NewTv: prime time e ‘guide programmi’ all’internet Tv e la top 10 delle tele-app per iPhone

di di Andrea Materia |

Italia


CastTV

L’ho scritto e lo confermo, ancor di più dei gusti del pubblico (perlopiù non) pagante, a decretare la fine della TV tradizionale e la sua metamorfosi in NewTV, ovvero la TV Everywhere multischermo IP-based, saranno gli inserzionisti pubblicitari. Non ci sono lentezze politiche o nostalgia di gerarchie del passato che reggano. Né serve fare battaglie ideologiche. Il punto è: ha ancora senso spendere per il distratto pubblico di RAI e Mediaset [nel caso RAI pubblico per giunta anziano]? Non esiste, beninteso, una risposta universale; ogni azienda e ogni prodotto hanno differenti esigenze di marketing, e molti hanno bisogno di GRP subito, non di viralità o engagement. Ma si può parlare di percezione, e la percezione collettiva conta. Se d’improvviso si impone una differente vox populi vox Dei – e alzi la mano chi tra voi addetti non sente ogni giorno roba tipo “ormai la tivvù la guarda solo mio nonno, come faccio a vendere su Facebook?” – agli alfieri della conservazione non rimane che alzare bandiera bianca.

 

La percezione è figlia di news come quella del sorpasso inglese nei contratti pubblicitari Internet su quelli televisivi (23,5% del totale contro 21,9%). O volendo volare oltre Atlantico, dell’amore di Coca Cola per il netcasting. Un amore esploso dopo aver scoperto che l’età media dei visitatori a DietCoke.com è scesa da 45 anni tendenzialmente donne a 26 anni ambisesso, dopo aver piazzato in home The Style Series. Si tratta di una collezione di video special promozionali di durata variabile tra i 5 e i 30 minuti: interviste a cantanti e designer, mini-concerti, persino un evento live da Times Square. I banner che invitavano a seguire The Style Series, spalmati su una congerie di destinazioni web essenziali, hanno totalizzato 25 milioni di click.

 

Morale della favola, in un inizio 2009 devastante per le bibite in lattina, Diet Coke è stata una delle pochissime a reggere come vendite. Davvero merito di un web show? Vattelapesca. In ogni caso la percezione è che il web show possa aver fatto la differenza. Non a caso è immediatamente entrato in produzione il bis. La seconda stagione di The Style Series, 12 puntate, ha debuttato giovedì ancora da Times Square, con un simulcast dal nuovo negozio Diet Coke sulla Quinta Strada. Nelle prossime puntate annunciati consigli di cucina dal rinomato chef Tom Colicchio, cori a cappella, e altre performance dal Festival del Cibo & del Vino di New York.

 

§§§ La percezione, tra parentesi, può emergere dall’interno. Intendo dire, da dentro l’industria. Finora il mantra è stato “girare video per Internet lo si fa solo per la gloria e il divertimento”. E non credo che la situazione subirà scossoni drastici in Europa da qui a un anno come minimo. Ma in America c’è chi inizia a introitare compensi di lusso, ci sono le prime web star, in uno dei prossimi articoli parlerò di come si arriva alla CBS facendo gavetta per i talk online. D’improvviso il mantra si è trasformato in “su Internet si guadagna e non ci sono le barriere all’ingresso dei network”. Vero solo in parte, ma la percezione è quella.

 

Nick Denton, l’editore di Gawker Media (un visitatissimo circuito di blog di gossip, soft porno, sport e motori) da qualche mese ha preso a pagare 7.50 dollari CPM (ogni mille views) a chi gli invia scoop video particolarmente succosi. Uno di questi scoop, i cosiddetti sex tapes di McSteamy, protagonista l’attore Eric Dane di Grey’s Anatomy con la moglie e un discinta divetta, gli hanno fruttato 3 milioni di views e una causa da un milione di dollari in danni. A Mark Ebner, il giornalista-detective che ha inviato i video incriminati a Denton (evitando di rischiare con il proprio sito Hollywood Interrupted) pare siano andati 22.500 dollari di CPM standard – ovvero 7.50 dollari per 3 milioni diviso 1000 – più un cospicuo extra. È il tipo di storie che ispira a muoversi armi e bagagli su web…

 

§§§ Cambiando argomento, ma sempre restando sul terreno dei numeri e dei biglietti verdi generati dai device IP-based, negli stessi giorni in cui Apple annuncia i 2 miliardi di applicazioni scaricate per iPhone e iPod Touch (500 milioni solo da Giugno ad Agosto), scartabellando nell’iTunes Stores i blogger USA hanno compilato la classifica delle app “televisive” più popolari. Gli incassi sono spaventosi; softwarini da pochi Kbytes possono rendere quanto l’intera run cinematografica di un film minore. Basti pensare ai 400.000 download a 10 dollari l’uno per l’applicazione At Bat della Major League di baseball; sono 4 milioni di dollari, il 70% nelle tasche del content provider…

 

Venendo alla classifica, nella Top 100 iTunes dominano le app delle trasmissioni sportive, i serial cult come South Park e Dexter e curiosamente fa capolino La Ruota della Fortuna.

 

  1. ESPN Radio (costa 2.99 dollari, quinto nella Top 100 generale)

  2. ESPN Fantasy Football 2009 (4.99 dollari, 24° nella generale)

  3. SlingPlayer Mobile (29.99 dollari, 33° nella generale, serve per forwardare i programmi TV dal set-top box Slingbox all’iPhone)

  4. South Park Mega Millionaire (1.99 dollari, 53°)

  5. Dexter The Game (1.99 dollari, 55°)

  6. CBS SportsCollege (9.99 dollari, 57°)

  7. CNN Mobile (1.99 dollari, 58°, in precedenza era un’app gratuita)

  8. Wheel of Fortune (4.99 dollari, 80°)

  9. The Weather Channel (3.99 dollari, 86°)

 

Al momento ci sono tra i 50 e i 60 milioni di iPhone e iPod Touch in giro, e quasi 90.000 applicazioni disponibili.

 

§§§ E continuiamo a macinare numeri. Nell’articolo di 7 giorni fa ho parlato di Next New Networks in riferimento all’evoluzione degli user-generated content. Ora, attraverso i dati raccolti dall’onnipresente Visible Measures, Next New Networks offre un altro spunto di analisi: qual è il prime time dell’online video? Negli States sembrerebbe essere l’orario compreso tra mezzogiorno e le 6 del pomeriggio, come mostra questa tabella. Quindi dall’ora di pranzo a metà pomeriggio.

 

Non so se sia una fotografia che possa corrispondere anche alla realtà italiana. A naso punterei piuttosto sul pre-serale, quando in ufficio da Roma in giù si inizia a tirare i remi in barca e gran parte del Nord Italia è già rientrato a casa e ha acceso il pc domestico. Quindi piuttosto dalle 18 alle 21.30, di sicuro momento caldo su Facebook e i siti di dating. Ma sono solo sensazioni, purtroppo non ho a supporto nessuna statistica interna di YouTube Italia o RAI.tv. Peraltro è probabile che il consumo sia da differenziare tra views di notizie e curiosità all’interno di un player embeddato (ad esempio in un blog), non incompatibili con il lavoro mattutino, e views a pieno schermo di contenuti premium o di intrattenimento (dal film in streaming legale o illegale alla web fiction), imprescindibili dal totale relax della scrivania di casa. Nel caso chi sta leggendo voglia contribuire a condividere la conoscenza, scrivetemi e illuminatemi via Twitter o via eMail e rigirerò le info qui in rubrica. Thank you.

 

§§§ Chiaramente, definire un prime time dello streaming è accademico in mancanza di un’offerta sostanziale e originale rispetto a quella televisiva. Semplicemente “ritrasmettere” quanto va già in onda sul catodico è una soluzione ibrida e troppo timida. Gli americani, popolo pragmatico, anche quando annunciano progetti in direzioni ibride – ad esempio servizi di TV Everywhere limitati a ridistribuire online on-demand i palinsesti delle emittenti via cavo – non sono poi così ingenui da seguirli alla lettera. Prendiamo Epix, la neonata partnership Paramount/MGM/Lionsgate che presenta ai suoi abbonati film di prima visione sia su schermo tradizionale (via cavo) che su web. È un classico modello di TV Everywhere. Bene, da Gennaio 2010 Epix raddoppierà con EpixHD.com o Epix Megaplex, un pacchetto di 3.000 titoli (polizieschi, musical e drammatici), disponibili solo in streaming con un sovrapprezzo ancora da stabilire. Per forza di cose solo in streaming, visto che sulla TV regolare più di tot non si può infilare; ahìnoi, abbiamo un limite di 24 ore al giorno di programmazione nei palinsesiti lineari.

 

Come vedete, neanche sono passati 6 mesi dall’annuncio di Epix, e già si allargano i confini, in reazione ai cambiamenti repentini di mercato. Se Netflix spara 17.000 titoli in catalogo digitale, per i concorrenti non è plausibile rimanere fermi per diplomatico amore dei contratti pregressi e delle strategie approvate nell’ultimo CdA. Il fatto è che un terzo dei nuovi abbonati Netflix sono precedenti clienti recuperati con le lusinghe dei film in streaming. E poco conta che Netflix calcoli nei 17.000 anche singoli episodi di serie TV. La base iscritti a Netflix continua a crescere e ripiana ogni investimento di banda, tecnologia e diritti nell’offerta streaming. Da qui Epix Multiplex, che già a metà 2010 promette di unire al mera fruizione del catalogo on-demand l’ormai irrinunciabile bonus di funzionalità social, dai suggerimenti della community ai filtri per selezioni guidate.

 

§§§ Dove esiste un’offerta consistente di audiovideo, deve esistere anche una guida all’offerta. L’equivalente 2.0 delle riviste cartacee con “tutti i programmi TV” è un segmento in fibrillante espansione negli States. L’obiettivo è indicizzare e semplificare l’immensa mole di contenuti presentati dagli aggregatori di web video, si tratti di serial o talk Internet-only o di recuperare in streaming le premiere dei nuovi telefilm autunnali. Nel Bel Paese ricordiamo bene chi editava il Radiocorriere (la RAI tramite la controllata ERI) e chi ha rilevato il prima possibile Sorrisi e Canzoni dalla famiglia Campi (la Silvio Berlusconi Editore nel 1980). La TV Guide USA fu fondata da un gruppo che possedeva giornali, radio e stazioni TV locali e nel 1988 venne acquistata da Murdoch. Insomma, le Guide TV indirizzano il pubblico.

 

Sebbene al momento non ci sia un’iniziativa leader tra le Online Video Guides, e tantomeno un’iniziativa leader finanziata da un broadcaster, mi sembra utile dare un’occhiata ai primi esperimenti attivi. Li citerò però sintenticamente, in primis perché spesso si assomigliano e in ogni caso ci sono i link per soddisfare ogni vostra curiosità, ma soprattutto perché in ottima misura elencano contenuti non visibili da chi non ha un IP americano (ergo è abbonato di un ISP americano, ergo risiede in America)…

 

CastTV: start-up con 3 milioni di dollari di venture capital nel cassetto, adotta una griglia programmi auto-intuitiva e molto simile a quella della TV Guide di carta. Ha una particolarità che la rende attraente per i navigatori e al contempo imbarazzante (odiosa? ostile? pericolosa?) per i produttori di contenuti: lista senza distinzioni sia gli streaming ufficiali che quelli non autorizzati. Ad esempio, se voglio vedere l’ultimo episodio del neocult fantascientifico FlashForward, CastTV registra tra le opzioni sia Hulu e ABC.com che le ovviamente illegittime zSHARE e MegaVideo (presumo anche Wisevid), oltre all’ipotesi download a pagamento su iTunes. Paradossalmente, dall’Italia l’unica finestra aperta è quella degli streaming illegali, visto che Hulu applica un geoblocco ai nostri IP.

 

Clicker: Tra le più recenti new entry, è ancora in beta test; chiedere di entrare tra i tester è facilissimo tuttavia. Si tratta di un mix di risorse: in parte è una directory sia alfabetica che per generi di video, in parte è motore di ricerca, in parte è Wiki e persino (almeno così sostiene il CEO, Jim Lanzone, ex boss di Ask.com) strumento per salvare su disco gli stream. Ha 8 milioni di dollari di fondi, ed elenca sia le novità televisive che le repliche di serie d’archivio. Cliccando qui, potete farvi un’idea di come funziona la sua pulitissima interfaccia grafica. Of course, tutto è embeddato, non c’è bisogno di far avanti e indietro tra duecento siti; ma questo è ormai di default in ogni NewTV Guide.

 

SlashControl: l’indice di Internet TV curato da AOL, ergo Time Warner, uno dei pochi esempi di NewTV Guide gestito da un gigante dei media. Più di 80.000 clip indicizzate, ovviamente nessun link ai siti non autorizzati. Da un’idea di maggior confusione rispetto a CastTV e Clicker, e la critica più frequente rivolta è di non integrarsi in alcun modo con il popolare blog TV Squad, sempre una creatura di AOL (tra l’altro destinata nei piani della nuova dirigenza a diventare sempre più un editore di blog). Potenzialità sprecate di sinergia a parte, il giudizio è nondimeno positivo, rispetto ad esempio al concorrente Yahoo e la sua modesta guida ai programmi online.

 

Più o meno simili come struttura ci sono poi SideReel, LocateTV, la versione web di TV Guide, Prime Time Rewind e il portale di episodi TV in free streaming di Comcast (Fancast), mentre per cercare anche clip virali e video di natura non televisiva si può scegliere tra il veterano Online Video Guide (OVG), omnicomprensivo, e il fresco fresco Mag.ma. Sia OVGuide che Mag.ma hanno il vantaggio di non lasciarci con l’amaro in bocca per via dei filtri geografici; per fortuna le clip virali non sono ancora ristrette in base ai territori.

 

Infine, specializzato solo e soltanto nelle produzioni originali professionali per il web, c’è il mio adorato Tubefilter. A ciascuno il suo, purtroppo (a oggi) non in italiano.

 

 

Coming up next in NewTV: alfine è giunto il momento di VEVO, lo YouTube dei videoclip al debutto entro Natale. E come sempre, per aggiornamenti in tempo reale seguite anche il mio Twitter.

 

NewTV. Non è più troppo presto, non è ancora troppo tardi.

  

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Views For Next Networks Videos (Grafico)

 

 

Il 6 ottobre 2009, a Roma, ore 9.00 – 13.30 appuntamento per il workshop

Liquidi, veloci, mobili: contenuti digitali e risorse della conoscenza“.

Promosso dalla Fondazione Luca Barbareschi e organizzato da Key4biz, con il sostegno di Eutelsat.

Parteciperanno i rappresentanti di istituzioni, imprese, enti di ricerca, esperti.

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