Codec Video. Il consorzio MPEG LA nel mirino dell’Antitrust: ‘Ostacola le tecnologie Google’

di Alessandra Talarico |

Il codec VP8 è open source, ma potrebbe comunque aver violato dei brevetti. La causa, che secondo gli osservatori ricorda la battaglia tra VHS e Betamax, avrà ripercussioni sul controllo di standard fondamentali come l'HTML5.

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MPEG 4 H.264

Il consorzio MPEG LA, che si occupa della negoziazione delle licenze, della stipula dei contratti e della riscossione delle royalty di tecnologie quali  MPEG-2, MPEG-4 e H.264, è finito nel mirino del dipartimento di Giustizia americano, che ha aperto un’indagine formale per appurare se il gruppo stia ingiustamente cercando di ostacolare l’utilizzo di una tecnologia video lanciata da Google.

Lo rivela il Wall Street Journal, secondo cui questa nuova battaglia sulle tecnologie utilizzate per fornire e visualizzare i video sul web ricorda molto quella combattuta negli anni ’80 tra i formati video VHS e Betamax.

 

Attualmente, i servizi di streaming video come Netflix e YouTube pagano al consorzio MPEG LA royalties sui brevetti, così come fanno i produttori di lettori Blu-ray e altri dispositivi. L’Antitrust Usa vuole capire se il consorzio o i suoi membri stiano cercando di azzoppare un formato alternativo – chiamato VP8 e lanciato da Google – creando incertezza giuridica sull’eventuale violazione di brevetto legata all’uso della tecnologia.

Il formato VP8 lanciato da Google è open source ed è stato realizzato dalla On2, società che il gruppo di Mountain View ha acquisito lo scorso anno per 125 milioni di dollari.

Al momento, l’utilizzo del formato non prevede il pagamento di diritti, ma MPEG LA ha messo in discussione questo status e il mese scorso ha invitato le aziende di settore a presentare una lista dei brevetti che secondo loro potrebbero essere stati violati dallo standard.

La causa, che pone Google e altri sostenitori dell’open source contro giganti del calibro di Apple, Microsoft e HP – potrebbe contribuire a determinare se qualcuno possa in futuro avanzare diritti sulla creazione e la trasmissione di video online basati sul linguaggio di programmazione HTML 5, attualmente in fase di definizione.

Secondo alcuni osservatori, infatti, la questione riguarda innanzitutto la concorrenza e il controllo sulle tecnologie che stanno al cuore di internet: la posta in gioco, ha affermato Eben Moglin della Columbia University e sostenitore dell’open source, “riguarda il peso competitivo nel mondo post-televisivo”.

 

Anche l’ufficio del procuratore generale dello Stato della California starebbe investigando sulla questione, riferiscono sempre le fonti citate dal quotidiano newyorkese, mentre MPEG LA non ha smentito né confermato la vicenda, limitandosi a dichiarare di non stare agendo per azzoppare un concorrente ma semplicemente di voler offrire un servizio ai titolari dei brevetti. Pare tuttavia che la paura di incorrere in future cause per violazione di brevetto abbia convinto alcune aziende ad abbandonare VP8.

 

Anche il patron di Apple, Steve Jobs, in una mail alla Free Software Foundation ha spiegato che “tutti i codec video sono coperti da brevetti. Sfortunatamente – ha aggiunto – solo perchè qualcosa è open source non vuol dire o non garantisce che violi alcun brevetto”.

 

Il consorzio MPEG LA (abbreviazione di MPEG Licensing Administration) è stata fondato alla fine degli anni ’90 e attualmente gestisce le licenze di oltre 1.700 brevetti utilizzati nello standard di compressione per i video digitali ad alta definizione H.264 (conosciuto anche MPEG-4 AVC). Formato che secondo i timori del dipartimento di Giustizia, potrebbe finire per diventare dominante in seguito alle presunte pratiche anticompetitive messe in atto dal consorzio.