Mercato Tv: dallo switch-off dell’analogico all’ultima operazione Mediaset, ecco com’è cambiato nel 2009 l’audiovisivo spagnolo

di Raffaella Natale |

Spagna


José Luis Zapatero

Con la recente operazione tra Prisa e Telecinco (Mediaset) si chiude un anno “di svolta” per il mercato televisivo spagnolo, destinato a segnarne profondamente, secondo e-Media Institute , l’evoluzione e le dinamiche competitive per i prossimi anni.

Pochi giorni fa, la controllata di Mediaset ha acquisito il controllo del canale in chiaro Cuatro e il 22% della piattaforma satellitare a pagamento Digital Plus.

 

La borsa italiana continua a premiare l’operazione di Mediaset che stamattina, in un mercato positivo con gli indici in rialzo dello 0,7%, saliva di oltre il 2% a 5,835 euro. Proprio grazie all’accordo in Spagna, il titolo della holding televisiva ha raccolto nei giorni scorsi giudizi positivi da parte di diverse società di rating.

“E’ una grande operazione“, così l’amministratore delegato di Fininvest, Pasquale Cannatelli, ha commentato l’accordo, precisando che per il proprio gruppo, azionista di maggioranza di Mediaset, l’operazione non comporterà impegni finanziari diretti.

 

La pesante flessione del mercato pubblicitario sembra avere accelerato il processo di concentrazione sul mercato della Tv gratuita, che potrebbe ulteriormente accentuarsi qualora andassero in porto anche le trattative per la fusione tra i due broadcaster terrestri Antena 3 e La Sexta.

 

I due network avrebbero siglato un accordo di fusione preliminare, secondo indiscrezioni della pagina web di Expansion. La Sexta, che fa parte del gruppo Media Pro, nel mese di settembre, aveva detto di essere in negoziati con la rivale per una potenziale fusione. Antena 3 controllata da Grupo Planeta che detiene una quota dell’80%. Le due emittenti televisive dovrebbero essere integrate in un’unica società che sarà controllata dagli azionisti core di Antena 3. L ‘audience complessiva di Antena 3 e La Sexta raggiungerebbe circa il 23%. 

 

Con lo switch-off alle porte, il 2009 è stato per la Spagna anche l’anno della Tv digitale terrestre, la cui penetrazione sul totale famiglie TV è passata dal 44% al 75% tra dicembre 2008 e novembre 2009 (Dati e-Media).

Chiusa la Fase I del Piano Nazionale di switch-off, che ha coinvolto circa 5,2 milioni di individui, entro il mese di dicembre sarà completata anche la Fase II.

Quest’ultima riguarda 25 progetti tecnici per un totale di 8,8 milioni di individui. A quattro mesi circa dallo spegnimento definitivo del segnale analogico (3 aprile 2010), la TDT spagnola ha raggiunto, secondo DGTVi, due traguardi importanti, in termini di penetrazione e ascolti. In base agli ultimi dati rilasciati da TNSofres, circa tre famiglie su quattro in Spagna sono dotate di TDT (74,7%). In forte crescita anche l’audience prodotta dalla piattaforma: dopo aver superato gli ascolti dell’analogico terrestre a luglio, a novembre l’audience della TDT ha raggiunto il 49,1% del totale ascolti Tv, apprestandosi così a superare la soglia del 50% nel mese di dicembre.

 

Ma è stato anche l’anno in cui il governo Zapatero ha deciso di riformare la Tv pubblica, levando gradualmente la pubblicità.

E’ infatti stata applicata la proposta di introdurre una tassa sulle compagnie telefoniche e le società televisive per reperire le risorse necessarie a eliminare gradualmente gli spot televisivi dalla Rtve.

Il nuovo piano di finanziamento prevede la devoluzione al futuro bilancio della Rtve dei proventi di due nuove tasse sulle entrate delle Tv private (140 milioni) e su quelli dei gruppi di telecomunicazioni (290 milioni).

Al bilancio della Tv pubblica sarà destinata inoltre una parte (240 milioni) della tassa già esistente sull’utilizzo delle frequenze radioelettriche.

 

Infine lo stato contribuirà a sua volta con 550 milioni al bilancio annuale Rtve, valutato attorno a 1,2 miliardi. Le Tv private hanno accolto piuttosto con favore il nuovo dispositivo, considerando che beneficeranno del riporto di buona parte della pubblicità che non andrà più alla televisione pubblica. I gruppi di Telecom hanno invece reagito negativamente affermando che trasferiranno sulle bollette pagate dagli utenti la nuova tassa dello 0,9%.

 

La decisione di levare la pubblicità dalle reti della Tv pubblica non è condivisa da molti osservatori. In Francia, per esempio non ha prodotto al momento buoni risultati.

 

Dopo la scomparsa, da gennaio, della pubblicità tra le 20 e le 6 sulla Tv pubblica francese, l’effetto della misura presenta ancora luci e ombre. L’obiettivo del governo, che era di dirottare risorse pubblicitarie dalle tv pubbliche (-800 mln di euro) a quelle private (+480 mln) e nel contempo di aumentare gli ascolti dei canali di Stato del gruppo France Télévisions (i cui canali sono France 2, France 3, France 4, France 5 e France O) non è stato ancora raggiunto. E questo anche a causa della crisi economica che ha di fatto ridotto le entrate pubblicitarie: il fatturato pubblicitario televisivo totale nel primo trimestre è in calo del 2% a 1,467 mld.

 

Chi condivide però questa scelta, avanza ragioni legate alla crisi del mercato pubblicitario televisivo. E la Spagna, come altri Paesi europei, sta vivendo grosse difficoltà.

Key4Biz

Quotidiano online sulla digital economy e la cultura del futuro

Direttore: Luigi Garofalo

© 2002-2024 - Registrazione n. 121/2002. Tribunale di Lamezia Terme - ROC n. 26714 del 5 ottobre 2016

Editore Supercom - P. Iva 02681090425

Alcune delle foto presenti su Key4biz.it potrebbero essere state prese da Internet e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, lo possono segnalare alla redazione inviando una email a redazione@key4biz.it che provvederà prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate.

Netalia