Google Vs Cina: dentro o fuori? Cresce l’attesa per la decisione del gruppo, mentre la stampa accusa ‘Strategia dettata da Washington’

di Alessandra Talarico |

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Google Cina

È atteso in queste ore l’annuncio di Google riguardo la chiusura delle attività sul mercato cinese: dopo mesi di suspense, la società dovrebbe annunciare a breve la sua decisione, mentre la stampa governativa alza il tono della polemica, affermando che il gruppo persegue fini politici, non commerciali, nei suoi attacchi “senza fondamento” contro il governo di Pechino.

Secondo l’agenzia di stampa Nuova Cina, le strategie di Google punterebbero non tanto all’espansione del business, quanto all’esportazione “…della sua cultura,  dei valori, delle sue idee”.

L’ambizione di Google di cambiare le regole e il sistema cinese sono quindi state bollate come “ridicole”.

Il quotidiano in lingua inglese China Daily, sostiene invece che Google starebbe portando avanti l’agenda di Washington.

 

Le trattative avviate dal gruppo col governo, dunque, non avrebbero sortito alcun effetto: le autorità restano ferme sulla loro posizione “aperta” nei confronti delle società straniere. Quelle, però, che accettano i diktat censori senza rimostranze.

La polemica con Google è nata dopo che la società ha subito, insieme ad altre aziende hi-tech americane, pesanti attacchi hacker, ‘pilotati’ – anche secondo Washington – dal governo di Pechino. La società ha immediatamente minacciato di ‘togliere i filtri’ alle ricerche sul motore Google.cn, eventualità che avrebbe permesso anche agli internauti cinesi di poter effettuare ricerche su temi quali il Tibet, il movimento Falun Gong, i fatti di piazza Tienanmen. Tutti temi censurati dal governo e quindi resi inaccessibili dai motori di ricerca.

Secondo Google, l’attacco hacker – reso noto a gennaio ma iniziato molto prima – mirava proprio a rubare dai database del gruppo informazioni volte a risalire a presunti dissidenti ‘nemici’ del governo.

 

Il business di Google in Cina non si limita solo alla gestione del motore Google.cn, ma include anche altre operazioni e investimenti in diverse compagnie cinesi. La società, oltre ai servizi di ricerca, offre anche mappe e ha stretto partnership con gli operatori mobili per la vendita di cellulari basati su Android.

 

Il settore hi-tech Usa, intanto, è sempre più convinto di non ricevere un trattamento equo in Cina: secondo i risultati di un sondaggio effettuato dalla Camera di Commercio americana, molte aziende non si sentono più ‘benvenute’ nel Paese e si dicono ‘estremamente preoccupate’ per una circolare di metà novembre che invita le amministrazioni pubbliche a prediligere ‘l’innovazione locale’ nell’attribuzione degli appalti in sei settori strategici.

Per più della metà delle aziende (57%) la direttiva avrà un impatto negativo per le attività straniere nel paese le quali, del resto, avevano iniziato a perdere quote di mercato anche prima, a causa di una serie di misure che davano già priorità alle società indigene.