Cellulari e salute. Dopo il Consiglio d’Europa, anche l’OMS lancia l’allarme: ‘Esposizione aumenta rischio cancro’

di Alessandra Talarico |

La GSMA, tuttavia, sottolinea che gli attuali standard di sicurezza sono validi e ricorda che anche l'IARC suggerisce che sono necessari ulteriori studi per comprendere gli effetti sul lungo periodo.

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Un nuovo allarme sulla potenziale pericolosità dei cellulari per la salute umana è stato lanciato ieri dall’International Agency for Research on Cancer (IARC), l’Agenzia dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) che si occupa della ricerca sul cancro.

L’IARC ha classificato i campi elettromagnetici come ‘potenzialmente cancerogeni’ (Gruppo 2B): aumenterebbero, infatti, il rischio di glioma, un tipo di tumore maligno del cervello.

Negli ultimi anni, sono stati condotti diversi studi, ma nessuno è riuscito a stabilire con certezza un nesso tra l’esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e l’insorgere di patologie gravi come il tumore.

Secondo l’IARC, tuttavia, sul lungo periodo questa esposizione provoca effetti sulla salute, aumentando, in particolare, il rischio di cancro. Il pericolo si pone soprattutto per i più giovani e i bambini, esposti per un periodo maggiore alle radiazioni lungo l’arco della loro vita.

 

Il dottor Jonathan Samet (University of Southern California, USA), presidente del working group di 31 scienziati che ha discusso a Lione i risultati dello studio, ha spiegato che “le prove, anche se si stanno ancora accumulando, sono abbastanza forti da rendere necessaria la classificazione 2B. Secondo le nostre conclusioni, potrebbero esserci dei rischi e quindi bisogna tenere sotto controllo il legame tra i telefonini e il rischio di cancro”.

 

“Alla luce delle potenziali conseguenze per la salute pubblica – ha spiegato il direttore dell’IARC  Christopher Wild è importante condurre ulteriori ricerche sull’uso massiccio dei cellulari sul lungo periodo. In attesa della disponibilità di queste informazioni, è importante adottare misure pragmatiche per ridurre l’esposizione, come l’uso dell’auricolare e dei messaggi di testo”.

 

I risultati dello studio verranno inclusi in una monografia – la quinta dopo quelle dedicate ad altri agenti fisici – e il primo luglio saranno pubblicati sulla rivista The Lancet Oncology.

Alcune settimane fa, anche il Consiglio d’Europa aveva espresso preoccupazione per l’eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici dei telefonini e delle reti Wi-Fi, in particolare nelle scuole, chiedendo severe misure per ridurre i possibili pericoli per la salute. Sotto accusa, anche  i dispositivi utilizzati per monitorare i neonati e tutti gli strumenti di uso comune che emettono continuamente onde elettromagnetiche. Secondo il Consiglio d’Europa è pertanto necessario che i governi prendano “tutte le misure necessarie” per limitare l’esposizione ai campi elettromagnetici, specialmente alle frequenze radio dei cellulari, in particolare per i bambini e i giovani che sembrano i soggetti più a rischio di tumori cerebrali.

Secondo l’Assemblea inoltre i governi dovrebbero ‘riconsiderare le basi scientifiche su cui poggiano gli attuali standards sull’esposizione ai campi elettromagnetici perché hanno serie limitazioni’. Ma anche ‘applicare il principio di precauzione nel caso in cui le valutazioni scientifiche non permettono di determinare i rischi per la salute umana con sufficiente certezza’.
 

Anche secondo uno studio condotto nel 2005 i bambini correrebbero più rischi degli adulti dall’esposizione prolungata alle onde radio dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia ed essi saranno dunque più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita, mentre secondo le valutazioni del del National Institutes of Health americano, parlare al telefonino accelera l’attività cerebrale nell’area più vicina all’antenna. Lo studio, condotto da un team guidato da Nora D. Volkow – direttore del National Institute on Drug Abuse – e pubblicato sul Journal of the American Medical Association, è tra i primi e più estesi a documentare che i segnali dei telefonini hanno la capacità di alterare l’attività cerebrale, ma i suoi risultati, dicono gli stessi ricercatori, devono essere ‘trattati con cautela’ perché non è stato ancora definito se e in che modo i cambiamenti rilevati dallle scansioni del cervello abbiano un effetto significativo sulle condizioni di salute generali delle persone.

Fino a oggi, secondo la GSMA, sono stati spesi più di 100 milioni di dollari in ricerca sui rischi per la salute legati all’uso del cellulare, ma non c’è nessuna prova scientifica a conferma della loro pericolosità.

Commentando i risultati dello studio, Jack Rowley della GSMA ha affermato che la classificazione IARC “…suggerisce che un rischio è possibile ma non probabile. In parole povere, l’esame scientifico ha individuato alcuni elementi suggestivi negli studi umani, ma senza il consistente supporto da studi sugli animali e sulle cellule”. 

“Riconosciamo che alcuni utenti mobili possano essere preoccupati, ma è importante sottolineare – ha aggiunto – che gli attuali standard di sicurezza restano validi e che deve essere compreso che c’è bisogno di ulteriori ricerche su un lungo periodo di tempo”.

Studi di questo tipo sono in corso in Europa, col supporto della GSMA e col coinvolgimento di 250 mila persone.

 

A marzo dello scorso anno, tuttavia, la Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’Inail a pagare a un ex-dirigente una pensione d’invalidità dell’80%, più arretrati e interessi a un uomo che per lavoro è stato costretto, per 12 anni, a stare al telefonino o al cordless per 5-6 ore al giorno. Il manager si era ammalato di una neoplasia al nervo facciale e il giudice ha considerato la documentazione esistente sufficiente a ritenere l’invalidità direttamente collegata all’uso del telefono.

In passato, le preoccupazioni legate agli effetti nocivi per la salute di un uso eccessivo del cellulare sono state ampiamente minimizzate perchè le onde emesse da questi dispositivi sono state ritenute benigne. I telefonini emettono infatti radiazioni non ionizzanti, onde di energia troppo deboli per spezzare i legami chimici o per provocare danni tali al DNA da provocare l’insorgere di tumori.