Apple: perché HTC e perché ora? Gli analisti spiegano, ‘Non sono i soldi la motivazione, ma la necessità di innovare’

di Alessandra Talarico |

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Che il peso della taiwanese HTC cominciasse a impensierire i produttori di telefonini occidentali era evidente già da un po’, appena conosciuti i risultati delle vendite mondiali di smartphone relative al 2009, ma quali saranno le conseguenze della causa intentata da Apple contro HTC per la violazione di brevetti collegati all’interfaccia utente iPhone?

Innanzitutto, se venissero riconosciute le ragioni di Apple – che accusa HTC di utilizzare i suoi brevetti per i telefoni dei concorrenti (Google e Microsoft) – verrebbero bloccate le importazioni negli Usa degli smartphone prodotti dalla casa taiwanese: un vero smacco, per una società che sul mercato statunitense raccoglie il 50% dei profitti.

 

“La mossa di Apple – ha spiegato l’analista Chia-lin Lu di Macquarie Capital Securities – se si rivelasse fondata, potrebbe minare la competitività di HTC sul lungo periodo”.

“Non è improbabile che le cause abbiano un serio impatto sui profitti di HTC – ha spiegato quindi l’analista Alen Lin di BNP Paribas – dal momento che simili procedimenti possono trascinarsi anche per anni”.

Nel 2008, Nokia – che ovviamente possiede un enorme portfolio brevetti – ha chiuso una disputa legale durata oltre tre anni con Qualcomm per la violazione di 10 brevetti, che ha coinvolto 3 continenti in oltre una dozzina di causa separate.

 

La vicenda si inserisce chiaramente nella lotta tra i pesi massimi dell’hi-tech mondiale per il controllo sul lucroso mercato degli smartphone: Apple – il cui business nel settore vale 13 miliardi di dollari – sostiene infatti nella causa presentata ieri alla International Trade Commission e presso la U.S. District Court nel Delaware che HTC abbia violato 20 brevetti collegati all’interfaccia utente, che sta alla base dell’architettura e dell’hardware dell’iPhone.

 

Il tutto, sempre secondo l’analista di Macquarie Capital Securities, è stato scatenato “con un perfetto tempismo”, data la buona accoglienza ricevuta in Europa dagli smartphone targati Google e l’impegno del gruppo taiwanese a lanciare, entro la fine di quest’anno, i primi modelli basati sul nuovo sistema operativo della Microsoft, Windows Phone 7 Series.

 

Grazie ai cellulari Android, lo scorso anno, HTC è riuscita a risalire la classifica dei produttori di smartphone, ed è attualmente al 4° posto – dopo Nokia, Research in Motion e Apple – con una quota di mercato del 6,9%, contro il 16% di Apple.

 

Google, da canto suo, ha preferito non entrare nel merito della vicenda – non essendo direttamente parte in causa – è si è limitata a dichiarare, tramite un portavoce, che continuerà a “sostenere il sistema operativo Android e i partner che hanno contribuito al suo sviluppo”.

 

I dispositivi Android hanno generato il 12,4% del traffico internet mobile Usa nel mese di dicembre, contro il 65% dell’iPhone e l’8,7% del BlackBerry.

La lotta per il predominio nel settore potrebbe addirittura spingere Steve Jobs ad allearsi col nemico di sempre, Microsoft, per usare il motore di ricerca Bing nei suoi dispositivi al posto di Google.

 

La crescente rivalità tra i due gruppi ha portato lo scorso anno alle dimissioni dal Cda di Apple di Eric Schmidt, Ceo di Google: la legge americana non consente a un manager di sedere contemporaneamente nel board di due compagnie concorrenti. E gli interessi di Apple e Google sono sempre più sovrapposti: nel campo della telefonia mobile, dei browser e dei sistemi operativi.

 

Interessante, infine, la considerazione dell’analista Gene Munster di Piper Jeffrey, secondo cui le cause intentate da Apple, più che ambire a raccogliere denaro dai concorrenti puntano più a sferzare il settore: come dire, pensate a innovare più che a emulare le innovazioni degli altri.

Dalla vendita di iPhone, laptop e iPod Apple ha guadagnato lo scorso anno qualcosa come 15,7 miliardi di dollari, ma ha anche investito oltre 40 miliardi.

Il messaggio all’industria, spiega Munster, è chiaro: “…attenti a quello che fate”, ed è significativo, perché la società “sta agitando la sciabola da oltre un anno e mezzo per le violazioni dei brevetti iPhone, ma è la prima volta che prende una posizione così offensiva”.

 

La società di Cupertino – che a sua volta accusata da Nokia di aver violato 10 dei suoi brevetti relativi ai protocolli Gsm, Umts e Wi-Fi, praticamente le tecnologie più utilizzate nella telefonia mobile – ha minacciato di portare in tribunale Palm per la violazione di alcuni brevetti che le avrebbero consentito di sfruttare indebitamente le capacità multitouch dell’iPhone.

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