Diritto d’autore: Guardia di Finanza e SIAE scoprono maxievasione da 500 mila euro

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L’articolata e complessa azione investigativa ha riguardato altresì il monitoraggio dei programmi trasmessi da una emittente satellitare, che ospitava le televendite di opere d’arte commercializzate dalla galleria sottoposta a controllo.

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Sede SIAE

Il Nucleo Speciale per la Radiodiffusione e l’Editoria della Guardia di Finanza e il Servizio Antipirateria della SIAE, nel controllo di una importante galleria d’arte con punti vendita in Lombardia, Veneto e Sardegna, hanno accertato l’evasione di oltre 500 mila euro di diritto di seguito relativo a opere di autori di livello internazionale e nazionale, tra i quali Joan Miró, Piero Manzoni, Carlo Carrà, Alberto Savinio, Tancredi, Pierre Alechinsky, Mimmo Rotella, Georges Mathieu, Rabarama.

 Le attività ispettive sono state coadiuvate dalla sezione OLAF della SIAE, quella che si occupa dei diritti degli autori ed editori delle opere letterarie e visuali e quindi anche del diritto di seguito, cioè il diritto spettante agli autori di opere figurative (quadri, dipinti, disegni, sculture, etc.) e ai loro eredi, di riscuotere una percentuale sul prezzo di ogni vendita successiva alla prima. Compensi che, per legge, la SIAE incassa e provvede a ripartire agli artisti, quali pittori e scultori.

 

In una nota, la SIAE spiega che la legge n. 633/1941 (artt. 144 e seguenti) prevede quale requisito necessario affinché sia esercitato il diritto di seguito la partecipazione alla transazione di un professionista del mercato dell’arte (galleria, casa d’aste o commerciante d’arte) in qualità di venditore, acquirente o intermediario.

All’artista spetta un compenso solo sulle opere vendute ad un prezzo non inferiore a 3mila euro, che viene calcolato attraverso l’applicazione di aliquote regressive per scaglioni (dal 4% allo 0,25%), ovvero decrescenti all’aumentare del valore dell’opera.

 

L’articolata e complessa azione investigativa ha riguardato altresì il monitoraggio dei programmi trasmessi da una emittente satellitare, che ospitava le televendite di opere d’arte commercializzate dalla galleria sottoposta a controllo.

Sono state così rilevate n. 131 violazioni amministrative segnalate all’Agcom, riconducibili sostanzialmente al mancato inserimento della scritta “televendita” e all’omessa informazione sui termini e le modalità di recesso.

 

Per le suddette condotte illecite, sanzionate dal Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (art. 51), possono applicarsi complessivamente pene pecuniarie da un minimo di 1.353.099 euro a un massimo di 33.827.868 euro.

 

L’esame delle singole transazioni di opere d’arte è stato inoltre finalizzato all’acquisizione di elementi indicativi di capacità contributiva, ai sensi dell’art. 83, comma 10, del Decreto legge n. 112/2008.

 

In tale contesto sono state rilevate significative manifestazioni di spesa e di investimento poste in essere da soggetti che, da un successivo controllo realizzato attraverso l’ampio uso della piattaforma informatica della Guardia di Finanza, sono risultati sconosciuti al fisco ovvero con modesta capacità reddituale.   

 

I suddetti accertamenti hanno fatto emergere, tra i casi più eclatanti, quelli di un professionista che ha effettuato transazioni della specie per un importo complessivo di oltre 300 mila euro, pur dichiarando nel relativo periodo di imposta un reddito di poco superiore a 25 mila euro, e quello di un evasore totale che ha acquistato quadri per circa 200 mila euro.

 

Nel corso delle indagini è stata altresì individuata una scultura falsamente attribuita all’artista Rabarama, sottoposta a sequestro presso una casa d’aste del capoluogo campano.