Banda larga: in Finlandia diventa un diritto, in Italia potrebbe non bastare più entro 3 anni

di Alessandra Talarico |

Europa


Banda larga

Mentre il governo finlandese riconosce il diritto imprescindibile alla banda larga con una legge ad hoc che include il broadband tra i servizi che spettano di diritto ai cittadini – come l’acqua e l’energia elettrica – l’Italia scende sempre più in basso nelle classifiche mondiali: su una scala da 1 a 100, la qualità della banda larga italiana raggiunge a malapena il punteggio di 28,1, ben al di sotto di sotto del livello di performance necessario per garantire agli utenti un’esperienza di navigazione adeguata all’ampia offerta di servizi web, attuale e futura.

Il nostro Paese, secondo l’Index stilato dalle università di Oxford e Oviedo per conto di Cisco, si colloca al 38esimo posto su scala mondiale, molto lontano dalla leader della classifica, la Corea, che ha totalizzato 66 punti e ha detronizzato il Giappone, quest’anno al secondo posto con 64 punti.

Anche se allo stato attuale la qualità della banda larga è sufficiente per utilizzare al meglio i servizi disponibili, il problema si porrà nei prossimi anni, quando il traffico internet aumenterà in modo esponenziale, trainato dall’uso crescente di contenuti audiovisivi e delle varie forme di social networking, che saranno la struttura portante di tutte le future generazioni di applicazioni web: basti pensare che nel 2010 una abitazione americana media riceverà e trasmetterà ogni mese 1.1 terabyte di informazioni, di cui più del 70% sarà di tipo video.

In base ai dati contenuti nell’Italian Broadband Index – realizzato da Epitiro Technologies in partnership con Between – la copertura della banda larga ha raggiunto a metà 2009 nel nostro Paese il 96% dei clienti di rete fissa, con 6.400 comuni (su un totale di 8.101) totalmente coperti. Di fatto però, la copertura netta si attesta al 92%.

I tre quarti degli utenti a banda larga italiana si dichiarano, nell’insieme, soddisfatti della propria connessione, ma solo il 10% considera l’esperienza pienamente positiva: tra le problematiche maggiormente evidenziate, il prezzo eccessivo dei servizi e le difficoltà nel ricevere assistenza, ma anche la discrepanza tra le velocità pubblicizzate dagli operatori e le prestazioni effettive.

Secondo le ultime rivelazioni, aggiornate al 1 ottobre 2009, la velocità media di download dei collegamenti è pari a 3,9 Mbit/s, cioè circa il 45% della velocità massima pubblicizzata.

In Finlandia, intanto, il governo obbligherà gli operatori a garantire entro il 2010 una connessione minima di 1Mbps a tutti i cittadini. Entro il 2015, inoltre, la velocità di connessione dovrà essere di 100Mps.

La Finlandia anticipa così i dettami della Commissione europea che intende garantire la connessione a banda larga a tutti i cittadini dell’unione entro il prossimo anno.

Il settore ICT ha contribuito a una crescita del Pil del 25% e alla metà degli aumenti di produttività negli ultimi dieci anni.

Le tecnologie ICT, secondo le valutazioni della Commissione, svolgeranno dunque un ruolo chiave per accelerare la ripresa economica europea.

Gli investimenti diretti nel settore possono contribuire al mantenimento di posti di lavoro e anche a rendere l’economia più competitiva: l’accesso a internet a banda larga è infatti in grado di sbloccare i percorsi per trovare nuovi posti di lavoro, l’apprendimento di nuove competenze, l’individuazione di nuovi mercati e il taglio dei costi.

Secondo recenti studi, lo sviluppo della banda larga contribuirà alla creazione di circa un milione di posti di lavoro in Europa e alla crescita delle attività economiche per 850 miliardi di euro tra il 2006 e il 2015.

La banda larga ultra-veloce è dunque indispensabile per le imprese e per i servizi pubblici come scuole, ospedali e uffici governativi di una economia moderna.

Ma l’Italia, di tutto questo, non sembra accorgersi.