministrazione – come un dirigente brillante ma, secondo alcuni “dalla dubbia onestà”.

Secondo gli incartamenti, resi pubblici a circa 30 anni di distanza dalla loro stesura, Jobs era considerato un uomo dalla “solida morale”, ma era anche descritto come un individuo che tendeva a “piegare la verità al conseguimento dei suoi obiettivi”. Nessun reato rilevante, comunque, è uscito fuori, se non per quanto riguarda l’uso di droghe leggere e pesanti (marijuana e Lsd) e, soprattutto, una rassicurazione: Jobs non aveva parenti stretti “in paesi controllati dai regimi comunisti”.