Advertising: Apple un ‘frenemy’ per gli inserzionisti? Per Martin Sorrel di WPP la nuova politica commerciale danneggia il settore

di Raffaella Natale |

I proprietari di giornali e riviste avevano inizialmente visto nell’iPad “la salvezza”. L’atteggiamento sta lentamente cambiando e il dispositivo di Apple non è più visto come il mezzo che consentirà di convertirsi al digitale senza grossi traumi.

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Martin Sorrell

Apple sarebbe un “frenemy” (amico-nemico) per gli editori. E’ quanto sostiene in un’intervista al Financial Times Martin Sorrell, Ceo di WPP, società leader nella pubblicità e nei servizi marketing.

Sorrel considera svantaggiose le nuove condizioni dell’App Store, commentando che il nuovo sistema potrebbe determinare un allontanamento degli editori dall’iPad a favore di altri tablet.

 

Tutti gli editori hanno recentemente ricevuto una lettera da Apple che li informava dei cambiamenti in atto: “Concederemo una moratoria a tutte le applicazioni attualmente esistenti su App Store affinché queste si adeguino alle nostre linee guida. Per assicurarsi che le app restino su App Store, si prega di inoltrare un aggiornamento che sfrutti le API In-App Purchase per l’acquisto dei contenuti”, entro e non oltre il prossimo 30 giugno.

La questione di fondo è che con l’avvento di una piattaforma interna di gestione abbonamenti, Apple si assicura il 30% su ogni abbonamento, visto che il modello commerciale adottato non può più essere evitato.

Una quota che appare troppo elevata a quei gruppi editoriali che cercano nelle application per i dispositivi mobili nuove opportunità di business per contrastare l’inarrestabile calo di vendite dei prodotti cartacei.

 

Per Sorrel, questo “sistema chiuso” causerà problemi a WPP e ai suoi clienti, pur essendo utile a fissare degli standard per il settore. I proprietari di giornali e riviste, ha aggiunto, avevano inizialmente visto nell’iPad “la salvezza”. L’atteggiamento sta lentamente cambiando nel corso degli ultimi mesi e il dispositivo di Apple non è più visto come il mezzo che consentirà di convertirsi al digitale senza grossi traumi.

 

Inizialmente anche Google era un “frenemy” delle compagnie di media, ma successivamente è diventato un “friendlier frenemy” di WPP.

Oggi la società di marketing è diventata il maggior cliente del gruppo di Mountain View dal quale compra spazi pubblicitari per oltre 1 miliardo di dollari

Per avere il quadro complete della situazione, bisogna considerare anche l’accresciuto interesse per i social networking, come Facebook e Twitter, ormai diventati consapevoli della potenza delle loro piattaforme come mass media.

Sorrel ha parlato di “eccessi in termini di stima” e citato alcuni casi come l’attuale valutazione di Facebook a 50 miliardi di dollari e l’acquisto dell’Huffington Post da parte di Aol per 315 milioni di dollari.

 

I tassi di crescita del business digitale sono “fenomenali”, così come le iscrizioni alle reti sociali, ed è impossibile “fare un paragone con esperienze precedenti” ma, ha aggiunto il Ceo di WPP, “in tutto questo non vedo un senso economico“.

I competitors del gruppo, ha detto ancora Sorrel, hanno pagato “prezzi molto alti” per comprare asset digitali. WPP non ha all’orizzonte grandi acquisizioni, ma prevede di rafforzarsi in Paesi come Brasile, Cina, India e Russia.

I clienti, ha concluso, non hanno perso il loro interesse anche per i mercati emergenti come quello del Nord Africa o del Medio Oriente, nonostante le rappresaglie. Queste regioni contano meno dell’1,75% delle entrate di WPP.