Inflazione 2.0: tutto pronto per il GPI, l’indice dei prezzi real time targato Google

di Alessandra Talarico |

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CPI

L’enorme mole di dati sugli acquisiti effettuati online potrebbe dare vita, a breve, a un nuovo indice per misurare l’inflazione in tempo reale. Al progetto sta lavorando Google: dopo le macchine che si guidano da sole, gli investimenti nelle energia rinnovabili e tanto altro ancora, la società di Mountain View sta pensando al ‘Google Price Index‘ (GPI) un nuovo meccanismo di misurazione dell’inflazione che, sulla base dei dati sullo shopping via internet contenuti nei suoi database, fornirebbe un’alternativa alle statistiche ufficiali.

 

Il chief economist Hal Varian ha illustrato il progetto nell’ambito della conferenza della  National Association of Business Economists a Denver, in Colorado, sottolineando che i lavori per la realizzazione di un indice giornaliero dei dati sull’inflazione – che fornisca indicazioni  ‘real time’ al posto delle misurazioni mensili che vengono reperite ‘manualmente’ dai dati dei negozi ‘tradizionali’ e rese pubbliche con diverse settimane di ritardo  – “sono in corso” ma Google non ha ancora deciso se pubblicarli o no. Fatto sta che la notizia è già finita sulle prime pagine dei principali siti di informazione mondiale, che hanno riportato come l’indice Google già contraddica quelli tradizionali: se infatti da Natale a oggi il Gpi ha segnalato “un trend deflazionistico molto evidente”, gli indici tradizionali Usa segnavano invece una crescita dei prezzi su base annua dello 0,9 per cento.

 

Anche se l’acronimo GPI richiama volutamente alla mente il “Consumer price index” (CPI), il termine anglosassone per “Indice dei Prezzi al Consumo”, Varian ha sottolineato che si tratterebbe comunque di un indice ‘alternativo’, dal momento che il mix di prodotti venduti sul web sarebbe diverso da quello preso in considerazione nell’economia generale: i costi della casa, ad esempio, rappresentano il 40% dell’indice dell’inflazione Usa, ma solo il 18% del GPI, che invece ha una “buona correlazione” con le dinamiche evidenziate dai dati tradizionali per alcuni beni specifici come le videocamere digitali, o gli orologi che spesso vengono acquistati via internet.

 

Ma com’è venuta questa idea a Google: Al Financial Times, Varian ha spiegato che l’illuminazione è arrivata dopo un piccolo ‘incidente’ domestico: “…Si era rotto il mio macina-pepe – ha detto – ne ho cercato uno da comprare su Google e sono rimasto colpito dalla quantità di prezzi che è uscita fuori. E quale volete che sia la prima cosa che viene in mente a un economista in un caso simile? Costruire un indice dei prezzi!”.