Speciale. A SAT Expo Europe 2010 si parla di 3D e della nuova frontiera di cinema e Tv. Progetto ‘100 Sale in rete’: il cinema digitale sale sul Satellite

di Flavio Fabbri |

Italia


SAT Expo 2010

Partita la terza edizione romana del SAT Expo Europe 2010 (4 – 6 febbraio), quest’anno sotto il segno del Programma EGNOS, sulla navigazione e la mobilità, e il 3D via satellite per la cinematografia e gli eventi “live”, che ha avuto una giornata introduttiva al Comune di Roma, il 3 febbraio scorso, con la presentazione dell’India come “Partner Country” di SAT Expo Europe e del Convegno “Mare Nostrum”. Una manifestazione internazionale per tradizione dedicata all’industria aerospaziale, ai suoi servizi e applicazioni, alle telecomunicazioni integrate aerospaziali di riferimento del Mediterraneo, tornato ad essere luogo di incontro tra offerta dell’industria europea e domanda crescente dei mercati dei Paesi emergenti. Tre giorni di workshop, seminari, convegni e dimostrazioni sui vantaggi e gli sviluppi di mercato delle nuove tecnologie applicate all’aerospaziale e alle telecomunicazioni integrate, coinvolgendo grandi player e piccole e medie imprese del settore, italiane ed europee.

 

Tra i tanti eventi che hanno tenuto a battesimo la giornata inaugurale del SAT Expo Europe 2010 ci sono stati il “3D: la nuova frontiera per cinema, tv ed eventi live” e la presentazione del “Progetto ‘100 Sale in rete’: cinema digitale e distribuzione via satellite, il futuro dell’offerta cinematografica“. Due sessioni in cui è stato mostrato il nuovo stato dell’arte cinematografica e televisiva alla luce della rivoluzione tecnologica dell’HD e del 3D. Nel primo dei due appuntamenti Raffaele Barberio, direttore di Key4biz e moderatore dei panel, ha spiegato perché il 3D non è solo cinema e perché le sue applicazioni sono diverse e tutte ugualmente interessanti: “Spaziando dalla 3DTV al 3D Live, dai grandi eventi sportivi agli spettacoli dal vivo, come ad esempio musica, teatro o sempre più spesso l’Opera lirica“. Una industry articolata, che riunisce i produttori, i distributori, gli esercenti e le associazioni di categoria, che nei diversi panel sono stati tutti protagonisti dell’incontro promosso da Eutelsati a SAT Expo 2010. Un macrosistema di trasferimento di tecnologia e di contenuti che sta cambiando il nostro modo di percepire e di interagire con i media, proprio grazie alla rivoluzione digitale, ma soprattutto alla tecnologia 3D, un paradigma non del tutto nuovo, come ha sottolineato nel suo intervento di apertura Giuliano Berretta, Presidente del CdA di Euetlsat Communications: “Perché è una tecnologia che ha già fatto la sua comparsa alcuni anni fa, ma probabilmente al tempo la filiera non era ancora pronta per sostenere un così profondo rinnovamento della storia dei media. Ora, grazie al digitale, è stato il cinema a dare il via al nuovo corso del tridimensionale e il satellite si è offerto come valida piattaforma, in grado di distribuire contenuti in 3D simultaneamente a più destinatari, in tempi brevissimi e a costi competitivi“. Un’operazione che ha visto impegnato fin dall’inizio lo Stereoscopic Group, un team d’eccellenza che racchiude l’innovazione e l’avanguardia tecnologica dell’infrastruttura satellitare di Eutelsat, l’expertise di un’azienda altamente specializzata nella trasmissione di contenuti digitali via satellite come OpenSky e le specifiche capacità di ripresa e di post produzione tridimensionali di eventi messe in campo da DBW Communication, anche per live complessi come quelli sportivi e musicali.

 

Una tecnologia dalle grandi opportunità, per varietà di applicazioni e per specifiche tecniche molto flessibili, tra cui la non trascurabili proprietà di sicurezza assolutamente rilevanti, soprattutto in un momento in cui l’industria dei media e i produttori di contenuti denunciano gravi perdite, dovute al fenomeno della pirateria multimediale e digitale. “Con il 3D – ha precisato Luca Barbareschi, produttore e attore cinematografico – la criminalità multimediale incide poco nei processi di distribuzione dei contenuti e garantisce, oltre ad un altissimo livello di sicurezza, una vasta gamma di applicazioni, che vanno dal cinema agli eventi sportivi dal vivo, dal teatro ai concerti, dalle videoconferenze ai diversi utilizzi anche nell’industria dei beni culturali, ad esempio“. “Fattori importantissimi – ha evidenziato Barbareschi – per lo sviluppo di nuovi modelli di business, caratterizzati dall’abbassamento dei costi per le aziende che operano in tali settori e un aumento consistente della qualità dei contenuti e dei servizi, con il solo monito a non eccedere dal lato tecnologico, limitando di conseguenza gli aspetti narrativi presenti in un prodotto“. Un’indicazione di rilievo, questa di Barabareschi, che è stata subito ripresa da Gianpiero Gamaleri, Professore di Teoria e tecniche dei linguaggi radiotelevisivi all’Università degli Studi di Roma Tre: “Nel momento in cui la tecnologia schiacciasse il racconto all’interno di un film,  si verrebbe a creare immediatamente un effetto di saturazione percettiva e cognitiva, con conseguenze negative nella fruizione del mezzo e dei suoi contenuti; ecco perché è auspicabile una sinergia tra imprese, centri di ricerca e Università, tale da costruire un percorso di analisi e di applicazione di quegli strumenti finalizzati alla produzione di contenuti equilibrati nei linguaggi tecnologici e narrativi che costituiscono il prodotto finale“. Lo stesso Umberto Croppi, Assessore alla Cultura e alle Politiche di Comunicazione del Comune di Roma, ha tenuto a sottolineare questi aspetti, tipici dell’avvento delle nuove tecnologie come nel caso del 3D: “In cui si tende a privilegiare l’aspetto fantasmagorico del mezzo, dimenticando invece l’importanza del racconto, della narrazione, elementi che consentono al pubblico di avvicinarsi al mezzo senza esserne travolti“. Il Comune di Roma, proprio in relazione alle diverse applicazioni del digitale, ha sperimentato ultimamente nuovi ambienti in 3D all’interno di strutture museali, con l’ausilio della virtualizzazione e della realtà aumentata, grazie a device connessi da remoto, con cui il visitatore del sito archeologico è stato messo in grado di muoversi in assoluta libertà all’interno di nuovi mondi percettivi, ricchi di informazioni e contenuti aggiuntivi.

 

Quello che il 3D ha fatto per il cinema, l’HD lo ha fatto per la televisione – ha affermato Cristiano Benzi, presidente di HD Forum Italia – due tecnologie sorelle che hanno avuto una storia molto simile. L’High Definition, come il 3D, viene dagli anni ’80 del secolo passato, ma solo oggi hanno trovato il modo di affermarsi, grazie ad una catena del valore che è stata capace di affrontare la sfida posta dal digitale e grazie anche ad un nuovo quadro regolatorio più favorevole“. Digitale e 3D hanno rivoluzionato, quindi, questa fase della storia dei media anche grazie al film “Avatar“, diretto e prodotto da James Cameron, che ha determinato un fenomeno di massa di assoluto rilievo, riportando il pubblico nelle sale in grandi numeri e che, secondo alcuni, ha cambiato per sempre il cinema come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni, proponendo un nuovo modello di fruizione della sala e dei suoi prodotti. Una mutazione tecnologica che presto investirà altri settori delle telecomunicazioni, a partire dall’Home digitale, con le nuove sperimentazioni della 3DTV di cui ha parlato nel suo intervento Olivier Schreer di Fraunhofer: “Per completare il passaggio al full digital e al 3D c’è bisogno che l’intera filiera sia preparata e competitiva, la 3DTV è oggi ancora in fase di sperimentazione, ma nuovi standard nascono ogni giorno, come il 3D Videocoding e nuovi display, contenuti short broadcast, Stereoscopic 3D, live solution e live recording, con l’aggiunta di nuove tecnologie per la conversione dei formati“. Ovviamente si è parlato anche dei famosi ‘occhialetti’, ripercorrendone in parte la loro storia e arrivando ai nuovi modelli di occhiali shutter attivi e passivi, con le nuove televisioni a schermo stereoscopico e riproduzione stereo, affascinanti quanto ancora lontani dalla fase di lancio sul mercato.

 

Ulteriori applicazioni sono state mostrate da Marco Sartori dell’ESA, che ci ha introdotto stavolta nel settore dell’aerospaziale: “Investiamo oltre 16 milioni di euro in ricerca nelle telecomunicazioni e sui nostri satelliti montiamo telecamere in 3D per ottenere immagini stereoscopiche dell’ambiente esterno alla navicella e degli astronauti che vi lavorano“. Immagini, ha spiegato nel suo intervento Sartori, che poi vengono utilizzate per ricostruire ambienti virtuali tridimensionali, ma anche per sperimentare il rapporto e diversi livelli di colori delle immagini con gli occhi, sincronizzando i fuochi visivi e la screen calibration per lo sviluppo di schermi stereoscopici, al momento non commercializzabili anche per i noti problemi legati all’affaticamento visivo e alle sue conseguenze fisiche. “L’affaticamento – ha precisato Gino Alberico della RAI – nasce nel momento in cui un individuo interagisce per la prima volta con un device che non conosce, attraverso più livelli di profondità, in cui entrano in gioco diverse variabili percettive, come la divergenza visiva, la rivalità retinica e la verticalità. Effetti che oggi sono stati registrati al cinema, ovviamente, anche perché la televisione a schermo tridimensionale ancora è in fase di sperimentazione e i dati sulla penetrazione lo dimostrano, con la tecnologia 3D al 22% nelle sale in Europa, contro il 12% dei Pc e il 7% delle televisioni“. Un problema, questo, che è stato affrontato anche da Angelo D’Alessio del SMPTE, ricordandoci che ancora oggi: “Circa l’1,8% delle persone soffre di questi disturbi fisici, a volte molto pesanti, che non permettono la visione di un contenuto in 3D. Per questo è importante sperimentare nuovi linguaggi e parametri tecnologici, lavorando in asse sui processi di standardizzazione, interoperabilità e piani di certificazione, condivisi da tutti gli attori della filiera“.

 

Dati che mostrano l’impegno di Eutelsat, rivolto soprattutto alle sale cinematografiche, ha affermato Letterio Pirrone, Responsabile Soluzioni Cliente dell’azienda: “Noi forniamo la distribuzione di contenuti in 3D agli esercenti, democratizzando il cinema, mettendo sullo stesso piano le sale di prossimità e quelle di profondità, aumentandone efficienza e qualità, ottimizzandone i costi e permettendo alle sale di costruirsi un proprio modello di business centrato sulle libraries digitali“. Un’offerta che cresce di giorno in giorno, ha affermato Waltr Munarini DG Open-Sky: “Il numero delle sale che aderisce è oggi in costante aumento, con nuove 40 sale in allestimento e un’offerta in di contenuti in 3D anch’essa in via di definizione, andando oltre il filone Hollywood e presentando i nuovi eventi live dello sport, come calcio e rugby, dei concerti dal vivo, degli eventi di intrattenimento più vari. Le opportunità da sfruttare sono tantissime“. Un esempio ce lo ha dato Emanuela Cacciamani di OneMore, factory nata nel 2006 e in grado di assemblare le risorse migliori in fatto di tecniche miste, dall’integrazione della computer grafica nel live action alle nuove tecnologie 2D, 3D, motion graphic e che assieme a DBW, Panalight e SBP ha dato il via alla sperimentazione alla prima serie televisiva di episodi in 3D stereoscopic. Nuovi sistemi di produzione avanzati che richiedono, secondo Stefano Rebecchi di DBW: “Figure professionali dalle competenze avanzate e nuovi skill, come nel caso dello stereografo, ma anche innovativi strumenti per le riprese in 4K, anche su elementi motorizzati, per soluzioni diverse, tra cui l’unità mobile per le riprese in 3D che abbiamo presentato per primi in Europa“. È attraverso questi sistemi avanzati di produzione audiovisiva che il 3D porta avanti il suo processo di rivoluzione nei media: “La produzione di contenuti audiovisuali, in cui abbiamo investito ben 22 milioni di euro, prima nell’HD e ora nel 3D con DBW – ha precisato Marco Balsamo di SBP – è destinata a superare il solo ambito cinematografico e ad invadere anche il settore televisivo, investendo tutta la filiera e impegnando gli attori in campo ad uno sforzo notevole, ma necessario; non solo di adeguamento tecnologico, ma anche formativo, nelle competenze da acquisire, solo così il 3D sarà davvero in grado di trasferire emozioni al pubblico, che poi è la sua specifica primaria“.

 

Il cinema, grazie al tridimensionale, è tornato ad emozionare quindi e ad attrarre persone in sala, il grande pubblico. Il miracolo di ‘Avatar’, ha assicurato Paolo Protti di ANEC nel suo intervento dal tavolo delle associazioni degli esercenti: “Sta nell’aver saputo proporre un film davvero equilibrato tra effetti tecnologici e racconto, conquistando il pubblico come non si vedeva da anni e aprendo la strada a un nuovo modo di vivere la sala cinematografica, luogo di aggregazione e presidio urbano da sempre, oggi in grado di offrire nuovi servizi di intrattenimento, con la formazione di un vero e proprio palinsesto“. Gli ha fatto eco Carlo Bernaschi di ANEM, sottolineando che: “Tale importantissimo risultato è frutto non solo del nuovo corso di Hollywood, ma anche di un grande impegno degli esercenti, con oltre 40 milioni di euro investiti, a cui non è seguito nel mondo degli imprenditori cinematografici italiani un eguale atteggiamento propositivo“. Un inciso di Bernaschi che si è ricollegato all’intervento di Barbareschi e al suo monito ai produttori nostrani, troppo timidi e a volte poco inclini a rischiare, visto che il 3D incide nei costi solo di un contenuto 25% in più. Lo stesso Roberto Perpignani della FIDAC ha aggiunto che: “Le responsabilità degli imprenditori sono evidenti, ma non sono le idee a mancare, ne le competenze degli operatori, semmai il coraggio di osare e un livello adeguato di investimenti, limiti questi facilmente superabili se ci fosse una maggiore sinergia tra gli attori della filiera e le Istituzioni“. Ha sottolineare infine la ricchezza di contenuti a cui il cinema può attingere è stato al termine della mattinata Giacomo Mazzone dell’EBU/Eurovisioni: “Basterebbe che i broadcaster televisivi aprissero i loro archivi, in cui giacciono prodotti di ottima qualità e rarità storica, al cinema e alle sale cinematografiche, con cui costruire libraries e palinsesti su misura per i diversi gusti del pubblico. L’obbiettivo da raggiungere è quello di sviluppare, partendo da ciò che già si ha e quindi a basso costo, un modello di business nuovo e dagli ampi margini di crescita“.

 

Nel secondo appuntamento del pomeriggio Eutelsat ha presentato a SAT Expo Europe il nuovo Progetto “100 sale in rete“, iniziativa avviata con la Direzione Cinema del Ministero dei Beni Culturali (MiBAC), Skylogic e Università La Sapienza di Roma, che intende realizzare un ampio network sperimentale di sale cinematografiche digitali in grado di usufruire della trasmissione satellitare per la proiezione, non solo di contenuti cinematografici, ma anche di eventi live. Attualmente in Italia le sale digitali sono oltre 350, con un trend in aumento in tutta Europa dove hanno superato quota 2600. Un progetto partito in questi giorni e che nei prossimi mesi vedrà la somministrazione a marzo di un questionario agli esercenti e ad altri attori della filiera della distribuzione, l’erogazione dei progetti piloti ad aprile e l’analisi dei primi risultati in primavera, con appuntamento al MiBAC, per una discussione pubblica dei risultati raggiunti. Tra i focus toccati in questo workshop dedicato al lavoro di Eutelsat e del Ministero, sempre moderato da Raffaele Barberio di Key4biz, sicuramente la possibilità di creare un palinsesto nelle sale cinematografiche, di dar vita ad un network di realtà territoriali di prossimità e di profondità e la concreta opportunità di sviluppare un modello di business al passo coi tempi. A presentare il progetto ‘100 Sale in Rete’ è stato Gianni Celata della Sapienza Università di Roma in collaborazione con Alberto Marinelli, mostrando come la digitalizzazione della filiera sia in crescita costante, dalla produzione di film all’adeguamento tecnologico delle sale: “Più cresce la digitalizzazione del comparto cinematografico, più benefici saranno possibili per l’industria e per il consumatore”. “Su 4000 schermi censiti – spiegato Celata – già 500 hanno montato proiettori 2K e 80 circa quelli da 1,3K, questo permette alle sale di attrarre un numero maggiore di pubblico che negli anni precedenti, ma serve certamente una governance del processo di digitalizzazione e in questa direzione vanno salutate positivamente le iniziative orientate all’introduzione del VPF (Virtual Print Free) europeo, della Tax Credit e l’intervento delle Regioni e di Eutelsat“.

 

Ovviamente, l’oggetto della sperimentazione avviata dall’azienda in collaborazione con Università e MiBAC ha per oggetto le sale cinematografiche principalmente, ma anche il satellite come canale di distribuzione dei contenuti rispetto la fibra ottica come NGN da sviluppare nel paese. Proprio per i ritardi nello sviluppo di una Next Generation Network italiana, il satellite si presenta oggi come l’unica piattaforma utilizzabile per questo tipo di operazioni, garantendo velocità di trasmissione, costi competitivi, sostegno nella logistica, arricchimento dei palinsesti e moltiplicazione delle finestre di offerta, con più di 1 miliardo di dollari investiti in nuove produzioni. “Altro aspetto molto importante -ha proseguito Celata – è nella democratizzazione del circuito delle sale cinematografiche, avvicinando le sale più centrali e prossime ai grandi bacini di utenza a quelle di presidio dei piccoli centri e delle realtà di provincia, frutto degli investimenti sostenuti di oltre 400 milioni di euro in centinaia di sale e di circa 20.000 euro a proiettore“. La sala cinematografica continua a svolgere quindi un ruolo urbanistico di presidio e vivibilità del territorio, come ha sottolineato Paolo Protti di ANEC, che confermando l’importanza del progetto ha comunque evidenziato che: “Molto probabilmente non tutte le sale riusciranno ad adeguarsi agli standard richiesti, quindi non tutti monteranno tecnologia digitale o 3D, ne riusciranno ad accedere al VPF“. “Se il numero di sale cinematografiche digitalizzate non sale velocemente rischiamo di perdere i margini di guadagno che si stanno effettivamente concretizzando”, ha precisato subito dopo Carlo Bernaschi dell’ANEM. Ma certo il divario tra piccole sale di provincia o anche cittadine e i aMultiplex è ancora enorme, con tutti i problemi che ne derivano, come ha affermato Francesco Giraldo dell’ACEC: “Per le sale più piccole e di profondità non c’è nessun VPF o Tax Credit e questo è fortemente penalizzante, a meno che le Istituzioni o i privati come Eutelsat non trovino un modo per coinvolgerci, attraverso processi virtuosi, trasparenti e vincolati a garanzie di democratizzazione della distribuzione“.

 

Stessa opinione quella espressa da Enrico Di Mambro dell’AGIS, per il quale: “Il progetto 100 Sale non ha eguali in Europa, come anche il processo di digitalizzazione in atto in Italia, ma serve un’adeguata governance e non tropo schiacciata sul MiBAC, affinché tutti i soggetti coinvolti abbiano un ruolo chiaro e di responsabilità nell’iniziativa“. Come distributore Eutelsat ha assicurato, in mancanza della fibra ottica, il suo impegno in un trasporto democratico e via satellite dei contenuti per tutti gli esercenti. Come ha sostenuto nel suo intervento anche Vittorio Pirrone: “La nostra azienda chiede solo una forte partecipazione da parte delle sale, perché le economie di scala si ottengono solo con i grandi numeri, amplificando l’offerta anche al resto dei partner europei in un secondo momento“. Sono stati quindi ribaditi i grandi vantaggi per tutti, il rischio praticamente nullo di pirateria digitale e una serie di suggerimenti ai decisori politici richiamando l’esperienza del CNC francese, centro preposto a tutelare il cinema francese e quello europeo nelle sale, in televisione e su internet, con l’obiettivo di trovare gli strumenti legislativi e burocratici adeguati, magari con la possibilità di una redistribuzione dei ricavi su tutta la filiera. “In questa fase della digitalizzazione -ha spiegato Walter Munarini di Eutelsat – ci stiamo impegnando esclusivamente nella distribuzione dei prodotti, senza badare ai contenuti, ma è certo che otlre ad Hollywood, arriveranno nelle nostre sale tantissimi spettacoli dal vivo, come eventi sportivi o musicali, teatrali o di intrattenimento, che unitamente ai film attireranno pubblico e garantiranno business“. Non solo cinema, certamente, ma è un dato che senza il via dato dal cinema un 3D e allo scoccare del 2010 con l’uscita di ‘Avatar’, ha affermato Giovanni Arducci della Twenty Century Fox: “Non avremmo avuto tutto il fermento che oggi anima le sale cinematografiche, stracolme di pubblico e con una programmazione completamente rivoluzionata”.

 

Proprio Hollywood, come più volte richiamato, ha utilizzato il cinema come fattore chiave per la digitalizzazione delle sale. Una manovra non solo tecnologica, però, ha mostrato nel suo intervento Elisabetta Brunella di Media Salles: “Ma un mirato sostegno dello Stato americano al settore e una redistribuzione dei profitti a tutti gli esercenti, vedendo così in poco tempo crescere il numero di schermi digitali da 173 a quasi 2000, trail 2006 e il 2007, con un balzo a 4.576 nel 2008, contro le 897 dell’Europa e le 786 dell’area Asia Pacifico dello stesso anno“. Dati importanti che Brunetta ha riassunto per il pubblico e che hanno permesso di avere idee più chiare sulla posizione che Italia e suoi partner europei hanno rispetto agli USA. “All’inizio del 2009 – ha proseguito Brunetta – si è poi assistito ad fase di assestamento del mercato USA (5.660), mentre in Europa il numero di sale è raddoppiato passando a 1.535, recupero dovuto a diversi fattori, come la maturazione di alcune pratiche e il maggior sostegno di tutta la filiera, portando il dato a fine giugno vicino ai 2.460 schermi in totale“. Dati che restituiscono fiducia a chi ha investito risorse ed energie, ma che vanno anche esaminati con maggiore attenzione, come ci ha spiegato il segretario generale di Media Salles: “C’è infatti una forte disomogeneità all’interno del campione, con la Francia che ha investito molto e ha praticamente circa un terzo del totale degli schermi, seguita dalla Gran Bretagna, l’Italia e la Germania. In Italia solo il 5% delle sale è digitalizzato”.

 

A conclusione della presentazione è arrivato anche il videomessaggio del Direttore Generale Cinema del MiBAC, Nicola Borrelli, che ha evidenziato come le sale sono tornate grazie al digitale al centro della scena cinematografica: “Perché la digitalizzazione è un fenomeno di portata storica, che ha cambiato l’intera industria del cinema e dell’audiovisivo, regalando al pubblico nuove esperienze ed emozioni“. “A livello di mercato – ha poi affermato Borrelli – ci attendiamo un impatto significativo, soprattutto nel supporto cinematografico, nel sistema di distribuzione e nell’ampliamento dell’offerta di nuovi contenuti. In questa fase il ruolo delle Istituzioni sarà sempre quello di anticipare il mercato creando domanda, sostenendo i processi di digitalizzazione delle sale cinematografiche in atto, con interventi fiscali ad hoc e con il progetto ‘100 Sale in Rete’ che oggi è stato presentato“. Un messaggio di fiducia e che in qualche modo mostra una volta in più l’impegno del Dipartimento Cinema del MiBAC nell’affrontare la sfida del digitale che ha investito il paese intero ormai a partire dall’esperienza del Digitale Terrestre televisivo. Rimangono comunque in piedi alcune domande e dei dubbi: digitale come e a quale scopo? Saranno favoriti davvero per una volta i deboli rispetto ai più forti? Quali saranno i vantaggi reali per l’industria cinematografica e soprattutto per il pubblico? A queste domande sarà probabilmente data una risposta la prossima primavera, quando al MiBAC verranno presentati i primi risultati del progetto ‘100 Sale in Rete’.

Vai alle slide di presentazione del Progetto 100 Sale in Rete:

Il Satellite per la New Digitale Wave del Cinema” di Giandomenico Celata

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