Frequenze Tv: asta o beauty contest? Esiste una terza via

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Laura Rovizzi (Open Gate Italia): ‘L’assenza di un piano industriale per la gestione delle frequenze, assegnate al Ministero della Difesa ed al Ministero degli Interni, impedisce la valorizzazione di un bene tanto prezioso e scarso come le frequenze’.

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Laura Rovizzi

Dopo l’ultima scossa arrivata dai tre ordini del giorno di Pd, IdV e Lega presentati alla Camera e accolti dal Governo, Open Gate Italia, società specializzata in Regolamentazione e Affari Istituzionali, ha individuato i tre nodi principali che a suo avviso il Governo è chiamato a sciogliere: individuare un meccanismo di assegnazione in grado di assicurare un uso efficiente delle frequenze, stabilire una corretta valorizzazione economica, introdurre meccanismi che portino alla liberazione di spettro da parte dei Ministeri (soprattutto Difesa).

Laura Rovizzi, AD di Open Gate Italia, che ha partecipato durante la sua carriera a due beauty contest nonché alla criticissima asta UMTS, spiega: “Sappiamo che ovunque in Europa le frequenze Tv sono state assegnate attraverso un beauty contest, senza prendere in considerazione la possibilità di utilizzare un meccanismo d’asta, ma il meccanismo sinora ipotizzato in Italia è un beauty contest parziale: garantisce che le frequenze siano assegnate agli operatori già presenti nel mercato della Tv analogica e non introduce alcun meccanismo competitivo: non c’è un vero e proprio contest”.“Anche i criteri di selezione stabiliti – continua Rovizzi – non sono sufficienti: in un Paese che ha bisogno di sviluppo, sarebbe necessario introdurne di nuovi, più efficaci ai fini della politica industriale e che obblighino le aziende a impegnarsi su investimenti minimi e sulla creazione di nuovi posti di lavoro”.

Per quanto riguarda l’assegnazione di una corretta valorizzazione economica alle frequenze, Laura Rovizzi dichiara che “occorre ricercare soluzioni che vadano oltre la mera introduzione di un meccanismo d’asta. La sostituzione del beauty contest con un’asta “pura” (simile a quella utilizzata nella recente assegnazione delle frequenze LTE), o mista (come per le frequenze UMTS) porterebbe a cambiare la struttura stessa del mercato televisivo italiano (pervenendo, ad esempio, ad una separazione tra rete e contenuti) e richiederebbe una riforma del mercato pubblicitario“.

“Sarebbe troppo complesso – sottolinea Rovizzi – ma anche troppo tardi“.

E’invece necessario, indica quindi l’AD di Open Gate Italia, “trovare una soluzione più realistica, con buona pace dei teorici della materia”.

Open Gate Italia, come soluzione in grado di ottenere risultati economici maggiori di quanto potrebbe realizzare un’asta con l’attuale struttura di mercato, ipotizza l’introduzione di una valorizzazione economica nell’attuale beauty contest stesso, articolata su tre livelli:

1) L’introduzione di un criterio economico a cui viene dato il peso di almeno il 30% nell’assegnazione del punteggio con la presentazione di un’offerta in busta chiusa.

2) l’adeguamento dell’attuale canone di concessione, ad oggi fissato a livelli troppo bassi (l’1% del fatturato per tutte le emittenti nazionali, pubbliche e private).

3) l’inserimento di una clausola che, in caso di vendita delle frequenze successivamente al periodo di divieto (5 anni, fissati anche nell’attuale disciplinare di gara), preveda che una percentuale rilevante dell’extra valore realizzato venga restituita allo Stato.

“L’ultimo nodo – conclude Rovizzi – è forse anche il più critico: l’introduzione di meccanismi che portino alla liberazione di spettro da parte di Ministeri“.

“L’assenza di un piano industriale per la gestione delle frequenze, assegnate negli anni al Ministero della Difesa ed al Ministero degli Interni – spiega – impedisce la valorizzazione di un bene tanto prezioso e scarso come le frequenze. La mancata liberazione di parte di esse – non utilizzate o sottoutilizzate, in maniera non efficiente – da parte del Ministero della Difesa ha da sempre condizionato gli operatori attivi sul mercato radiomobile e, di fatto, nell’ultima gara LTE, ha ridotto la possibilità di partecipazione di ulteriori operatori“.