Facebook: si stringono i tempi per l’IPO. La Silicon Valley si prepara a una nuova ondata di ‘milionari’

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Si rincorrono le indiscrezioni sulla tempistica dello sbarco in Borsa del social network. L’unica cosa certa è che dall’IPO uscirà una nuova generazione di milionari, come non se ne vedevano dalla quotazione di Google.

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Mark Zuckerberg

Si stringono i tempi per l’IPO di Facebook: secondo il Wall Street Journal la società potrebbe presentare richiesta alla SEC già questo mercoledì, per quotarsi in Borsa tra aprile e giugno.

Se raggiungesse quota 10 miliardi di dollari, l’IPO si collocherebbe al quarto posto negli Usa – dietro quelle di Visa, General Motors e AT&T Wireless – ma al primo posto tra le IPO di gruppi internet, superando quella di Google nel 2004 che, con una valutazione di 23 miliardi di dollari raccolse 1,9 miliardi di dollari.

“Con una stima di 100 miliardi di dollari, Facebook arriverebbe a valere quanto McDonald’s e quasi la metà di Google”, sottolinea il quotidiano newyorkese.

 

Tra il 2009 e il 2011, sottolinea ancora il WSJ, Facebook è stato in grado di aumentare gli introiti pubblicitari – su cui si impernia il suo business model – da 738 milioni di dollari a 3,8 miliardi, ma ancora non è dato sapere se la società è in profitto o no.

 

La società dovrà rendere pubbliche le informazioni finanziarie da aprile perché in base alla legge, la SEC richiede alle aziende che superano i 500 azionisti di pubblicarle e Facebook ha superato questa soglia alla fine del 2011.

Il gruppo potrebbe pubblicare queste informazioni anche senza quotarsi, ma questo lo porrebbe in una posizione di svantaggio perché a quel punto sarebbe gravata dalle maggiori responsabilità che pesano su una società pubblica, ma senza i benefici dei fondi raccolti in un’offerta pubblica.

 

La valutazione finale della società dipende però da diversi fattori, tra i quali la domanda degli investitori verso i social media, il mercato IPO e l’economia europea.

Quel che è certo è che dall’IPO uscirà “una nuova generazione di milionari della Silicon Valley, come non se ne vedevano dalla quotazione di Google” e che l’offerta sarà un test dell’abilità gestionale del Ceo Mark Zuckerberg, dal momento che le performance finanziarie della società finiranno sotto la lente degli investitori ogni tre mesi.

Lo stesso Zuckerberg si è sempre mostrato riluttante nei confronti dell’IPO, per timore che l’eccessiva attenzione al prezzo delle azioni potrebbe danneggiare la ‘cultura’ della società e distrarre i dipendenti dal loro obiettivo principale, che a detta del Ceo è quello di ‘offrire un gran prodotto’.

 

Nato nel 2004, Facebook conta attualmente più di 800 milioni di utenti, dei quali 500 milioni si collegano al sito ogni giorno.

 

A ‘pilotare’ l’IPO dovrebbe essere Morgan Stanley che si è occupata anche delle offerte iniziali di LinkedIn, Groupon e Zynga. Ma in lizza c’è anche Goldman Sachs, che a gennaio 2011 ha realizzato il piazzamento di azioni Facebook del valore di 1 miliardo di dollari ai suoi clienti.

Quel che è certo è che l’IPO rappresenterà una vera manna per la banca d’affari che se ne aggiudicherà la conduzione e che potrebbe ottenere una commissione tra 200 e 250 milioni di dollari – dopo un 2011 estremamente difficile sul fronte delle introduzioni in Borsa, crollate del 45% a 155,8 miliardi di dollari.